In passato avevo visto alcune delle opere di Michelangelo Merisi a Capodimonte e sui libri di testo, ma l'ho fatto in modo distratto. Nei giorni scorsi leggendo una delle biografie meglio riuscite su Caravaggio ne ho compreso la grandezza e questo mi ha spinto a vedere sia l'ultima sua opera alla galleria in via Toledo, "Martirio di Sant'Orsola", sia le "Sette opere di Misericordia" al Pio Monte di Misericordia in via dei Tribunali.
Nella galleria del palazzo di via Toledo l'allestimento delle opere riesce nell'intento di creare l'attesa prima di arrivare all'opera del Caravaggio. Una piccola finestra in un corridoio buio apre lo sguardo del visitatore al quadro posto in lontananza e illuminato quel poco che basta. Io ho provato un'emozione forte. Ho guardato gli altri quadri di pittori del '600 napoletano che seguivano le orme del maestro, i giochi di luci ed ombre, l'attenzione ai personaggi ed ai loro sentimenti. Ma quando sono arrivata al dipinto di Michelangelo Merisi ho compreso il suo genio, la sua grandezza espressa in quel rendere vivi i suoi personaggi. I contrasti di luce e ombre servono a dare anima ai volti ed ai corpi ritratti. Sant'Orsola colpita dalla freccia (sembra di percepire anche la velocità dell'oggetto) e l'uomo alle sue spalle che alcuni credono sia un autoritratto di Caravaggio. Quest'uomo rivolge verso l'alto il suo sguardo sofferente quasi fosse anche lui colpito dalla freccia. Il pittore allo stesso modo ha saputo rendere palpabili i sentimenti di Misericordia nell'altro suo dipinto che ho apprezzato nella chiesa del Pio Monte di Misericordia in via dei Tribunali.
Il mendicante nudo ritratto di spalle che viene aiutato a coprirsi ed a trovare conforto...la donna che scopre il seno per rifocillare l'anziano...la Madonna con il bambino protesa verso i bisognosi...la compassione verso il defunto a cui viene data l'estrema unzione.
Niente è lasciato al caso. Il visitatore entra nell'opera per viverne i tormenti.
L'esperienza fatta a Napoli è stata davvero emozionante. Torno a casa più ricca.
Nella galleria del palazzo di via Toledo l'allestimento delle opere riesce nell'intento di creare l'attesa prima di arrivare all'opera del Caravaggio. Una piccola finestra in un corridoio buio apre lo sguardo del visitatore al quadro posto in lontananza e illuminato quel poco che basta. Io ho provato un'emozione forte. Ho guardato gli altri quadri di pittori del '600 napoletano che seguivano le orme del maestro, i giochi di luci ed ombre, l'attenzione ai personaggi ed ai loro sentimenti. Ma quando sono arrivata al dipinto di Michelangelo Merisi ho compreso il suo genio, la sua grandezza espressa in quel rendere vivi i suoi personaggi. I contrasti di luce e ombre servono a dare anima ai volti ed ai corpi ritratti. Sant'Orsola colpita dalla freccia (sembra di percepire anche la velocità dell'oggetto) e l'uomo alle sue spalle che alcuni credono sia un autoritratto di Caravaggio. Quest'uomo rivolge verso l'alto il suo sguardo sofferente quasi fosse anche lui colpito dalla freccia. Il pittore allo stesso modo ha saputo rendere palpabili i sentimenti di Misericordia nell'altro suo dipinto che ho apprezzato nella chiesa del Pio Monte di Misericordia in via dei Tribunali.
Il mendicante nudo ritratto di spalle che viene aiutato a coprirsi ed a trovare conforto...la donna che scopre il seno per rifocillare l'anziano...la Madonna con il bambino protesa verso i bisognosi...la compassione verso il defunto a cui viene data l'estrema unzione.
Niente è lasciato al caso. Il visitatore entra nell'opera per viverne i tormenti.
L'esperienza fatta a Napoli è stata davvero emozionante. Torno a casa più ricca.