Accadeva cinquecentotrentuno anni fa.
12 ottobre 1492. Cristoforo Colombo, genio del mare (o del Male?), credendo di trovare la scorciatoia per le Indie, sbarcò a San Salvador, un’isola delle Bahamas. Scoprì (o riscoprì?) il Nuovo Mondo, un continente abitato da un pugno di civiltà, alcune delle quali progredite. Nel grande libro della Storia il Medioevo cedette la pagina all’Evo Moderno, meno mediterraneo e più atlantico. Non è casuale che Colombo sia stato contemporaneo dei grandi del Rinascimento; la sua epopea nel campo della scoperte geografiche è parallela (quel fatidico 12 ottobre moriva Piero della Francesca) a quella di Pico della Mirandola e Leonardo da Vinci, di Machiavelli e Savonarola, di Michelangelo e Tiziano, di Ariosto e Poliziano. Come faceva notare Paolo Emilio Taviani, storico e politico genovese: “Si cancellino questi nomi: scompare il Rinascimento italiano. Senza il Rinascimento italiano non ci sarebbe l’Età Moderna. Cristoforo Colombo è il simbolo che il genio italiano sta all’inizio dell’Età Moderna.”
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