Accadeva sessant’anni fa.
L’11 ottobre 1963, nella Basilica di San Pietro, papa Giovanni XXIII apriva il Concilio Vaticano II, l’ultimo dei ventuno concili ecumenici. Fu un Concilio sui generis: non emanò leggi e neppure deliberò in modo definitivo su questioni di fede e di morale, come sottolinea lo storico Roberto de Mattei (“Storia del Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Lindau, 2010). I giudizi rimangono ancora oggi contrastanti: c’è chi lo considera l’alba di una Chiesa nuova, disponibile a dialogare con il mondo; e c’è chi lo reputa una sciagura, il debutto di un cattolicesimo acquiescente e orientato verso una graduale protestantizzazione. Veementi le reazioni delle frange tradizionaliste, le quali rimproveravano la mancata condanna del comunismo nonché le posizioni adottate dal documento Nostra Ætate (votata dai Padri conciliari il 20 novembre 1964) in materia di rapporti interreligiosi, specie col giudaismo. Secondo Nostra Ætate, il deicidio non va imputato indistintamente al Sinedrio o a tutti gli ebrei allora viventi, né a quelli del nostro tempo, giacché la colpa dei padri non può ricadere sui figli. Gli israeliti, nostri fratelli maggiori, sono cari a Dio e non vanno perseguitati né convertiti. Per i conservatori tale schema asserisce implicitamente che da 2.000 anni a questa parte la Chiesa si è sbagliata, e che deve quindi riparare e rivedere completamente il suo contegno verso gli ebrei. Pare che lo storico franco-ebraico Jules Isaac, che addossò l'accusa di deicidio unicamente al procuratore romano Ponzio Pilato, abbia esercitato un certo ascendente su papa Giovanni. L’8 dicembre 1965 Paolo VI, succeduto a Giovanni XXIII nel 1963, dichiarerà concluso il Concilio.
L’11 ottobre 1963, nella Basilica di San Pietro, papa Giovanni XXIII apriva il Concilio Vaticano II, l’ultimo dei ventuno concili ecumenici. Fu un Concilio sui generis: non emanò leggi e neppure deliberò in modo definitivo su questioni di fede e di morale, come sottolinea lo storico Roberto de Mattei (“Storia del Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Lindau, 2010). I giudizi rimangono ancora oggi contrastanti: c’è chi lo considera l’alba di una Chiesa nuova, disponibile a dialogare con il mondo; e c’è chi lo reputa una sciagura, il debutto di un cattolicesimo acquiescente e orientato verso una graduale protestantizzazione. Veementi le reazioni delle frange tradizionaliste, le quali rimproveravano la mancata condanna del comunismo nonché le posizioni adottate dal documento Nostra Ætate (votata dai Padri conciliari il 20 novembre 1964) in materia di rapporti interreligiosi, specie col giudaismo. Secondo Nostra Ætate, il deicidio non va imputato indistintamente al Sinedrio o a tutti gli ebrei allora viventi, né a quelli del nostro tempo, giacché la colpa dei padri non può ricadere sui figli. Gli israeliti, nostri fratelli maggiori, sono cari a Dio e non vanno perseguitati né convertiti. Per i conservatori tale schema asserisce implicitamente che da 2.000 anni a questa parte la Chiesa si è sbagliata, e che deve quindi riparare e rivedere completamente il suo contegno verso gli ebrei. Pare che lo storico franco-ebraico Jules Isaac, che addossò l'accusa di deicidio unicamente al procuratore romano Ponzio Pilato, abbia esercitato un certo ascendente su papa Giovanni. L’8 dicembre 1965 Paolo VI, succeduto a Giovanni XXIII nel 1963, dichiarerà concluso il Concilio.