Sabato faremo una presentazione del libro "La terra di Itzamnà" trovate tutte le informazioni in immagine sotto.
Riflettevo in queste ore su come sia nato questo testo.
Si partiva dalla vicinanza tra movimenti indigeni e gruppi marxisti, si veniva a legare la questione etnica a quella politico-economica.
Il Guatemala dunque, un paese con una lunga storia poi diventato laboratorio della globalizzazione capitalista: la distruzione della civiltà Maya, l'arrivo degli spagnoli, la conversione al cristianesimo, l'economia di piantagione.
I cicli di coltivazione sono ben visibili in questa storia: coloranti, poi caffè, infine le terribili banane.
Terribili sia per la difficoltà di coltivazione, che per le implicazioni politiche (le multinazionali dell'agroalimentare sono dei gangster con pochi scrupoli).
Le industrie che investono nel primario (agricoltura e miniere) tendono ad essere decisamente più intrusive nella politica di quelle di altri settori, perché in quel caso le risorse sono legate a quello specifico territorio.
Quindi è una storia del Guatemala? Si e no.
È una storia del Guatemala e del sistema-mondo, una storia di resistenza e di modelli economici imposti, un buon riassunto di quanto accaduto negli ultimi secoli al nostro mondo.
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