Accadeva sessantacinque anni fa.
21 dicembre 1958. Charles de Gaulle viene eletto primo presidente della V Repubblica francese, nata il 5 ottobre dello stesso anno. Il generale, che a maggio era stato richiamato alla guida del governo nel pieno della crisi algerina, intervenendo alla radio il 27 giugno 1958 aveva esplicitato, in ordine di importanza, le tre emergenze che avrebbero caratterizzato la transizione dalla IV alla V Repubblica: l’Algeria, l’equilibrio finanziario ed economico, la riforma della macchina statale. La provincia d'oltremare algerina fu riconosciuta indipendente dopo anni di guerra e ciò, tra le altre cose, permise a De Gaulle di essere rieletto alla presidenza nel 1965. Dopo i moti studenteschi del maggio 1968 propose una riforma costituzionale che fu respinta con il referendum dell’aprile 1969. Come aveva preannunciato alla vigilia del referendum si dimise immediatamente. L’istituzione più rappresentativa della V Repubblica fu l’ENA, l'Ecole Nationale d’Administration fondata nel 1945 per preparare una classe dirigente di tecnocrati destinata a guidare la burocrazia e le imprese statali. Eliminando buona parte del vecchio personale politico, riducendo i poteri del Parlamento e premiando le competenze amministrative, il nuovo corso gollista offrì agli «enarchi» (potenti usciti dall'ENA) una posizione privilegiata al vertice dello Stato. Molti di essi - Valéry Giscard d’Estaing, Jacques Chirac, Michel Poniatowski, Jacques Duhamel, Alain Peyrefitte, Jean-François Deniau, Michel Jobert, Jean-Pierre Fourcade - percorsero rapidamente le tappe di un cursus honorum che li porterà dai gabinetti ministeriali al Consiglio dei ministri e, nel caso di Giscard d’Estaing, alla presidenza della Repubblica. Nel suo decennio al potere, De Gaulle ebbe a che fare con un mondo dominato da Stati Uniti e URSS. Il suo operato mirò a infrangere il bipolarismo per favorire l’emergere di un ordine multipolare. Seguendo questa logica, riconobbe nel 1964 la Cina Popolare; ritirò dalla NATO la flotta mediterranea francese fin dal 1959, e quelle della Manica e dell’Atlantico nel 1962. Infine, nel 1966, la Francia uscì dall’organizzazione militare atlantica. Il discorso di Phnom Penh, pronunciato il primo settembre del 1966, fu uno dei testi sacri del gollismo. Questo discorso ebbe una vasta risonanza e Washington fece pressioni su Parigi affinché portasse a termine la Comunità Europea di Difesa, un organismo sovranazionale dipendente dagli Stati Uniti. Il progetto, sogno proibito di Eisenhower, risaliva agli anni Cinquanta e fu respinto dal parlamento francese il 30 agosto 1954. Quando De Gaulle – fiero oppositore di un’Europa sovranazionale – tornò al potere nel 1958, non impedì la creazione del Mercato Comune (1 gennaio 1959), ma attribuì alla cooperazione franco-tedesca, sulla quale intendeva far poggiare la sua concezione d'Europa, un’importanza primaria. Il suo socio in questa impresa fu il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, amico anche di Jean Monnet (la cui concezione della costruzione europea era diametralmente opposta a quella di De Gaulle). Malgrado l’intesa e nonostante i successi dei loro rispettivi viaggi, i tedeschi mantennero riserve riguardo la formula di un direttorio a tre Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, che lo stesso De Gaulle si augurava per l'Alleanza Atlantica. Il successivo veto del Generale all’entrata della Gran Bretagna nella NATO allarmò una Germania desiderosa di mantenere buone relazioni con Londra. E così, parallelamente alla preparazione del trattato di cooperazione franco-tedesco, Bonn si cautelò aderendo il 10 gennaio 1963 alla forza multilaterale promossa da Kennedy. Il 22 gennaio Adenauer firmò anche il trattato dell’Eliseo, accordo ambizioso nel campo della politica estera e della difesa; i due governi si consulteranno, prima di ogni decisione, su tutte le questioni di politica estera in vista di pervenire a una decisione condivisa.
A) I ministri della Difesa e i capi di Stato Maggiore si riuniranno almeno una volta ogni tre mesi.
B) Sul piano della strategia e della tattica, le autorità competenti dei due paesi si impegneranno nell’accordo delle loro dottrine per arrivare a concezioni comuni. Saranno creati istituti di ricerca operativa franco-tedeschi.
C) Gli scambi di personale tra le forze armate saranno incrementati; riguarderanno in particolare professori e studenti delle Scuole di Stato Maggiore.
D) In materia di armamenti, i due governi si sforzano di organizzare un lavoro in comune fin dagli stadi di elaborazione di appropriati progetti di armamenti, e dalla preparazione dei piani di finanziamento.
Ma il Bundestag aggiunse all’ultimo momento un codicillo, un preambolo redatto da Monnet, che subordinava il trattato agli obblighi atlantici della Germania, togliendogli di fatto ogni possibile ragion d'essere. Questa premessa evocava anche l’entrata – non condivisa da De Gaulle – della Gran Bretagna nel Mercato Comune. La ritrattazione, seguita dall’arrivo di Ludwig Erhard, cancelliere filoamericano, comportò un deterioramento delle relazioni franco-tedesche.
21 dicembre 1958. Charles de Gaulle viene eletto primo presidente della V Repubblica francese, nata il 5 ottobre dello stesso anno. Il generale, che a maggio era stato richiamato alla guida del governo nel pieno della crisi algerina, intervenendo alla radio il 27 giugno 1958 aveva esplicitato, in ordine di importanza, le tre emergenze che avrebbero caratterizzato la transizione dalla IV alla V Repubblica: l’Algeria, l’equilibrio finanziario ed economico, la riforma della macchina statale. La provincia d'oltremare algerina fu riconosciuta indipendente dopo anni di guerra e ciò, tra le altre cose, permise a De Gaulle di essere rieletto alla presidenza nel 1965. Dopo i moti studenteschi del maggio 1968 propose una riforma costituzionale che fu respinta con il referendum dell’aprile 1969. Come aveva preannunciato alla vigilia del referendum si dimise immediatamente. L’istituzione più rappresentativa della V Repubblica fu l’ENA, l'Ecole Nationale d’Administration fondata nel 1945 per preparare una classe dirigente di tecnocrati destinata a guidare la burocrazia e le imprese statali. Eliminando buona parte del vecchio personale politico, riducendo i poteri del Parlamento e premiando le competenze amministrative, il nuovo corso gollista offrì agli «enarchi» (potenti usciti dall'ENA) una posizione privilegiata al vertice dello Stato. Molti di essi - Valéry Giscard d’Estaing, Jacques Chirac, Michel Poniatowski, Jacques Duhamel, Alain Peyrefitte, Jean-François Deniau, Michel Jobert, Jean-Pierre Fourcade - percorsero rapidamente le tappe di un cursus honorum che li porterà dai gabinetti ministeriali al Consiglio dei ministri e, nel caso di Giscard d’Estaing, alla presidenza della Repubblica. Nel suo decennio al potere, De Gaulle ebbe a che fare con un mondo dominato da Stati Uniti e URSS. Il suo operato mirò a infrangere il bipolarismo per favorire l’emergere di un ordine multipolare. Seguendo questa logica, riconobbe nel 1964 la Cina Popolare; ritirò dalla NATO la flotta mediterranea francese fin dal 1959, e quelle della Manica e dell’Atlantico nel 1962. Infine, nel 1966, la Francia uscì dall’organizzazione militare atlantica. Il discorso di Phnom Penh, pronunciato il primo settembre del 1966, fu uno dei testi sacri del gollismo. Questo discorso ebbe una vasta risonanza e Washington fece pressioni su Parigi affinché portasse a termine la Comunità Europea di Difesa, un organismo sovranazionale dipendente dagli Stati Uniti. Il progetto, sogno proibito di Eisenhower, risaliva agli anni Cinquanta e fu respinto dal parlamento francese il 30 agosto 1954. Quando De Gaulle – fiero oppositore di un’Europa sovranazionale – tornò al potere nel 1958, non impedì la creazione del Mercato Comune (1 gennaio 1959), ma attribuì alla cooperazione franco-tedesca, sulla quale intendeva far poggiare la sua concezione d'Europa, un’importanza primaria. Il suo socio in questa impresa fu il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, amico anche di Jean Monnet (la cui concezione della costruzione europea era diametralmente opposta a quella di De Gaulle). Malgrado l’intesa e nonostante i successi dei loro rispettivi viaggi, i tedeschi mantennero riserve riguardo la formula di un direttorio a tre Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, che lo stesso De Gaulle si augurava per l'Alleanza Atlantica. Il successivo veto del Generale all’entrata della Gran Bretagna nella NATO allarmò una Germania desiderosa di mantenere buone relazioni con Londra. E così, parallelamente alla preparazione del trattato di cooperazione franco-tedesco, Bonn si cautelò aderendo il 10 gennaio 1963 alla forza multilaterale promossa da Kennedy. Il 22 gennaio Adenauer firmò anche il trattato dell’Eliseo, accordo ambizioso nel campo della politica estera e della difesa; i due governi si consulteranno, prima di ogni decisione, su tutte le questioni di politica estera in vista di pervenire a una decisione condivisa.
A) I ministri della Difesa e i capi di Stato Maggiore si riuniranno almeno una volta ogni tre mesi.
B) Sul piano della strategia e della tattica, le autorità competenti dei due paesi si impegneranno nell’accordo delle loro dottrine per arrivare a concezioni comuni. Saranno creati istituti di ricerca operativa franco-tedeschi.
C) Gli scambi di personale tra le forze armate saranno incrementati; riguarderanno in particolare professori e studenti delle Scuole di Stato Maggiore.
D) In materia di armamenti, i due governi si sforzano di organizzare un lavoro in comune fin dagli stadi di elaborazione di appropriati progetti di armamenti, e dalla preparazione dei piani di finanziamento.
Ma il Bundestag aggiunse all’ultimo momento un codicillo, un preambolo redatto da Monnet, che subordinava il trattato agli obblighi atlantici della Germania, togliendogli di fatto ogni possibile ragion d'essere. Questa premessa evocava anche l’entrata – non condivisa da De Gaulle – della Gran Bretagna nel Mercato Comune. La ritrattazione, seguita dall’arrivo di Ludwig Erhard, cancelliere filoamericano, comportò un deterioramento delle relazioni franco-tedesche.