La Grande Italia

Il forum dei patrioti italiani

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Accadeva centoquattordici anni fa.
13 gennaio 1910. Nasce la nazionale italiana di calcio. Il primo incontro ebbe luogo all'Arena di Milano, avversaria la Francia, il 15 maggio 1910. Risultato finale? Nonostante l'assenza dei campioni d'Italia della Pro Vercelli, squalificati per lo sgarbo giocato all'Inter (I vercellesi chiesero di rinviare lo spareggio, non furono accontentati, e per sfregio decisero di schierare la Primavera, facilmente sconfitta per 10 a 3), la vittoria fu un netto e roboante 6 a 2. Il Commissario Tecnico, il milanese Umberto Meazza, avvocato con alle spalle un passato da calciatore, ginnasta e alpinista, ha convocato ventidue uomini. Eccone la formazione: De Simoni (Unione sportiva Milanese); Varisco (U.S.M.) e Cali (Doria), capitano; Trerè (Ausonia), Fossati (Inter), Capello (Torino); Debernardi (Torino), Rizzi (Ausonia), Cevenini I (Milan), Lana (Milan), Boiocchi (U.S.M.). Arbitro della prima partita internazionale, l'inglese della Juventus Goodley. La compagine italiana giocò in maglia bianca di fronte a un pubblico di quattromila spettatori. L'interno sinistro Lana aprì le segnature al minuto '8. Il centromediano Fossati raddoppiò al 20'. Il raddoppio indusse i pur abili francesi ad attaccare e a scoprirsi. Alla ripresa, i francesi sono costretti al forcing e segnano con Sellier. Malgrado gli sforzi dei transalpini, Lana tornò a segnare al 12'. Ridusse le distanze Ducret al 17' e dopo soli 4' segnò il 4 a 2 l'interno destro Rizzi. Nel finale segneranno anche l'ala Debernardi e ancora Lana su rigore. Un po' incautamente la Federazione Italiana si impegnò ad affrontare l'Ungheria sebbene fossero squalificati i forti vercellesi, il cui modulo è prettamente difensivo. Umberto Meazza riconfermò gli undici vittoriosi con la Francia. Come dopo ogni sconfitta, si esagerarono i disagi e le spossatezze del viaggio, effettuato in terza classe. La verità è però che gli ungheresi erano molto più avanti in fatto di calcio. Contro di loro, i bianchi (non ancora azzurri) resistettero 28', dopodiché segnarono Schlosser e Weisz. Cevenini I si infortunò al ginocchio e non finì il tempo. Dopo l'intervallo lascerà il posto al sedicenne Renzo De Vecchi, il che è tutto dire. Nel secondo tempo, gli ungheresi dilagarono. Nonostante le prodezze dell'estremo difensore De Simoni, il punteggio fu tennistico: 6 a 1. Il gol della bandiera viene segnato da Rizzi a due minuti dalla fine. L'arbitro è l'austriaco Meisl, che negli anni venti creerà il Wunderteam. È un calcio estemporaneo, da pane e salame: De Vecchi rivelò di aver dovuto giocare con le scarpe normali, perché aveva dimenticato quelle da calcio. Gli spettatori erano quindicimila. La rivincita con gli ungheresi venne organizzata il 6 gennaio 1911. La neve rendeva l'Arena quasi impraticabile e con gli spalti semivuoti. La nazionale indossò per la prima volta la maglia azzurra con scudo sabaudo: a farne parte erano venuti anche i vercellesi. L'arbitro era ancora l'inglese Goodley. Gli ungheresi dominarono la partita ma passarono una sola volta, su calcio di punizione, al 22' con Schlosser. La seconda trasferta all'estero della nazionale viene fissata per il 9 aprile 1911. Italia-Francia terminò 2 a 2. Capitano della nazionale è Milano I, che lo è anche della Pro Vercelli. Per le imminenti Olimpiadi di Stoccolma del 1912, la squadra venne affidata a Vittorio Pozzo, segretario federale. L'esordio olimpico ebbe luogo il 29 giugno con la Finlandia, malamente sottovalutata. Segnò il finnico Wiberg dopo due soli minuti. Pareggiò Bontadini al 12', e Sardi al 25' per il 2 a 1. Passati in vantaggio, gli azzurri cedettero di schianto e il finnico Soinio pareggiò al 40'. Al 105' Niska siglò il 3 a 2 finale. Pozzo spiegherà questa iattura con i dati logistici, e con la cattiva prestazione di Emilio Lunghi, il più classico dei sottanieri, una pecora nera che correva tanto e bene, ma si allenava male. L'Italia disputò il torneo detto di consolazione con la Svezia, a sua volta battuta dall'Olanda. L'incontro venne dominato dagli svedesi che ci presero sottogamba, e per questo subirono la beffa del gol, decisivo, siglato in contropiede dall'ala destra dell'Inter Bontadini: 0 a 1. Fu questa la prima vittoria italiana in trasferta. Con l'Austria, che ci sforacchiò per cinque volte, il gol della bandiera viene segnato da Berardo. Fu in questa occasione che Pozzo conobbe Meisl, factotum del calcio austriaco, e combinò con lui una rivincita per il 22 dicembre a Genova, dove prevalsero di nuovo gli austriaci (3 a 1). L'anno 1913 vide gli azzurri impegnati a Parigi con la Francia, a Torino con il Belgio, a Vienna con l'Austria: la Francia (12 gennaio) vinse 1 a 0; il Belgio (1° maggio) venne sconfitto 1 a 0. A Vienna, il 15 giugno, gli azzurri si presentarono molto rimaneggiati. L'ala destra Milano II diventò terzino e il terzino Trerè si portò interno sinistro. La sconfitta fu onorevole: 2 a 0, con due tiri da fuori del centromediano Brandstaetter. La stagione internazionale incominciò l'11 gennaio 1914 con Italia-Austria a Milano. In campionato emerge il Casale a danno della Pro Vercelli. Ciò portò la commissione tecnica a riformare profondamente la selezione azzurra. Il trio centrale d'attacco fu tutto casalese come il campionato impone: Mattea, Gallina II e Varese. Dopo circa 15' si fece male Ara, sostituito da Trerè. Berardo colse la traversa con un tiro da fuori ma il punteggio finale fu di 0 a 0. forse si trattò di una vittoria morale, se consideriamo che gli austriaci erano i maestri dell'area danubiana. Il 29 marzo si giocò con la Francia a Torino. Vittoria per 2 a 0: gol di Berardo e Cevenini I. Venne il turno della Svizzera a Genova il 5 aprile: un salomonico 1 a 1. Il ritorno con la Svizzera si disputò il 17 maggio. La commissione tecnica escluse tutti i milanesi ad eccezione di Fossati dell'Inter, che lasciò il posto di centromediano a Milano I. In porta il vercellese Innocenti; terzini, i genoani Casanova e De Vecchi; laterale destro Barbesino, centromediano del Casale, in linea con i citati Milano I e Fossati; all'attacco, il vercellese Berardo ala destra, i casalesi Mattea, Gallina II e Varese al centro, il vercellese Corna all'ala sinistra. Segnò Barbesino dopo calcio d'angolo; Innocenti parò un rigore. Si trattò della prima vittoria sugli elvetici, al quarto tentativo. Il fatidico 1914 fu anche il primo anno in cui la nazionale non subì sconfitte.

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