La Grande Italia

Il forum dei patrioti italiani

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Accadeva novantuno anni fa.
17 febbraio 1933. Il Blaine Act pone fine al proibizionismo negli Stati Uniti abrogando il XVIII Emendamento alla Costituzione, introdotto nel 1917 e ratificato nel 1919, che proibiva la produzione, vendita e trasporto di liquori inebrianti. Il Volstead Act, approvato scavalcando il veto di Wilson il 16 gennaio 1920, era inteso come adempimento del XVIII Emendamento. Non fu soltanto un rigurgito di bacchettoneria puritana e di “Vecchia America” dall'animo campagnolo contro la perdizione urbana e il logorio della vita moderna. Fu una vera e propria crociata, sostenuta da più parti per ragioni disparate: dai nativisti, che vedevano spesso gli immigrati come pericolose masse di alcolizzati, ai riformisti e alle femministe, che ritenevano che l’abuso dei liquori fosse una delle principali cause della disoccupazione e della miseria; i seguaci delle dottrine tayloriste inoltre consideravano l’ubriachezza come uno dei fattori più dannosi per l’organizzazione efficientistica del lavoro aziendale. Gli intellettuali più aperti e sensibili risentirono della pesante cappa ideologica al punto da cercare rifugio all’estero: Ernest Hemingway, Gertrude Stein, ma anche Ezra Pound e Thomas S. Eliot si trasferirono in Europa, dove costituirono il gruppo degli “espatriati”. Nonostante il proibizionismo fosse legge, molti americani non avevano intenzione di rinunciare al bere. Per ottenere alcolici, si affidavano ai contrabbandieri, oppure li producevano da soli nelle loro vasche da bagno. Molti cittadini comuni frequentavano gli speakeasies, locali dove potevano acquistare o consumare alcolici. In questi posti oscuri e affollati si potevano vedere le squinzie dell'epoca, chiamate flappers, ballare il charleston oppure ascoltare le melodie sensuali del jazz e il blues. Il jazz iniziò tra i musicisti di colore di New Orleans ma si diffuse rapidamente nel Nord e raggiunse Chicago proprio negli anni precedenti la prima guerra mondiale. Musica fondamentalmente di origine africana per quanto riguarda il ritmo e la tradizione, il jazz traeva spunto dal ragtime nero, ma includeva anche elementi musicali francesi, spagnoli e inglesi. Insomma, il divieto di bere alcolici favorì la promiscuità razziale e culturale aborrita dai nativisti. Perfino tra gli stessi individui che avevano votato per il proibizionismo, la legge veniva trasgredita. Anche i membri del congresso avevano il proprio contrabbandiere, un uomo di nome George L. Cassiday, che operava al di fuori dell’House Office Building su Independence Avenue. Hoover, allora segretario del commercio, commentò che stava iniziando «un nobile e grande esperimento economico e sociale». Come andò a finire è noto: la criminalità organizzata monopolizzò il redditizio mercato degli alcolici e si trasformò così in un’istituzione potente e ramificata. Il proibizionismo fu una palestra formidabile per il crimine organizzato dei ruggenti anni Venti. L’accettazione di attività illecite da parte dei cittadini corruppe il modo di pensare, incoraggiò una spensierata inosservanza delle leggi e rese a suo modo "rispettabile", trendy e progressiva l'illegalità: aiutare la gente a sottrarsi al divieto di bere lo si sarebbe potuto persino interpretare come una forma laica di resistenza a un puritanesimo di parrucconi e beghine normativizzato da un ceto politico “moralizzatore” tanto ipocrita quanto corrotto. Tra l'altro, il proibizionismo era una speciale forma di razzismo, perché, di fatto, colpiva soprattutto i neri e i ceti proletari (discriminati e tenuti sotto controllo con il pretesto delle loro inclinazioni all'alcolismo), mentre non toccava i ricchi che annegavano nel whisky. Fu sostanzialmente grazie al contrabbando degli alcolici, e alla cerchia di "amicizie" irlandesi che da Boston si estendeva alla Chicago di Al Capone, che un personaggio come Joe Kennedy, il nipote di un povero emigrato irlandese che sarebbe stato il padre del futuro presidente John Fitzgerald, divenne ricchissimo (un patrimonio cresciuto con gli anni ad oltre 250 milioni di dollari!), e si fece la grande reputazione che gli avrebbe consentito di occupare anche un posto di primo piano nella politica. Era un contesto, quello degli affari legati al proibizionismo e ai suoi derivati, nel quale la mafia siciliana, in linea con una tradizione che nell'isola aveva legato le sorti parassitarie dei gabelloti a quelle dei vari baroni e gattopardi, era tra le forze più adatte a fare il lavoro sporco per il benessere dell'oligarchia. In America, però, non c'era il latifondo, e i boss e le loro bande di gangster e "picciotti" erano gli esponenti più decisi e radicali di una cultura moderna e spericolata del business e del successo a qualsiasi costo.

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