Tratto dalla conferenza stampa tenuta nel 1979 dal dissidente sovietico ucraino Valentin Moroz, ricevuto e benedetto da Giovanni Paolo II.
«La tragedia dell'Ucraina consiste nel fatto che l'attenzione del mondo è concentrata sulla lotta dei negri per la decolonizzazione dell'Africa. Se l'Ucraina fosse una parte dell'Africa nera avrebbe da un pezzo l'indipendenza». «L'Occidente non è in grado di capire l'Unione Sovietica ed è vittima di varie pericolose illusioni, mentre invece nell'attesa della Russia più sciovinista che si avrà dopo Breznev [preludio a Putin? Nota mia] occorrono sia lo smembramento dell'impero russo sia un'adeguata preparazione psicologica dell'Occidente a questa prospettiva di sfacelo.»
In quanto alla penosa questione dell'antisemitismo ucraino, di cui esistono testimonianze nella letteratura classica e nella propaganda contemporanea, lo storico ha precisato che anche in questo caso «si tratta di una montatura voluta da Mosca, che aizza gli uni contro gli altri fomentando l'odio.»
Moroz d'altro canto nutre una profonda fiducia nel sangue ucraino: «Gli stessi comunisti, quando verrà il grande risveglio, si accorgeranno di essere in primo luogo degli ucraini [un nazionalista antirusso, dunque, non un semplice dissidente anticomunista, Nota mia]. E anche Papa Wojtyla, proprio il Papa che gli ucraini aspettavano da tanto tempo, ha benedetto tutta l'Ucraina in lotta».
La Stampa, 30 giugno 1979
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La Stampa, 25 giugno 2001
L'abbraccio l'ha dato Filarete a Papa Wojtyla, al termine di un incontro religioso a Kiev. Alessio II [Patriarca di Mosca, Nota mia] e soprattutto i suoi fedeli in Ucraina non c'erano, perché non volevano Giovanni Paolo II da queste parti. E Filarete da consumato professionista si è preso il palcoscenico. Da ricordare che Filarete, ai tempi dell'Urss, era sospettato di amicizie pericolose con il Kgb. Non solo: da metropolita di Kiev, era il più accanito persecutore dei greco-cattolici, tanto che rifiutò di dare la mano al loro capo, il cardinale Lubachivsky, all'incontro per la pace di Assisi.