Corsi e ricorsi
Sotto vedete la mappa della distribuzione delle monete romane in Eurasia. Come si vede bene dall'immagine, gran parte delle monete sono concentrate nel territorio dell'ex Impero e nel subcontinente indiano (in particolare in India meridionale e Sri Lanka).
L'immagine è di grande interesse, perché come per le altre vie commerciali si vede il sovrapporsi con le vie moderne.
Avevo già parlato (forse un anno fa) della Via dei Variaghi e della sua somiglianza con il corridoio Nord-Sud che Russia-Azerbaigian-Iran-India stanno mettendo in piedi.
Nel 2013, i cinesi (con la solita passione) hanno rilanciato la Via della Seta, il cui precedente storico non deve certo essere spiegato.
Arriviamo all'IMEC (Corridoio India-Medio Oriente-Europa) che sembra ripetere questo precedente percorso: un collegamento rapido India-Mediterraneo-Europa.
India, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Unione Europea, un progetto destinato a opporsi via mare e via terra alla BRI (Nuova Via della Seta) e che per la prima volta non prevede l'uso delle armi, ma l'uso del commercio (dopo il pantano ucraino, non sembrava possibile).
Grande esclusa l'Africa, dove gli USA stanno puntando a una spartizione del continente diretta senza più intermediari: la serie di colpi di stato sembra arrivare da lontano e dover mettere fuori gioco i francesi (con danni economici in patria non da poco).
La strategia USA nel 1973, davanti al montante anti-imperialismo e accrescersi del loro ciclo del debito fu quello di aprire alla Cina (in rotta con l'URSS perché considerata troppo moderata da Pechino), inondarla di denaro e investimenti (quasi fosse un nuovo Piano Marshall) e porre il germe della situazione odierna (il capitalismo nutre le sue stesse contraddizioni, come diceva saggiamente Marx).
Oggi, il blocco G7 sembra puntare a una soluzione analoga: puntare sull'India in contrapposizione alla Cina, lanciare un grande piano di investimenti destinato a porre Pechino all'angolo e al momento cruciale far giocare in guerre locali tra i due giganti asiatici la partita lontana (gli USA si portarono via dal Vietnam, ma trasformarono per gli anni successivi l'Asia in un campo di battaglia: Afghanistan dove gli arabi combatterono i russi per interposta persona; Cambogia dove i cinesi combatterono russi e vietnamiti).
Riuscirà questa volta? Difficile a dirsi, molto dipende da due fattori:
- La capacità indiana di resistere a un'integrazione con l'Occidente (che a loro potrebbe convenire) in cambio di un ruolo anti-cinese;
- La capacità occidentale di trovare questi soldi. Questa è la vera incognita: senza la Cina, l'Occidente -che fino ad oggi i dollari se li stampa- i soldi per reindustrializzarsi, opporsi alla Russia, disacoppiarsi dalla Cina e finanziare la crescita indiana, dove li trova?
Sotto vedete la mappa della distribuzione delle monete romane in Eurasia. Come si vede bene dall'immagine, gran parte delle monete sono concentrate nel territorio dell'ex Impero e nel subcontinente indiano (in particolare in India meridionale e Sri Lanka).
L'immagine è di grande interesse, perché come per le altre vie commerciali si vede il sovrapporsi con le vie moderne.
Avevo già parlato (forse un anno fa) della Via dei Variaghi e della sua somiglianza con il corridoio Nord-Sud che Russia-Azerbaigian-Iran-India stanno mettendo in piedi.
Nel 2013, i cinesi (con la solita passione) hanno rilanciato la Via della Seta, il cui precedente storico non deve certo essere spiegato.
Arriviamo all'IMEC (Corridoio India-Medio Oriente-Europa) che sembra ripetere questo precedente percorso: un collegamento rapido India-Mediterraneo-Europa.
India, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Unione Europea, un progetto destinato a opporsi via mare e via terra alla BRI (Nuova Via della Seta) e che per la prima volta non prevede l'uso delle armi, ma l'uso del commercio (dopo il pantano ucraino, non sembrava possibile).
Grande esclusa l'Africa, dove gli USA stanno puntando a una spartizione del continente diretta senza più intermediari: la serie di colpi di stato sembra arrivare da lontano e dover mettere fuori gioco i francesi (con danni economici in patria non da poco).
La strategia USA nel 1973, davanti al montante anti-imperialismo e accrescersi del loro ciclo del debito fu quello di aprire alla Cina (in rotta con l'URSS perché considerata troppo moderata da Pechino), inondarla di denaro e investimenti (quasi fosse un nuovo Piano Marshall) e porre il germe della situazione odierna (il capitalismo nutre le sue stesse contraddizioni, come diceva saggiamente Marx).
Oggi, il blocco G7 sembra puntare a una soluzione analoga: puntare sull'India in contrapposizione alla Cina, lanciare un grande piano di investimenti destinato a porre Pechino all'angolo e al momento cruciale far giocare in guerre locali tra i due giganti asiatici la partita lontana (gli USA si portarono via dal Vietnam, ma trasformarono per gli anni successivi l'Asia in un campo di battaglia: Afghanistan dove gli arabi combatterono i russi per interposta persona; Cambogia dove i cinesi combatterono russi e vietnamiti).
Riuscirà questa volta? Difficile a dirsi, molto dipende da due fattori:
- La capacità indiana di resistere a un'integrazione con l'Occidente (che a loro potrebbe convenire) in cambio di un ruolo anti-cinese;
- La capacità occidentale di trovare questi soldi. Questa è la vera incognita: senza la Cina, l'Occidente -che fino ad oggi i dollari se li stampa- i soldi per reindustrializzarsi, opporsi alla Russia, disacoppiarsi dalla Cina e finanziare la crescita indiana, dove li trova?