Accadeva millequattrocentonovanta anni fa.
21 novembre 533 d.C. Giustiniano I, imperatore romano d'Oriente, emana le Istituzioni. Costituite da quattro libri e curate da Triboniano, le Istituzioni attingono ai lavori dei giureconsulti romani (Gaio, Ulpiano) e alle riforme imperiali del passato. Unite al Codice, al Digesto e alle Novelle compongono il Corpus Iuris Civilis, nome che gli fu attribuito dagli umanisti nel XVI secolo. Le Istituzioni, secondo il principio enunciato da Ulpiano, affermano: “Ciò che il principe decide (quod principi placuit) ha forza di legge”. Questo però non fa di lui un despota, non solo perché egli è ispirato da Dio, ma anche perché enuncia la volontà popolare, poiché il popolo ha concesso all’imperatore tutto il suo potere e la sua autorità. Lui stesso deve imporsi il dovere di sottostare alle leggi che ha promulgato: proprio l’illuminata accettazione della legge distingue il sovrano legittimo dal tiranno. Le Istituzioni rappresentavano un manuale ufficiale a uso degli studenti (“permettere agli studenti di attingere da un’acqua pura”, secondo le parole di Giustiniano) di giurisprudenza: il primo anno si studiavano le Istituzioni e i primi quattro libri del Digesto; il secondo, terzo e quarto anno dal quinto al cinquantesimo libro del Digesto; l’ultimo anno il Codice giustinianeo. I cinquanta libri del Digesto, o Pandette, pubblicato nel dicembre 533, presentavano una selezione di testi dei grandi giuristi romani: il diritto antico era semplificato, razionalizzato e adattato alle nuove realtà. Giustiniano definì l’opera “santo tempio della giustizia romana” e ne vietò qualsiasi riduzione o epitome. Nell'Europa occidentale il corpus venne riscoperto nel XII secolo, ed è stato la pietra angolare dell’insegnamento giuridico fino al XIX secolo. Giustiniano aveva sostituito lo zio Giustino I nel 527. Come Giustino, proveniva da una modesta famiglia dell’Illirico; ma diversamente da lui, che era analfabeta, aveva studiato, soprattutto diritto e religione, per prepararsi a governare. Era un uomo brillante di quarantacinque anni, già sposato con la famosa e discussa attrice Teodora. La figura di questo sovrano è una delle più controverse della storia, e l’attività che svolse al servizio dell’impero ebbe sicuramente del prodigioso. In un'epoca di incertezze e catastrofi, Giustiniano cercò di rinnovare e, nello stesso tempo, di rafforzare lo Stato con una serie di provvedimenti e di riforme. Una delle sue prime decisioni fu proprio quella di codificare le leggi “antiche”. Quest’impresa di codificazione, coordinazione e attualizzazione risultava necessaria da un punto di vista pratico. Il Codex repetitae lectionis, che doveva diventare l’unica fonte di ordinanze imperiali, in dodici libri raccoglieva dalle 4.600 alle 4.700 leggi, emanate tra l’epoca dell’imperatore Adriano (117-138) e la data di pubblicazione, integrando inoltre un corpus di leggi pubblicato alla fine del 530, le Cinquanta decisioni. In ogni titolo, le leggi erano presentate in ordine cronologico, recando in cima il nome dell’imperatore che le aveva promulgate, in fondo data e luogo di promulgazione. Questa lavoro filologico aveva anche una dimensione ideologica: si trattava – preoccupazione tipicamente romana – di ristabilire in terra l’ordine che Dio aveva fissato nei cieli. In questo modo, Giustiniano intendeva non soltanto restaurare la gloria di Roma e la stabilità dell'imperatore, ma anche darle un lustro supplementare, quello di uno Stato unificato dalla fede cristiana, a immagine del regno dei cieli. Inoltre riconquistò circa un terzo dei territori appartenuti all’ex impero d'Occidente affrontando armi in pugno gli ostrogoti in Italia e i vandali in Nordafrica. A tale programma di restaurazione della potenza romana, che portò Bisanzio a un’estensione in seguito mai più raggiunta, Giustiniano fu spinto dalla necessità geopolitica di ricostruire l’unità del bacino mediterraneo, ma anche da forti convinzioni ideologiche: si sentiva profondamente romano e cristiano, e considerava suo dovere la Renovatio Imperii perché era convinto che tale compito gli fosse stato affidato da Dio, fonte del potere terreno. Che Vladimir Putin si sia ispirato a Giustiniano e alla seconda Roma?
21 novembre 533 d.C. Giustiniano I, imperatore romano d'Oriente, emana le Istituzioni. Costituite da quattro libri e curate da Triboniano, le Istituzioni attingono ai lavori dei giureconsulti romani (Gaio, Ulpiano) e alle riforme imperiali del passato. Unite al Codice, al Digesto e alle Novelle compongono il Corpus Iuris Civilis, nome che gli fu attribuito dagli umanisti nel XVI secolo. Le Istituzioni, secondo il principio enunciato da Ulpiano, affermano: “Ciò che il principe decide (quod principi placuit) ha forza di legge”. Questo però non fa di lui un despota, non solo perché egli è ispirato da Dio, ma anche perché enuncia la volontà popolare, poiché il popolo ha concesso all’imperatore tutto il suo potere e la sua autorità. Lui stesso deve imporsi il dovere di sottostare alle leggi che ha promulgato: proprio l’illuminata accettazione della legge distingue il sovrano legittimo dal tiranno. Le Istituzioni rappresentavano un manuale ufficiale a uso degli studenti (“permettere agli studenti di attingere da un’acqua pura”, secondo le parole di Giustiniano) di giurisprudenza: il primo anno si studiavano le Istituzioni e i primi quattro libri del Digesto; il secondo, terzo e quarto anno dal quinto al cinquantesimo libro del Digesto; l’ultimo anno il Codice giustinianeo. I cinquanta libri del Digesto, o Pandette, pubblicato nel dicembre 533, presentavano una selezione di testi dei grandi giuristi romani: il diritto antico era semplificato, razionalizzato e adattato alle nuove realtà. Giustiniano definì l’opera “santo tempio della giustizia romana” e ne vietò qualsiasi riduzione o epitome. Nell'Europa occidentale il corpus venne riscoperto nel XII secolo, ed è stato la pietra angolare dell’insegnamento giuridico fino al XIX secolo. Giustiniano aveva sostituito lo zio Giustino I nel 527. Come Giustino, proveniva da una modesta famiglia dell’Illirico; ma diversamente da lui, che era analfabeta, aveva studiato, soprattutto diritto e religione, per prepararsi a governare. Era un uomo brillante di quarantacinque anni, già sposato con la famosa e discussa attrice Teodora. La figura di questo sovrano è una delle più controverse della storia, e l’attività che svolse al servizio dell’impero ebbe sicuramente del prodigioso. In un'epoca di incertezze e catastrofi, Giustiniano cercò di rinnovare e, nello stesso tempo, di rafforzare lo Stato con una serie di provvedimenti e di riforme. Una delle sue prime decisioni fu proprio quella di codificare le leggi “antiche”. Quest’impresa di codificazione, coordinazione e attualizzazione risultava necessaria da un punto di vista pratico. Il Codex repetitae lectionis, che doveva diventare l’unica fonte di ordinanze imperiali, in dodici libri raccoglieva dalle 4.600 alle 4.700 leggi, emanate tra l’epoca dell’imperatore Adriano (117-138) e la data di pubblicazione, integrando inoltre un corpus di leggi pubblicato alla fine del 530, le Cinquanta decisioni. In ogni titolo, le leggi erano presentate in ordine cronologico, recando in cima il nome dell’imperatore che le aveva promulgate, in fondo data e luogo di promulgazione. Questa lavoro filologico aveva anche una dimensione ideologica: si trattava – preoccupazione tipicamente romana – di ristabilire in terra l’ordine che Dio aveva fissato nei cieli. In questo modo, Giustiniano intendeva non soltanto restaurare la gloria di Roma e la stabilità dell'imperatore, ma anche darle un lustro supplementare, quello di uno Stato unificato dalla fede cristiana, a immagine del regno dei cieli. Inoltre riconquistò circa un terzo dei territori appartenuti all’ex impero d'Occidente affrontando armi in pugno gli ostrogoti in Italia e i vandali in Nordafrica. A tale programma di restaurazione della potenza romana, che portò Bisanzio a un’estensione in seguito mai più raggiunta, Giustiniano fu spinto dalla necessità geopolitica di ricostruire l’unità del bacino mediterraneo, ma anche da forti convinzioni ideologiche: si sentiva profondamente romano e cristiano, e considerava suo dovere la Renovatio Imperii perché era convinto che tale compito gli fosse stato affidato da Dio, fonte del potere terreno. Che Vladimir Putin si sia ispirato a Giustiniano e alla seconda Roma?