Sono ancora in terra portoghese mentre scrivo questa breve memoria. Per l'esattezza mi trovo a Oporto, seconda tappa dopo Lisbona, di un viaggio che ho programmato mesi fa con mio figlio Luigi (17 anni ancora per pochi mesi). Da subito sono stata colpita dai colori vivaci sia dei murales enormi che delle azulejos, mattonelle artistiche che decorano gli esterni delle abitazioni. Per poi essere completamente rapita dalla musica che in ogni delle città fa da sfondo alla vita quotidiana dei portoghesi. Anche sui mezzi pubblici la si ascolta ed è coinvolgente. Nelle strade ci sono vari artisti che cantano come frequenti sono le parate folcloristiche. Bellissima quella vista a Braga in omaggio a San Joao. Cosa invece non mi è piaciuto? Qui sputano a terra in continuazione ed in modo rumoroso. I maschi portoghesi non sono il massimo della simpatia e se gli chiedi informazioni in inglese li vedi visibilmente irritati dal turista.
Sono poi cari i prezzi dei biglietti dei mezzi pubblici per cui conviene fare l'abbonamento e si paga la gran parte degli ingressi a monumenti e musei.
Mi ha fatto riflettere molto il contrasto tra gli edifici fatiscenti dei quartieri popolari e le ville molto particolari esteticamente che di tanto in tanto spuntavano tra i palazzoni. Tanti gli indiani e pakistani a vendere souvenir di un Paese che non gli appartiene se non per residenza.
Questo viaggio è per me sta risultando molto intenso. Più che una vacanza rilassante mi sembra un lavoro a tempo pieno per Lonely Planet vista la levataccia a cui mi costringe ogni giorno mio figlio. Si sveglia tutti i dì alle 6 perché non vuole perdersi neanche una visita.
Per non parlare delle lamentele e capricci adolescenziali oltre alla fissa degli stadi. Li sta praticamente visitando tutti. I team del Benfica, Sporting Lisbona, Oporto dovrebbero dargli una medaglia per la caparbietà e passione che sta dimostrando. Per fortuna sono riuscita a scansarmi gli ultimi 2 stadi dov'è andato da solo in metro. Luigi si è rivelato capace di autonomia sapendo girare da solo sia Lisbona che Oporto e ieri è tornato a mezzanotte da un giro in centro cenando da solo vicino al fiume Douro. Io schiattata sul letto a riposare e lui che mi mandava i suoi scatti via WhatsApp. Core de mamma!
Riguardo al cibo sapevo già che ci aspettava il baccalà in tutte le sue forme e salse. Non mi aspettavo invece la bontà del dolce tipico portoghese: i "pasteis de nata", cestini di pasta frolla ripieni di crema.
Buoni a tal punto che mio figlio gustandone uno mi fa
-mi sa che a Napoli voi sopravvalutate la pastiera e gli altri dolci-
Eresia! O primm ammor nun se scord mai! Ed io da brava napoletana mai lo tradirò. Pastiera io ti amerò forever!
Per concludere vorrei sottolineare come in questo Paese si respiri un clima di forte religiosità. Tante le chiese e molte persone che all'interno pregano. Pare che negli ultimi anni abbia preso piede qui un nuovo culto molto forte.
La fede nel Dio Vaccino Anticovid. Il Portogallo, se non erro, è la nazione con il più alto tasso di vaccinati in Europa nei confronti del morbo del secolo. E come evidenza di questo atto di fede ho potuto apprezzare in giro ancora persone con la mascherina. Sì perché quando credi nell'efficacia del vaccino non puoi non proteggerti ad oltranza con ogni presidio a tua disposizione. E la mascherina all'aperto è visibilmente garanzia di protezione.
Tra una settimana saluterò il Portogallo con non poca tristezza. So già che avrò nostalgia dei suoi colori, del sole caldo e la luce intensa, nostalgia della sua musica per le strade..
A te va il mio sincero "Obregada!"

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Francesca Fioretto
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