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Caligorante

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Accadeva centodieci anni fa 1 dicembre 1913. Inverando le intuizioni di Frederick Taylor, la fabbrica di automobili di Henry Ford, a Detroit, introduce la prima catena di montaggio. L'innovazione riduce il tempo di assemblaggio di un telaio dalle 12 ore e mezza a 2 ore e 40 minuti. Anche se Ford non fu il primo a usare la catena di montaggio, il suo successo diede avvio all'era della produzione di massa. Nel 1914 lo stabilimento automobilistico Ford produceva duecentocinquantamila vetture all’anno, il cui costo era di appena un quarto del prezzo a cui erano state vendute nei dieci anni precedenti! Prima dell’era dell’automobile, le imprese erano gli unici soggetti che potevano possedere grandi congegni meccanici, ma adesso era diverso; come ebbe a dire Walter Chrysler: «Per la prima volta nella storia dell’uomo, avevamo realizzato un veicolo di dimensioni considerevoli che ogni individuo avrebbe potuto permettersi di acquistare». Se la ferrovia era stata il simbolo del progresso dell’Ottocento, l’automobile (“nuovo Messia”, Ford dixit) era stata il simbolo del Novecento, un bene di consumo che celebrava l’individualismo e la facoltà di spostarsi liberamente. La catena di montaggio permise a operai relativamente poco qualificati di compiere pochi movimenti su parti di prodotto trasportate da una catena in movimento. Come già ben comprendevano gli osservatori dell’epoca, questo tipo di produzione scalfiva il potere contrattuale degli operai specializzati, e in generale di fiaccava ogni possibile resistenza dei lavoratori. Gli Stati Uniti videro dunque trionfare l’era classica dell’industrialismo, quella delle macchine, dell’acciaio, delle grandi fabbriche, della produzione di massa standardizzata. Agli inizi del Novecento il paese aveva ormai superato la Gran Bretagna come prima potenza industriale del mondo. La catena di montaggio rappresentò il culmine dell’ultimo trentennio del secolo XIX americano, passato alla storia come l’«era dorata» (Gilded Age). Gli studi sull’efficienza cominciarono a prendere piede quando un’acciaieria della Pennsylvania, la Bethlehem Steel Works, assunse un ingegnere meccanico di Philadelphia di nome Frederick Winslow Taylor, con il compito di trovare nuovi metodi per accelerare la produzione. Taylor propose di utilizzare un sistema chiamato task management, che in seguito verrà definito «il vangelo dell’efficienza». Nel 1911, nel suo libro L’organizzazione scientifica del lavoro, lo stesso Taylor raccontò come decise di cronometrare gli operai dell’acciaieria, metodo che gli permise di identificare il lavoratore più svelto, il «manovale di prima categoria», tra «dieci robusti ungheresi» e di calcolare il tempo più veloce in cui poteva essere svolta una certa mansione. Da quel momento in poi, agli operai fu richiesto di attenersi a quella determinata velocità, altrimenti avrebbero perso l'impiego. Dopo aver chiesto alla Bethlehem Steel più del doppio di quello che presumibilmente aveva fatto risparmiare alla compagnia in termini di costi del lavoro, lo stesso Taylor alla fine venne licenziato. Ma non per questo il taylorismo si arrestò. Originally posted in:
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