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Modesta proposta: campagna elettorale 365 giorni l'anno
La campagna elettorale, da buon rito carnevalesco, capovolge i ruoli, le gerarchie e persino i temperamenti e le opinioni. Ora, siccome di norma l'Italia è un paese mal guidato e male amministrato, il carnevale delle elezioni apporta non pochi effetti benefici. I maleducati, specie se galoppini di grossi politici, ti porgono il saluto prima di chiederti il voto; il sindaco di Roma trasforma la stazione, tradizionale terreno di caccia per borsaioli zingari e latrina per negri e derelitti d'ogni sorta, in un posto meno schifoso; i don Abbondio della Lega scoprono di avere un fegato e ne cantano quattro a don Sergio; Tajani e Crosetto indossano la tuta da pompiere, imbracciano l'idrante e spengono le fiamme belliciste; i piccoli comuni tappano qualche buco, rimuovono le erbacce e passano una leccatina di bitume manto stradale decrepito o addirittura inaugurano nuove vie secondarie che uniscono il nulla con il niente. Poi, passata la festa, gabbato lo santo. Godiamoci gli ultimi scampoli di una breve (quasi) normalità.
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