Accadeva centonovantadue anni fa.
27 dicembre 1831. Charles Darwin si imbarca sul brigantino Beagle per un viaggio di cinque anni che costituirà l’avvenimento più importante della sua formazione. Fino a quel momento Darwin aveva studiato medicina a Edimburgo (1825-27) e teologia a Cambridge, apparentemente senza grande profitto e senza dimostrare alcun vero interesse, salvo forse per la botanica. Ma proprio in quell’anno, superando le resistenze del padre, facoltoso medico di Shrewsbury, poté salpare da Davenport. Lasciava dietro di sé una situazione incresciosa: a Londra imperversava il colera e il paese era scosso da violente agitazioni sociali. Dopo due tentativi infruttuosi di prendere il largo per i forti venti contrari, il Beagle iniziò la lunga avventura che lo avrebbe portato alle isole di Capo Verde, alle Falkland, in Brasile, Argentina e quindi in Cile dopo aver doppiato Capo Horn – che non smentì la sua fama accogliendo il brigantino con una furiosa tempesta – risalendo la regione antartica della Terra del Fuoco per poi raggiungere l’arcipelago di Chiloé e quindi le Galápagos, la tappa forse più importante per il giovane naturalista; e Tahiti, la Nuova Zelanda, l’Australia, la traversata dell’Oceano Indiano fino al Capo di Buona Speranza, e da lì a Sant’Elena, Ascension e nuovamente in Brasile, per intraprendere infine la via del ritorno, approdando a Falmouth nell’ottobre del 1836. Cinque anni durante i quali Darwin osserva e descrive un’infinità di dettagli naturalistici con prosa asciutta e commenti che, seppure destinati a studiosi in grado di comprendere la portata delle sue ricerche, sono straordinariamente chiari e fruibili a un pubblico ben più vasto di lettori. Ma ciò che cattura è la capacità di trasmettere la meraviglia e lo stupore di fronte ai maestosi spettacoli della natura, e in questi casi il linguaggio è proprio del grande narratore di viaggi, non più dello scienziato che si rivolge a una ristretta cerchia di eletti. C'è poi la narrazione “in presa diretta” dei contatti con genti diverse da lui per usi e costumi, dove prevale in Darwin la curiosità, il bisogno di capire i mille perché di certi comportamenti, non rinunciando a esprimere i propri giudizi, che in alcuni casi denotano la cultura eurocentrica dell’Inghilterra dell’epoca. Nonostante ciò non manca di ironia, come quando descrive la vita dei gauchos della pampa e ridicolizza se stesso nel tentativo di usare le bolas. Emerge anche l’avversione per la schiavitù intravista in Brasile, ed è memorabile il commento sulla vicenda dell’anziana donna nera che preferisce gettarsi da una rupe piuttosto che diventare schiava: «Se si fosse trattato di una matrona romana, il gesto sarebbe stato tramandato come dettato da un nobile amore per la libertà; nel caso di una povera nera, viene visto come mera ostinazione bruta». A bordo del Beagle vi era un equipaggio molto efficiente, comandato da giovanissimi ma esperti ufficiali, ed anche un naturalista. «I tre anni passati a Cambridge — confessava Darwin nell'Autobiografia — furono sprecati, per quanto riguarda gli studi accademici, in modo altrettanto completo dei due anni passati a Edimburgo o di quelli della scuola media». Se Darwin partiva con un bagaglio molto leggero di conoscenze scientifiche, possedeva in compenso doti del tutto eccezionali di osservatore, ed era animato da un entusiasmo e una volontà fuori del comune. Catalogò ovunque una quantità enorme di preziosi materiali e notizie intorno alla geologia, alla paleontologia, intorno alla zoologia, e alla botanica, intorno alle popolazioni umane primitive. Tornato in patria era un naturalista completo, ed anche piuttosto celebre. I suoi dati sulle terrazze marine della Patagonia e sul sollevamento del suolo provocato dal terremoto di Concepción di cui era stato testimone, insieme alle sue idee sulla orogenesi delle Ande, costituivano una conferma assai importante alle idee di Lyell intorno ai movimenti della crosta terrestre. Assai importante appariva inoltre la sua teoria relativa alla genesi delle scogliere coralline e degli atolli. Fu quindi accolto con molta stima in seno alla Geological Society di Londra, di cui poco tempo dopo divenne segretario. Sta però di fatto che gli interessi di Darwin a quel tempo non erano rivolti soltanto alla geologia, ma anche ad altre discipline naturalistiche. Si era anche posto innumerevoli problemi che riguardavano la distribuzione degli animali e delle piante, la composizione delle faune e delle flore dei luoghi visitati, gli equilibri biologici negli ambienti più diversi. Si era posto anche domande sulla sopravvivenza delle popolazioni umane negli ambienti più vari ed ostili, e sul loro accrescimento. Tale viaggio lo maturò dal punto di vista metodologico, in quanto lo costrinse ad un accurato lavoro teorico soprattutto sulla geologia, che gli permetteva di confrontare le osservazioni da lui compiute con le teorie comunemente accettate. Tornato in Inghilterra nel 1836 e stabilitosi a Londra, cominciò a lavorare soprattutto sugli appunti che aveva preso nel corso del viaggio. Nel 1839 apparve il suo diario Viaggio di un naturalista intorno al mondo ripubblicato successivamente nel 1845. Dal 1837 si era messo a lavorare sugli appunti in quella direzione teorica che poco più di vent’anni dopo sarebbe stata espressa compiutamente nell’Origine delle specie. Un fatto importante nel determinare le sue successive ricerche in questo settore fu la lettura, casuale, nel 1838, del Saggio sui princìpi della popolazione di Malthus, che gli fornì, a detta dello stesso Darwin lo strumento interpretativo della «lotta per l’esistenza» e della «selezione naturale». Nel 1842 elaborò un primo abbozzo di poche pagine delle sue teorie, che ampliò successivamente nel 1844. Sposatosi nel 1839 e trasferitosi dal 1841 in una casa di campagna del Kent, ove trascorse tutta la vita, poté proseguire i suoi studi in piena tranquillità e libertà, non legato ad ambienti della scienza ufficiale, ed ostacolato soltanto da una non perfetta salute che spesso lo costringeva a lunghe pause nel lavoro. Entrò in corrispondenza con numerosi scienziati, allevatori, coltivatori e in genere con tutti coloro che avevano qualche legame teorico o pratico con le scienze naturali, raccogliendo un’enorme quantità di dati per le sue ricerche.
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