Concita quando ha bisogno di un chirurgo plastico consulta l'Almanacco di Gotha dei ricottari progressisti. E poi nessuno trova il coraggio di riconoscere che i canoni estetici dominanti sono francamente orrendi: sopracciglia sterminate che sembrano campi di grano del Kazakistan; mostarde leviganti che eliminano ogni imperfezione ma anche ogni peculiarità e interesse; pelli, anche le più diafane e delicate, fuse nell'indistinto olivastro che va per la maggiore; labbra, nasi e zigomi grotteschi; glutei mostruosi da donna ottentotta. Meglio la gualcita grazia botticelliana di Marianna Madia.