L'inarrestabile declino della Lega non è dovuto ai giudici rossi o alle cattiverie dei giornali progressisti bensì all'agire tortuoso e filisteo dei suoi uomini e all'ambiguità dei suoi programmi. La Lega è il partito dell'euroscetticismo fasullo, del pacifismo pataccaro, del putinismo taroccato, del sovranismo fittizio, del contrasto apparente alla dittatura sanitaria, della lotta titubante e discontinua all'immigrazione irregolare e alla magistratura politicizzata, dei lavori pubblici che non partono mai, delle grandi opere più annunciate che realizzate, del filosionismo per partito preso, dell'ostilità aprioristica nei confronti di Cina e Germania, dei saltimbanchi come Borghi e delle mosche cocchiere come Bagnai secondo cui “tutto va bene, Madama la marchesa”, delle mille furbate sinistrorse escogitate da governatori leghisti come Zaia e Fedriga. Il Carroccio, come tutti i partiti italiani, fa largo uso del marketing e delle televendite politiche: fiuta il vento, si schiera col più forte e alza i toni per spremere i consensi con cui gonfiare fortune elettorali effimere.