La stampa progressista, la stessa che porta acqua al mulino di Meloni con il circo del "pericolo fascista", suffraga l'imbroglio del cosiddetto "isolazionismo reazionario" d'oltreoceano. Che poi, per rimettere in riga le donne con la barba e gli uomini con la gonna basterebbe invero poco: riaprire i manicomi, lisciare il pelo alle sinistre, lavare di capo alla destra eterodossa e queer. Semplice, no? Non è necessario incollarsi alle labbra di uno dei tanti - troppi - cattolici giudaizzanti (ce l'hai con Vance? Sì, ce l'ho con lui), il quale lascia intendere che The real America is back! perché vuole rifilarti l'ennesima sola. Le élite controllano ambedue gli schieramenti: non è complottismo o deliberata volontà di diffondere rassegnazione e disfattismo, è sano realismo basato su fatti inconfutabili. Non per niente loro, le élite, si considerano le colonne, il sale della terra, tengono le redini della società e gestiscono fondi da migliaia di miliardi mentre i capiscioni che ridacchiano e blaterano di complottismo al massimo possono recensire l'ultimo inedito di Cazzowsky o scribacchiare sul giornalino della parrocchietta konservatrice.
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