Il governo fa bene a mettere a dieta la più stolta e antieconomica delle bestie, il quarto potere rappresentato da giornali e giornaletti. Certo, poteva fare meglio: venti milioni sono una cifra generosamente spropositata per il circo orripilante affollato di mascheroni e mascherelle, di direttori intercambiabili buoni per tutte le stagioni, di notizie grottesche, di "ricerche" raccattate in qualche università anglosassone del cazzo, di psicosi progressiste, di lagne ebraiche, di pettegolezzi e maldicenze che diffamano sistematicamente il popolo italiano. No, l'informazione non contribuisce a far "riflettere le coscienze", come ha scritto con tono melodrammatico il mestierante Minzolini. Non più, almeno. L'informazione, se possibile, risulta ancora più squallida, sgangherata e ridanciana di certi spettacoli cinematografici natalizi. I giornali nella fattispecie sono un medium antiquato, costoso, monocorde (su certi temi scrivono tutti le stesse fregnacce indecenti). Sono la tomba della vivacità culturale, la galera del pluralismo, l'aguzzino del buon gusto e del buon senso. I giornali vanno fatti estinguere; i telegiornali vanno profondamente riformati.