Il 4 novembre si celebra la vittoria mutilata di un conflitto in cui, al pari dei russi (l'offensiva Brusilov fu forse la più grande vittoria riportata dalla Triplice Intesa), gli italiani sono stati prima usati come carne da macello e poi mal ricompensati con patacche (in luogo della terra, ai contadini come il nonno di mia mamma fu assegnato l'Ordine di Vittorio Veneto) e scampoli di territorio. E dico scampoli perché il patto di Londra prevedeva ben altro (grazie Wilson! grazie USA!). Ma quale difesa della Democrazia, della Libertà, della Patria e della Costituzione (nel 1915 vigeva ancora lo Statuto Albertino)! La Grande Guerra fu una danza macabra in chiave antieuropea che sancì il declino inarrestabile del Vecchio Continente, aprì le porte al secolo americano e anticipò la farsa fratricida degli anni Quaranta. Al netto della retorica e delle semplificazioni scolastiche, servì a smantellare l'Impero tedesco, vero trionfatore della seconda rivoluzione industriale, esattamente come la Guerra Grande di cui parla Limes ha lo scopo di rovinare la Germania riunificata, vincitrice - insieme alla Cina - della globalizzazione. Ma la sciagura del 1914-1918 concorse altresì a dissipare il corridoio transeurasiatico costituito dall'impero austroungarico, a rendere perennemente ingovernabile il Medio Oriente e a ridurre a brandelli la Russia ortodossa dei Romanov.
PS. Il famoso vagone piombato di Lenin nel breve periodo avvantaggiò senz'altro i piani del kaiser, ma nel medio-lungo periodo giocò a favore degli anglosassoni, i quali guardavano con orrore alla prospettiva di vedere i delegati dell'Impero russo, malconcio ma integro e vittorioso, sedere al tavolo della pace e pronti ad accampare chissà quante e quali pretese, non solo di carattere territoriale.