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La riscossa inglese?
La prudenza mi invita a diffidare del tripudio di megafonini e trombette dell'Antisistema che cantano le lodi delle rivolte inglesi partite da Southport in seguito al barbaro omicidio di tre ragazzine bianche. Il presunto assassino pare sia il minorenne di origine ruandese Axel Rudakubana, di religione cristiana. Curiosamente, pochi giorni separano gli attuali torbidi dalle dichiarazioni deflagranti rilasciate da Vance, il quale ha accusato il Regno Unito di essere il primo Paese islamista con l'atomica per via dei troppi immigrati musulmani. Che qualcuno stia preparando le autorità inglesi, ultimamente piuttosto restie ad assecondare le pretese del governo israeliano, a combattere contro l'Iran? Non posso escluderlo a priori. Abbiamo già disappreso la lezione francese del 2023? Lo status quo non si cambia con i pogrom, con l'assalto ai forni e il saccheggio dei negozi, con la violenza indiscriminata. Un abisso separa le rivolte dalle rivoluzioni e le prime solitamente rafforzano il potere legittimo. L'ultima “riscossa” albionica è stata la Brexit, la cui spinta propulsiva si è esaurita ben presto con la pandemia e la normalizzazione dei partiti euroscettici continentali. Il conservatore Boris Johnson, quello che con Trump e Putin doveva travolgere l'Asse del Male globalista, si è inevitabilmente allineato a Biden. Siamo nel bel mezzo di uno scontro per la supremazia i cui contorni rimangono tuttora scarsamente delineati. Siamo sicuri di conoscere le vere ragioni che spingono i protagonisti di questa partita a scacchi a effettuare una mossa piuttosto che un'altra? E quali sono le vere alleanze in campo al di là dei nobili discorsi e delle belle apparenze? Difficile decifrare. Potremmo rispondere in cento modo differenti, ma cento risposte equivalgono a nessuna risposta. La realtà è che non lo sappiamo. La “riscossa” che si profila all'orizzonte ha tutta l'aria di una lunga e incasinata epoca di transizione colma di insidie e disordini incoraggiati da un establishment agonizzante.
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