Accadeva centotrentacinque anni fa.
30 gennaio 1889. Il principe ereditario al trono dell'Impero austro-ungarico, l'arciduca Rodolfo, viene trovato morto con la sua amante, la baronessina Maria Vetsera, a Mayerling. La moglie testimoniò che negli ultimi tempi Rodolfo era irrequieto e schiavo di abitudini morbose come quella di trastullarsi con la rivoltella. A turbare l’animo di Rodolfo c'erano gli insanabili dissapori con il padre Francesco Giuseppe, che non sopportava le frequentazioni liberali del figlio, ma soprattutto i tentativi di divorziare dalla moglie Stefania del Belgio. Maria Vetsera, una romantica e frivola brunetta austriaca, era figlia del diplomatico Albin Vetsera, mentre la madre apparteneva alla famiglia Baltazzi, i cui membri erano noti in società, ma disprezzati perché ritenuti arrampicatori sociali. La tresca poté contare sulla complicità di Maria Larisch, cugina del principe e amica di Maria. Il 13 gennaio 1889 accadde un fatto che segnò molto Maria, visto che fece incidere la data su una tabacchiera. Rodolfo le fece dono di un anello di ferro con una sigla incisa all’interno: I.L.V.B.I.D.T. che sta per «in Liebe vereint bis in den Tod» (“Uniti nell’amore fino alla morte”); forse gli rivelò di avere in animo il desiderio di farla finita. La mattina del 26 gennaio Rodolfo ebbe un’accesa discussione con Francesco Giuseppe, che avrebbe detto al figlio: «Non sei degno di essere il mio successore». Il pomeriggio dello stesso giorno è certo che Rodolfo abbia incontrato Maria Larisch presso il Grand Hotel di Vienna e sia ritornato anche la mattina del 27 gennaio per portarle una ingente somma di denaro, 70.000 fiorini, quale ricompensa per i suoi servigi. L’ultimo impegno ufficiale di Stefania e Rodolfo fu il 27 gennaio, per un evento presso l’Ambasciata tedesca, in occasione del compleanno del Kaiser Guglielmo II. La tensione tra i due era palpabile, anche per la presenza di Maria Vetsera e della sua famiglia. La mattina del 28 gennaio, Maria Larisch si recò al palazzo Vetsera a prendere l’amica, con la scusa di fare alcune commissioni e acquisti, ma in realtà la carrozza si diresse verso la Hofburg, dove in segreto le due donne furono accompagnate negli appartamenti di Rodolfo. Maria Larisch rimase sola perché i due amanti desiderarono appartarsi, ma poco dopo Rodolfo informò la cugina che Maria non era più alla Hofburg ma si stava recando a Mayerling. Poco dopo Rodolfo lasciò la reggia per l’ultima volta, mettendosi egli stesso alla guida di un calesse. I due amanti si incontrarono al Roter Stadl, in un ristorante lungo la strada, poi salirono sulla stessa carrozza e quindi giunsero a Mayerling. Solo Josef Bratfisch, il cocchiere, e il cameriere personale Johann Loschek erano con loro. Durante l’ultimo tratto di strada Rodolfo chiese di scendere e di proseguire da solo, mentre Maria fu portata nella residenza. La mattina del 29 gennaio il principe Filippo di Coburgo e il conte Joseph Hoyos, giunti a Mayerling per la caccia, incontrarono Rodolfo, che però non li accompagnò come previsto. La sera sarebbe dovuto rientrare a Vienna per la cena di fidanzamento della sorella, ma dichiarò di non potersi muovere perché indisposto. Le versioni giunte da Mayerling sono spesso contrastanti. Il cameriere personale Loschek riportò che Rodolfo il 30 gennaio scese al mattino presto, perfettamente vestito, per ordinare di far sellare i cavalli, ma si ritirò nuovamente in camera e pregò di non essere disturbato. Il cameriere fu preso di soprassalto dal suono di due sinistri colpi di pistola e per lo spavento decise di far chiamare il conte Hoyos. La versione è confermata dallo stesso conte. Hoyos nella lunga deposizione affermò che solo sul momento di forzare la serratura il domestico lo informò della presenza di Maria Vetsera, notizia che lo mise in agitazione. Presto la notizia giunse a Vienna e fu annunciata all'imperatrice Elisabetta, la quale trovò la forza di dare la notizia a Francesco Giuseppe, con ammirevole forza d’animo. La vedova, Stefania, si allontanò dalla corte stringendo tra le mani le ultime scarne parole che Rodolfo le aveva dedicato e che i suoceri le avevano consegnato. Maria Vetsera fu rivestita e portata via da membri della sua famiglia giunti su una carrozza, addirittura fu posto un bastone tra il corpo senza vita e il vestito, perché potesse apparire come una persona seduta e non un corpo senza vita. Fu sepolta nell’Abbazia di Heiligenkreuz, nella zona riservata ai suicidi. La bara contenente la salma di Rodolfo, invece, fu portata nella Cripta dei Cappuccini, seguendo il rituale dei tre colpi alla porta, che, però, veniva aperta solo quando il defunto veniva presentato senza titoli, ma semplicemente con il nome di battesimo. Alla tumulazione non presenziarono né la vedova, né l’imperatrice, che dopo l'accaduto si scagliò verso la nuora, giudicandola responsabile dell’infelicità del figlio. Pronunciò parole molto gravi, come riporta lo storico Friedrich Weissensteiner:
Se si conosce bene questa donna, bisogna giustificare Rodolfo per aver cercato distrazione e stordimento fuori dal matrimonio, visto il vuoto di affetto che regnava in quella casa.
Per quanto riguarda il fattaccio, nessuno sa con esattezza che cosa sia accaduto in quella fredda notte di fine gennaio, sebbene l’ipotesi dell’omicidio-suicidio rimanga la più probabile. Il principe ereditario era uno spirito anticonformista e ribelle, ma ben presto era sopraggiunta la consapevolezza di non riuscire a spuntarla contro il rigido formalismo asburgico. La tragedia di Mayerling rimarrà un grande enigma, un mistero fitto di ipotesi che nel tempo si sono susseguite e che sono ancora prive di risposta. Maria Vetsera era in attesa di un figlio? Si era trattato di un tentativo di aborto finito in tragedia e la morte della giovane aveva gettato nello sconforto Rodolfo tanto da decidere di farla finita? Addirittura qualcuno sostenne che il dramma fosse una vendetta dei familiari di Maria, in preda all’odio nei confronti di Rodolfo per aver sedotto la giovane. Persino il Mussolini giornalista non resistette alla tentazione di scrivere un articolo sul fatto di Mayerling, dove sostenne la tesi che la giovane Maria avesse evirato (sic!) il suo Rodolfo per poi togliersi la vita. L’ultima sovrana asburgica, Zita di Borbone-Parma, allo storico Jean des Cars rivelò che Rodolfo sarebbe stato vittima di un attentato, e che Maria si sarebbe trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Zita sostenne di avere avuto la notizia dalla propria zia, Maria Teresa, la vedova di Carlo Ludovico, che le aveva confidato di aver sfiorato le mani del corpo imbalsamato di Rodolfo e di essere rimasta sorpresa dal fatto che in realtà si trattasse di ovatta. Come era possibile? Le mani del principe erano dunque state tagliate? Lo stesso fratello di Zita, Francesco Saverio di Borbone-Parma, rivelò a un giornalista: «Il polso destro dell’arciduca era stato reciso da una sciabolata». Desta perplessità la frase amara, indecifrabile, lapidaria di Francesco Giuseppe: «Qualsiasi cosa è meglio della verità». E che dire delle parole sibilline scritte dal suocero del defunto, Leopoldo del Belgio, al fratello Filippo:
È assolutamente importante confermare la versione del suicidio. Il nostro popolo di fede cattolica faticherà a capire perché la casata degli Asburgo insista su questa versione. Ma i disturbi mentali e il suicidio sono l’unico modo di evitare uno scandalo senza precedenti.
Le versioni rese dall’entourage imperiale cambiarono ripetutamente: malore, suicidio causato da un raptus di follia (per non privarlo del funerale cristiano). Dopo la morte del figlio, Francesco Giuseppe trasformò il castello di Mayerling in un convento e al posto della camera dove furono rinvenuti i corpi fu costruita una cappella. La vedova Stefania si allontanò da Vienna, con l’appannaggio di 150.000 fiorini all’anno. La figlia di Rodolfo, Elisabetta detta Erzsi, cocca dell'anziano imperatore, corse la cavallina tra matrimoni e avventurette e dopo il crollo dell'Impero divenne una simpatizzante socialista, guadagnandosi l'appellativo di “arciduchessa rossa”.
30 gennaio 1889. Il principe ereditario al trono dell'Impero austro-ungarico, l'arciduca Rodolfo, viene trovato morto con la sua amante, la baronessina Maria Vetsera, a Mayerling. La moglie testimoniò che negli ultimi tempi Rodolfo era irrequieto e schiavo di abitudini morbose come quella di trastullarsi con la rivoltella. A turbare l’animo di Rodolfo c'erano gli insanabili dissapori con il padre Francesco Giuseppe, che non sopportava le frequentazioni liberali del figlio, ma soprattutto i tentativi di divorziare dalla moglie Stefania del Belgio. Maria Vetsera, una romantica e frivola brunetta austriaca, era figlia del diplomatico Albin Vetsera, mentre la madre apparteneva alla famiglia Baltazzi, i cui membri erano noti in società, ma disprezzati perché ritenuti arrampicatori sociali. La tresca poté contare sulla complicità di Maria Larisch, cugina del principe e amica di Maria. Il 13 gennaio 1889 accadde un fatto che segnò molto Maria, visto che fece incidere la data su una tabacchiera. Rodolfo le fece dono di un anello di ferro con una sigla incisa all’interno: I.L.V.B.I.D.T. che sta per «in Liebe vereint bis in den Tod» (“Uniti nell’amore fino alla morte”); forse gli rivelò di avere in animo il desiderio di farla finita. La mattina del 26 gennaio Rodolfo ebbe un’accesa discussione con Francesco Giuseppe, che avrebbe detto al figlio: «Non sei degno di essere il mio successore». Il pomeriggio dello stesso giorno è certo che Rodolfo abbia incontrato Maria Larisch presso il Grand Hotel di Vienna e sia ritornato anche la mattina del 27 gennaio per portarle una ingente somma di denaro, 70.000 fiorini, quale ricompensa per i suoi servigi. L’ultimo impegno ufficiale di Stefania e Rodolfo fu il 27 gennaio, per un evento presso l’Ambasciata tedesca, in occasione del compleanno del Kaiser Guglielmo II. La tensione tra i due era palpabile, anche per la presenza di Maria Vetsera e della sua famiglia. La mattina del 28 gennaio, Maria Larisch si recò al palazzo Vetsera a prendere l’amica, con la scusa di fare alcune commissioni e acquisti, ma in realtà la carrozza si diresse verso la Hofburg, dove in segreto le due donne furono accompagnate negli appartamenti di Rodolfo. Maria Larisch rimase sola perché i due amanti desiderarono appartarsi, ma poco dopo Rodolfo informò la cugina che Maria non era più alla Hofburg ma si stava recando a Mayerling. Poco dopo Rodolfo lasciò la reggia per l’ultima volta, mettendosi egli stesso alla guida di un calesse. I due amanti si incontrarono al Roter Stadl, in un ristorante lungo la strada, poi salirono sulla stessa carrozza e quindi giunsero a Mayerling. Solo Josef Bratfisch, il cocchiere, e il cameriere personale Johann Loschek erano con loro. Durante l’ultimo tratto di strada Rodolfo chiese di scendere e di proseguire da solo, mentre Maria fu portata nella residenza. La mattina del 29 gennaio il principe Filippo di Coburgo e il conte Joseph Hoyos, giunti a Mayerling per la caccia, incontrarono Rodolfo, che però non li accompagnò come previsto. La sera sarebbe dovuto rientrare a Vienna per la cena di fidanzamento della sorella, ma dichiarò di non potersi muovere perché indisposto. Le versioni giunte da Mayerling sono spesso contrastanti. Il cameriere personale Loschek riportò che Rodolfo il 30 gennaio scese al mattino presto, perfettamente vestito, per ordinare di far sellare i cavalli, ma si ritirò nuovamente in camera e pregò di non essere disturbato. Il cameriere fu preso di soprassalto dal suono di due sinistri colpi di pistola e per lo spavento decise di far chiamare il conte Hoyos. La versione è confermata dallo stesso conte. Hoyos nella lunga deposizione affermò che solo sul momento di forzare la serratura il domestico lo informò della presenza di Maria Vetsera, notizia che lo mise in agitazione. Presto la notizia giunse a Vienna e fu annunciata all'imperatrice Elisabetta, la quale trovò la forza di dare la notizia a Francesco Giuseppe, con ammirevole forza d’animo. La vedova, Stefania, si allontanò dalla corte stringendo tra le mani le ultime scarne parole che Rodolfo le aveva dedicato e che i suoceri le avevano consegnato. Maria Vetsera fu rivestita e portata via da membri della sua famiglia giunti su una carrozza, addirittura fu posto un bastone tra il corpo senza vita e il vestito, perché potesse apparire come una persona seduta e non un corpo senza vita. Fu sepolta nell’Abbazia di Heiligenkreuz, nella zona riservata ai suicidi. La bara contenente la salma di Rodolfo, invece, fu portata nella Cripta dei Cappuccini, seguendo il rituale dei tre colpi alla porta, che, però, veniva aperta solo quando il defunto veniva presentato senza titoli, ma semplicemente con il nome di battesimo. Alla tumulazione non presenziarono né la vedova, né l’imperatrice, che dopo l'accaduto si scagliò verso la nuora, giudicandola responsabile dell’infelicità del figlio. Pronunciò parole molto gravi, come riporta lo storico Friedrich Weissensteiner:
Se si conosce bene questa donna, bisogna giustificare Rodolfo per aver cercato distrazione e stordimento fuori dal matrimonio, visto il vuoto di affetto che regnava in quella casa.
Per quanto riguarda il fattaccio, nessuno sa con esattezza che cosa sia accaduto in quella fredda notte di fine gennaio, sebbene l’ipotesi dell’omicidio-suicidio rimanga la più probabile. Il principe ereditario era uno spirito anticonformista e ribelle, ma ben presto era sopraggiunta la consapevolezza di non riuscire a spuntarla contro il rigido formalismo asburgico. La tragedia di Mayerling rimarrà un grande enigma, un mistero fitto di ipotesi che nel tempo si sono susseguite e che sono ancora prive di risposta. Maria Vetsera era in attesa di un figlio? Si era trattato di un tentativo di aborto finito in tragedia e la morte della giovane aveva gettato nello sconforto Rodolfo tanto da decidere di farla finita? Addirittura qualcuno sostenne che il dramma fosse una vendetta dei familiari di Maria, in preda all’odio nei confronti di Rodolfo per aver sedotto la giovane. Persino il Mussolini giornalista non resistette alla tentazione di scrivere un articolo sul fatto di Mayerling, dove sostenne la tesi che la giovane Maria avesse evirato (sic!) il suo Rodolfo per poi togliersi la vita. L’ultima sovrana asburgica, Zita di Borbone-Parma, allo storico Jean des Cars rivelò che Rodolfo sarebbe stato vittima di un attentato, e che Maria si sarebbe trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Zita sostenne di avere avuto la notizia dalla propria zia, Maria Teresa, la vedova di Carlo Ludovico, che le aveva confidato di aver sfiorato le mani del corpo imbalsamato di Rodolfo e di essere rimasta sorpresa dal fatto che in realtà si trattasse di ovatta. Come era possibile? Le mani del principe erano dunque state tagliate? Lo stesso fratello di Zita, Francesco Saverio di Borbone-Parma, rivelò a un giornalista: «Il polso destro dell’arciduca era stato reciso da una sciabolata». Desta perplessità la frase amara, indecifrabile, lapidaria di Francesco Giuseppe: «Qualsiasi cosa è meglio della verità». E che dire delle parole sibilline scritte dal suocero del defunto, Leopoldo del Belgio, al fratello Filippo:
È assolutamente importante confermare la versione del suicidio. Il nostro popolo di fede cattolica faticherà a capire perché la casata degli Asburgo insista su questa versione. Ma i disturbi mentali e il suicidio sono l’unico modo di evitare uno scandalo senza precedenti.
Le versioni rese dall’entourage imperiale cambiarono ripetutamente: malore, suicidio causato da un raptus di follia (per non privarlo del funerale cristiano). Dopo la morte del figlio, Francesco Giuseppe trasformò il castello di Mayerling in un convento e al posto della camera dove furono rinvenuti i corpi fu costruita una cappella. La vedova Stefania si allontanò da Vienna, con l’appannaggio di 150.000 fiorini all’anno. La figlia di Rodolfo, Elisabetta detta Erzsi, cocca dell'anziano imperatore, corse la cavallina tra matrimoni e avventurette e dopo il crollo dell'Impero divenne una simpatizzante socialista, guadagnandosi l'appellativo di “arciduchessa rossa”.