Accadeva cinquantaquattro anni fa.
14 novembre 1969. L'Apollo 12, al comando di Charles “Pete” Conrad Jr., decolla dal Kennedy Center (Florida) in un clima meteorologico ostico con un cielo pieno di nubi. Per assistere alla partenza era arrivato il presidente Richard Nixon con 3.000 invitati; sarebbe rimasto l’unico presidente degli Stati Uniti a essere testimone di un lancio lunare. Dopo Apollo 11, la NASA aveva programmato altri nove sbarchi sulla Luna, prenotando la costruzione dei vettori Saturn V e delle relative navicelle, moduli di comando e LEM. Il vettore, un razzo Saturn V, da poco sollevato dalla rampa, prima di tuffarsi nel tetto nuvoloso veniva colpito da due fulmini facendo suonare gli allarmi a bordo del modulo di comando Yankee Clipper. Dopo 16 secondi un altro fulmine cadeva sul vettore. A bordo il comandante Conrad, famoso per il suo perenne buonumore, avvisava che gli strumenti si erano spenti e che le celle a combustibile fornitrici di energia si erano automaticamente disattivate. Mentre al centro di controllo di Houston (Texas) cercavano di scoprire che cosa fosse successo, Conrad riusciva a riaccendere le celle a combustibile e tutto riprendeva a funzionare. Il sistema di guida del Saturn V, dimostrando con un estremo collaudo imprevisto le sue qualità, aveva continuato a governare la salita in modo corretto e la missione fortunatamente proseguiva come stabilito. Assieme a Conrad c’erano Richard F. Gordon, pilota del modulo di comando, e Alan Bean, pilota del LEM Intrepid. Gli scopi principali delle missioni Apollo riguardavano la geologia (furono raccolte 34 chilogrammi di rocce) per capire origine ed evoluzione del nostro satellite naturale, la Luna. Il 24 novembre Apollo 12 compiva l’ammaraggio a 600 chilometri dalle isole Pago Pago nel Pacifico, dove veniva raccolta dalla portaerei Hornet. Il bilancio della spedizione era interessante e gli scienziati, pensando alla serie di viaggi in programma in diverse zone della Luna, erano entusiasti per le ricerche che i materiali avrebbero permesso di effettuare. Se la scienza esultava, l’interesse del pubblico invece dimostrava già un distacco preoccupante dopo l'allunaggio. Se Apollo 12 era stata vista come ormai una routine, l’atteggiamento cambiava cinque mesi dopo, per ragioni ben diverse dall’esplorazione spaziale, quando entrava in scena la fallimentare missione dell'Apollo 13.
14 novembre 1969. L'Apollo 12, al comando di Charles “Pete” Conrad Jr., decolla dal Kennedy Center (Florida) in un clima meteorologico ostico con un cielo pieno di nubi. Per assistere alla partenza era arrivato il presidente Richard Nixon con 3.000 invitati; sarebbe rimasto l’unico presidente degli Stati Uniti a essere testimone di un lancio lunare. Dopo Apollo 11, la NASA aveva programmato altri nove sbarchi sulla Luna, prenotando la costruzione dei vettori Saturn V e delle relative navicelle, moduli di comando e LEM. Il vettore, un razzo Saturn V, da poco sollevato dalla rampa, prima di tuffarsi nel tetto nuvoloso veniva colpito da due fulmini facendo suonare gli allarmi a bordo del modulo di comando Yankee Clipper. Dopo 16 secondi un altro fulmine cadeva sul vettore. A bordo il comandante Conrad, famoso per il suo perenne buonumore, avvisava che gli strumenti si erano spenti e che le celle a combustibile fornitrici di energia si erano automaticamente disattivate. Mentre al centro di controllo di Houston (Texas) cercavano di scoprire che cosa fosse successo, Conrad riusciva a riaccendere le celle a combustibile e tutto riprendeva a funzionare. Il sistema di guida del Saturn V, dimostrando con un estremo collaudo imprevisto le sue qualità, aveva continuato a governare la salita in modo corretto e la missione fortunatamente proseguiva come stabilito. Assieme a Conrad c’erano Richard F. Gordon, pilota del modulo di comando, e Alan Bean, pilota del LEM Intrepid. Gli scopi principali delle missioni Apollo riguardavano la geologia (furono raccolte 34 chilogrammi di rocce) per capire origine ed evoluzione del nostro satellite naturale, la Luna. Il 24 novembre Apollo 12 compiva l’ammaraggio a 600 chilometri dalle isole Pago Pago nel Pacifico, dove veniva raccolta dalla portaerei Hornet. Il bilancio della spedizione era interessante e gli scienziati, pensando alla serie di viaggi in programma in diverse zone della Luna, erano entusiasti per le ricerche che i materiali avrebbero permesso di effettuare. Se la scienza esultava, l’interesse del pubblico invece dimostrava già un distacco preoccupante dopo l'allunaggio. Se Apollo 12 era stata vista come ormai una routine, l’atteggiamento cambiava cinque mesi dopo, per ragioni ben diverse dall’esplorazione spaziale, quando entrava in scena la fallimentare missione dell'Apollo 13.