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Accadeva centosettantotto anni fa.
2 dicembre 1845. Il presidente statunitense James Polk annuncia al Congresso che la Dottrina Monroe dev'essere attuata strettamente e che il territorio della confederazione dev'essere allargato ad ovest. La dottrina era stata enunciata proprio il 2 dicembre dell'anno 1823, quando il quinto Presidente James Monroe (1817-1825) lesse il messaggio annuale al Congresso: «La nostra politica riguardo all’Europa non prevede l’interferenza negli affari interni di nessuna delle sue potenze, ma per quanto riguarda l’America del sud e del nord le circostanze sono eminentemente e notevolmente diverse». Seguiva poi un monito rivolto all’Inghilterra, alla Francia e alla Spagna: «È impossibile che le potenze alleate estendano il loro sistema politico in qualunque parte dell’uno o dell’altro continente senza mettere in pericolo la nostra pace e la nostra felicità; né si può pensare che i nostri fratelli del sud, una volta lasciati a se stessi, lo adotterebbero di loro spontanea volontà.» Prima del 1845 un altro presidente, Andrew Jackson, aveva incoraggiato l’espansione aggressiva, essenziale per la sicurezza del Sud-Ovest, da New Orleans lungo tutto il Golfo del Messico. Era pericoloso, dichiarò, “lasciare a una potenza straniera le sorgenti degli affluenti principali del nostro grande Mississippi”. Formulata in occasione di innumerevoli discorsi politici e sermoni, questa idea sarà poi formalizzata in un articolo divenuto celebre, apparso nel 1845 sulla «Democratic Review» a firma del suo direttore John O. Sullivan. Il pezzo comparve alla vigilia del conflitto tra Stati Uniti e Messico (1846), che avrebbe raddoppiato la superficie del paese. Quando i secessionisti del Texas dichiararono che quella provincia doveva separarsi dal Messico, si giunse al conflitto diretto. Il governo messicano, piuttosto debole, tentò di reprimere la rivolta nella provincia, ma il governo di Washington appoggiò gli insorti, finché gli USA riuscirono a staccare il Texas dal Messico. Sotto la presidenza di Polk, il Texas fu annesso alla federazione e nel dicembre 1845 integrato come ventottesimo Stato. Sullivan sostenne che gli Stati Uniti avevano un «Destino manifesto» (manifest destiny) - ossia auto-evidente - che era appunto quello di colonizzare l'intero spazio nordamericano, portandovi la civiltà bianca. Scriveva Sullivan, riprendendo in chiave politica la nozione spirituale di missione provvidenziale elaborata dal puritano Winthrop nel XVII secolo: “è diritto del nostro Destino manifesto espanderci e possedere l’intero continente che la Provvidenza ci ha dato per lo sviluppo del nostro grande esperimento di libertà e governo autonomo federato a noi affidato”. L’articolo ebbe un enorme eco e venne diffuso in tutto il paese; quello del «manifest destiny» divenne un cliché del discorso pubblico americano, che sarebbe poi stato richiamato sistematicamente per additare nuovi assi del male e giustificare nuove espansioni territoriali. Il destino manifesto del paese veniva declinato in termini nel contempo religiosi, imperialistici e razzistici dal pastore protestante Josiah Strong, autore del libro Our country (Il nostro paese, 1885), un best seller giunto a vendere più di centosettantamila copie. Secondo Strong, nel futuro della razza anglosassone, depositaria della versione incontaminata del cristianesimo, era iscritto il dominio del mondo; Dio la stava preparando per il momento culminante della storia. I passi di questo progresso sarebbero stati rappresentati dalla discesa in Messico, nell’America Centrale e in quella del Sud, per passare poi all’Africa. Il risultato sarebbe stato l’estinzione delle razze inferiori e dei governi dispotici grazie alla superiore vitalità e civiltà di quella anglosassone. Ciò che era iniziato come una discussione sulla necessità di unificare il Nordamerica, diventò poi una missione globale, almeno per quello che atteneva l'esportazione di libertà e democrazia. La nazione dimenticò l’ammonimento del sesto presidente John Quincy Adams, che aveva dichiarato che gli Stati Uniti dovevano essere “benefattori di libertà e indipendenza” per tutte le nazioni, ma che non dovevano recarsi “fuori alla ricerca di mostri da distruggere”. Farlo avrebbe inaugurato la ricerca di “dominio e potere” nel mondo e avrebbe infine condotto alla perdita della propria “libertà e indipendenza.”
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