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Il forum dei patrioti italiani

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Accadeva centoottantadue anni fa
8 dicembre 1841. A Torino il ventiseienne Giovanni Bosco, ordinato prete nel mese di giugno dall'arcivescovo Luigi Fransoni, inizia la fondazione del suo oratorio. Girando per le strade e le piazze, don Bosco si è fatto un gruppo di piccoli amici. Lo seguono dappertutto, sia quando va a far catechismo dai Fratelli delle Scuole Cristiane, che quando raggiunge le carceri con le tasche piene di pagnotte, di nocciole e di tabacco. Stanno volentieri con lui, anche pochi minuti, perché sta ad ascoltarli, si interessa dei loro problemi. Don Bosco vorrebbe radunarli in qualche luogo, rifare con loro la «Società dell'Allegria», e magari qualcosa di più. Ma non ha ancora trovato questo «luogo». Don Cafasso, durante le estati trascorse, faceva ogni domenica catechismo ai garzoni muratori in una saletta vicino alla sacrestia di S. Francesco d'Assisi. L'ultima estate non ce l'ha più fatta, per i molti impegni che riempivano le sue giornate. Don Bosco pensa che potrebbe riprendere lui quel catechismo, e radunare i ragazzi nella saletta. L'incidente che gli fa rompere gli indugi accade mercoledì 8 dicembre, festa della Madonna Immacolata. Don Bosco sta preparandosi a dire Messa quando sente tonfi e grida vicino alla porta della sacrestia. Guarda e vede il sacrestano Comotti che caccia in malo modo un ragazzotto. Don Bosco rimprovera il sacrestano, a cui non stanno simpatici intrusi e i ladruncoli. Il ragazzo, timoroso, non si lasciava avvicinare. Quando don Bosco lo tranquillizzò. «Vieni ad ascoltare la Messa. Devo dirti una cosa che ti farà piacere». Non intendeva fare nulla di speciale, solo cancellare la pessima impressione che il ragazzo doveva essersi fatto sui preti di quella chiesa. Fu probabilmente durante la Messa che gli balenò l'idea che quello poteva essere l'inizio di un centro per ragazzi in difficoltà, dove anche gli spazzacamini e gli ex carcerati avrebbero potuto avere un punto di riferimento. Un altro ragazzo era il sedicenne Bartolomeo Garelli, un orfano analfabeta astigiano, incapace persino di farsi il segno della croce, che accettò di ricevere lezioni di catechismo da don Bosco. Don Bosco terminò il primo incontro con Bartolomeo regalandogli una medaglia della Madonna e facendosi promettere che sarebbe tornato domenica (quattro giorni dopo), e soggiunse: «Non venire solo. Conduci anche i tuoi amici». Nell'istituto salesiano fu numeroso il gruppo dei lavoratori stagionali provenienti dal Lombardo-Veneto, dal carattere aperto e chiassoso. Don Bosco, nel suo Oratorio che ha «l'unico scopo di salvare anime», accoglierà giovanissimi muratori, spazzacamini, artigiani e apprendisti, ma pochi ragazzi operai, i quali vivevano e morivano nell'officina o nella filanda, stroncati da 13 o 14 ore di lavoro al giorno, per sette giorni alla settimana. Il lavoro minorile era una realtà comune non solo in Piemonte, ma anche in Francia, in Belgio, in Germania, in Inghilterra. Il grande capitale che avrebbe donato benessere e cultura all'Europa si stava costruendo anche con il sangue dei ragazzini. Don Bosco tentò di dare il calore familiare, di ricostruire la fiducia in sé stessi e nell'amicizia, di impartire un minimo di istruzione e di dignità agli orfani, coadiuvato da preti più giovani: don Carpano, don Ponte, don Trivero. Siamo negli anni del regno di Carlo Alberto (1831-41), che vede l'abolizione della tortura, una più equa ripartizione delle imposte, la cancellazione degli esosi privilegi doganali della corte e dei cortigiani (1832). Il dazio sul grano, che garantiva fame uguale per tutti, è stato ridotto (1834). L'esportazione della seta è stata dichiarata libera (1834) e Biella è diventata di colpo il centro del mercato europeo. Il giovane Cavour disapprova le finanze allegre del regno, impiegate per sostenere i Borboni in Francia, i Carlisti in Spagna, i Michelisti in Portogallo. Fortunatamente altri capitali pubblici e privati imboccano strade produttive. Dal 1833 al 1843 è raddoppiata la rete di canali (investiti 33 milioni, circa 140 miliardi di oggi). Sono costruite tre importanti linee ferroviarie ed è autorizzata la Genova-Novara. Questa è la cornice storica in cui nacque l'oratorio di San Giovanni Bosco.

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