Accadeva trecentosessantadue anni fa.
1 febbraio 1662. Il pirata cinese Koxinga espugna Taiwan dopo mesi di assedio. Esaminiamo l'antefatto e il contesto storico. L'acuirsi delle fisiologiche tensioni fra aristocrazia locale e potere centrale nella prima metà del XVII secolo, permise alla dinastia Qing, una piccola e agguerrita confederazione di tribù nord-orientali di etnia mancese, di detronizzare la dinastia Ming di etnia Han, che regnava dal XIV secolo. I Qing si insediarono a Pechino nel 1644, anno di inizio della loro era; tuttavia, ebbero bisogno di 40 anni di cruenti scontri per spegnere i vari focolari di ribellione Ming negli sconfinati spazi del Celeste Impero. I mancesi Qing, come prima i Jurchen e i Mongoli, ordinarono ai cinesi di radersi la parte anteriore del capo e di intrecciarsi il resto dei capelli in un codino sulla nuca. Il codino era un segno di assoluta sottomissione al nuovo sovrano: rasandosi la capigliatura che avevano avuto dai genitori, i sudditi dei Qing sacrificavano simbolicamente i legami familiari allo stato. L’alternativa era inesorabile: «Perdi i capelli, o perdi la testa». Nel marasma generale, l'ufficiale Ming di origine nipponica Cheng Chenggong (1624-1662), che gli olandesi avevano ribattezzato Koxinga, spostò sul mare la resistenza contro i Qing che, tradizionalmente, non avevano la propensione a combattervi. È una storia dai risvolti salgariani: un nobile che diventa pirata in nome del lealismo. Prima di avventurarsi a Taiwan, Koxinga combatté per quindici anni contro i Qing: dalle basi di Jinmen e Xiamen (1647), da qui egli iniziò una serie di operazioni militari e di scorrerie nel Zhejiang, nel Fujian e nel Guangdong. Dopo una grave sconfitta presso Nanchino (1658), si rifugiò con circa 25.000 uomini a Taiwan nel 1661, quasi tre secoli prima di Chiang Kai-shek. A Taiwan, anticamente Formosa, Koxinga affrontò gli Olandesi, insediatisi mezzo secolo prima nella parte settentrionale dell'isola dopo la cacciata dei portoghesi. Dopo aver sconfitto una guarnigione di milleduecento olandesi, Koxinga fondò il regno di Tungning (1661-1683), che non resistette a lungo dopo la sua morte. Oltre a combattere i Qing e gli olandesi, Koxinga, e da qui la sua fama di pirata, pretese tributi da parte degli spagnoli ed effettuò molti raid nelle Filippine. Il suo dominio marittimo copriva tutto il Mar della Cina lambendo le isole giapponesi; il suo attacco alle potenze europee è stato il primo tentativo organizzato di ostacolare il colonialismo, ma non l’ultimo. Sin dal 1656 il governo Qing rispose ordinando ai governatori delle cinque province costiere dello Shandong, del Jiangnan, del Zhejiang, del Fujian e del Guangdong di proibire ogni commercio marittimo (haijin) e di evacuare la popolazione costiera per privare i ribelli Ming delle loro basi. Tale politica, che ebbe come massimo promotore il generale Huang Wu, con suo “piano di pacificazione marittima”, fu messa in atto negli anni Sessanta e Settanta e portò alla creazione di una striscia di terra di nessuno, lungo la costa meridionale, con incalcolabili danni all'economia locale. Il figlio di Koxinga, subentrato alla morte del padre (1662), tentò un'alleanza con gli Inglesi, ma non seppe sfruttare l'occasione della rivolta dei tre feudatari, capeggiata dal miglior alleato dei Qing, Wu Sangui. Nel 1673, quando l’imperatore Kangxi volle frenare il suo potere, Wu si tagliò il codino e insieme a due altri signori della guerra si sollevò contro i Qing portando scompiglio in tutta la Cina meridionale, finendo per venire soffocata, a fatica, soltanto nel 1681. Ma, anche cosí, la Cina non era stata ancora interamente assoggettata. L'incapacità di Tungning di stabilire contatti con gli altri resistenti fu una delle cause della vittoria finale dei Qing, che nel 1683 occuparono Taiwan, annettendola alla provincia del Fujian. Vi lasciarono un contingente di 80.000 uomini per difendere l'isola dalle rivendicazioni olandesi. L'abrogazione delle misure contro le attività mercantili permise una rapida ripresa dell'economia delle regioni costiere.
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