395517729_640857008211370_7129218325584032546_n.jpg
Accadeva quattrocentosettanta anni fa.
27 ottobre 1553. A Ginevra viene messo al rogo l’umanista spagnolo Michele Serveto. Fu condannato essenzialmente per antitrinitarismo e antipedobattesimo (era contrario a battezzare i bambini); nella sentenza non c’è nulla sul panteismo e sulla negazione dell’immortalità, niente sulle edizioni della Bibbia da lui curate, niente sui reati contro la morale. Non si accenna a reati politici. I giudici evidentemente ebbero la sensazione che queste accuse non fossero suffragate. Serveto, al secolo Miguel de Villanueva, morì come eretico. La condanna e l’esecuzione gettarono una luce sinistra sul mondo riformato, considerato tollerante e libero. Serveto fu accusato dagli uomini dell’Inquisizione di avere origini ebraiche, un “marrano” di sangue impuro. Quella potente istituzione aveva fatto sua l’idea razziale della trasmissione per via di sangue dell’“infezione giudaica”. Non il sangue ebraico ma il contesto iberico delle tre grandi religioni abramitiche aveva pesato nella formazione del Serveto antitrinitario, che si spinse fino a sposare la versione coranica di un unico Dio, con Gesù sommo profeta. A Serveto la dottrina della Trinità apparve come la barriera da abbattere per realizzare la riunificazione delle tre religioni monoteistiche: un’utopia destinata a riaffacciarsi nella società europea ma che nelle sue pagine trovò argomenti dottrinali ricavati dall’analisi filologica delle Scritture. A Parigi, dove si laureò, Serveto capì per primo il transito del sangue nei polmoni. Perché il sangue passa nei polmoni? Serveto diede la risposta corretta. È per l’ossigenazione, in base alla quale i vapori fuligginosi di Galeno vengono espulsi e il sangue cambia colore. Questo processo avviene nei polmoni, non nel cuore. In lui non c’era separazione tra ricerche mediche e discussioni teologiche: parlando del sangue e del processo di respirazione e inspirazione Serveto parlava nello stesso tempo il linguaggio della fisiologia e quello della religione. La dottrina dell’anima come soffio divino doveva avere sviluppi nelle sue ricerche mediche sulla circolazione polmonare del sangue e trovare una diffusa esposizione nella Christianismi Restitutio, l’opera maggiore ricercata e distrutta da Giovanni Calvino. A Lione, col nome francesizzato di Michel de Villeneuve, si guadagnò da vivere come correttore di bozze, in un tempo in cui la libertà in fatto di prefazioni, annotazioni e persino revisioni del testo era ampia. E Serveto non lesinava certo correzioni, chiarimenti e illustrazioni. Curo' – e prese spunto – anche varie edizioni de la Geografia di Tolomeo. Malgrado i progressi nella navigazione, la geografia di allora era prevalentemente etnografia, descrizione di costumi e usanze. Serveto viaggiò in lungo e in largo in Italia tra il 1529 e il 1530. Raccontò di un popolo composito e diviso, non solo politicamente; ne elencò i difetti: la gelosia dei romani, la faziosità dei toscani eredi della “superstizione etrusca”, i napoletani vendicativi e adulatori, spagnoleschi nel parlare e nel cavalcare. Sottolineò i pregiudizi e le ostilità: il disprezzo dei napoletani per i calabresi, dei calabresi per i pugliesi, dei romani per tutto il sud, dei toscani per i romani: tutti uniti solo nel disprezzare e deridere i “barbari” non italiani. Erano impressioni soggettive e assolutizzate, secondo gli stilemi dei viaggiatori di ogni tempo. In Germania notò le condizioni miserabili dei contadini ricordando che per questo si erano ribellati ai nobili. Parlando dell’America Serveto si rifiutò di usare questo nome che gli sembrò un torto fatto al vero scopritore Cristoforo Colombo.
Originally posted in: