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Il grande equilibrio
Il Medio Oriente è lo specchio del mondo, in piccolo condensa buona parte delle dinamiche e contraddizioni generali.
Lo schema sotto mi ha colpito subito nella sua semplicità e chiarezza (anche se forse proprio per questo in alcuni punti semplifica troppo).
Nel cerchio stretto ci sono gli attori locali (quelli direttamente coinvolti): Israele, Fatah e Hamas. Già in questo triangolo c'è un riassunto delle difficoltà umane:
- Fatah è un ramo laico e socialista/progressista che vuole costruire una nazione palestinese e che negli anni ha cercato anche realisticamente di giungere ad una conclusione del conflitto;
- Hamas è un ramo religioso che prevede il ritorno della Palestina "al suo statuto pre-coloniale".
- Israele è stato al contempo rifugio per molti perseguitati, progetto utopico (non dimentichiamo il sionismo socialista) e piano di penetrazione imperialista per destabilizzare il Medio Oriente (indovinate quale spunto ha prevalso?).
Nel secondo cerchio, quello dei poteri locali ci sono i grandi Stati della regione. La complessità del puzzle si vede bene quando scoprite che Hamas (sunnita) è sostenuta da tutti sciiti (Iran, Siria) e formalmente dalla Turchia (membro NATO); mentre Fatah (laico e progressista) è sostenuto dalle petromonarchie sunnite ultra-conservatrici.
Dietro il cerchio più grande, c'è il Grande Gioco: Russia, Cina e Stati Uniti. La stessa partita per cui la Finlandia dice che ne è stato sabotato un gasdotto marino e la NATO ha (manco velatamente) detto che se dietro ci fosse la Russia non mancherà una reazione.
Israele ci informa che i razzi non arrivano solo da Gaza, ma anche dalla Siria.
Resta da capire perché Hamas abbia preso una scelta simile in un simile momento; conoscendo la potenza di fuoco (e i pochi scrupoli) israeliani sembra più un suicidio.
La sensazione è che gli attori in campo di quel Grande Gioco che è dietro le quinte stiano scaldando i muscoli, saranno tempi duri.
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