Una delle innovazioni del capitalismo fu la maggiore velocità che diede ai rapporti socioeconomici.
Ci sono due filoni sull'origine del capitalismo.
Uno lo fa risalire all'Inghilterra, alla chiusura dei campi e a una migliore gestione degli stessi; un altro ai processi bancario-commerciali che a partire dal '200, si diffusero dalle città italiane, fiamminghe e in minor misura catalane e tedesche.
La nascita del capitalismo fu fenomeno complesso e perciò multifattoriale. Come tutti i processi sociali, esso passò attraverso una lenta accumulazione di idee e fatti che alla lunga crearono un clima, una temperie culturale.
Va smentita la sola origine anglosassone, favorendo una lettura storica, lenta evoluzione di una tendenza in atto in vari centri dell'Eurasia e in Africa settentrionale, nel Golfo di Guinea e nelle coste dell'Oceano Indiano. Il fenomeno fu policentrico e caratterizzato dalla convergenza di accumulazione mercantile e agraria (non dimentichiamo i finanziamenti che genovesi e olandesi portarono a Londra, spostando l'asse verso il Mar del Nord).
Il tessile fu settore di spietata concorrenza tra Olanda e Inghilterra.
Non si possono separare con un taglio netto il fenomeno mercantile e agrario. Le due sfere si spinsero a vicenda e furono associate ad alcune coincidenze (la mentalità olandese aperta e dinamica attecchì in Inghilterra; la pirateria di Stato diffuse la tendenza all'azzardo; il denaro diventò tempo, concetto che nel Medio Evo sarebbe stato tacciato di eresia).
Mentre il Medio Evo si preoccupò dei peccati violenti, l'epoca moderna si concentrò sulla pigrizia. Gli effetti si videro molto dopo (dagli anni '60 del '900 si passò da "lavoro per vivere" a "voglio far bene il mio lavoro").
Intanto l'orizzonte si allargava. Venivano scoperti continenti, gli orologi diventavano precisi, si scoprivano pianeti e satelliti nel Sistema Solare. Il mondo diventava piccolo e rumoroso.
I modelli (e quindi le potenze egemoniche) si susseguirono, aumentando produzione e velocità. Gli USA rimpiazzarono il Regno Unito (capitalismo industriale VS capitalismo manageriale). Timidi i tentativi inglesi di fermare questo passaggio anche a causa dall'esuberanza tedesca (quando l'asse mondiale sarà in Oriente, I e II Guerra Mondiale potranno diventare un unicum a capitoli - come le Guerre Puniche).
Oggi assistiamo a una nuova fase: l'economia-mondo sposta il baricentro in Cina con tutte le convulsioni conseguenti (crisi geopolitica, ambientale sanitaria). Quando un sistema crolla non ci sono margini.
Il superamento è avvenuto rapidamente, quasi silenzioso.
Dobbiamo ricordare la Guerra del Peloponneso che sfiancò Atene e Sparta e da cui scaturì la supremazia tebana.
Uomini che si spostavano dalle campagne (abbandonando i ritmi delle stagioni e delle festività immutabili dalla Preistoria), macchine a vapore, energia, produzione, accumulazione, consumi.
Ci sono due filoni sull'origine del capitalismo.
Uno lo fa risalire all'Inghilterra, alla chiusura dei campi e a una migliore gestione degli stessi; un altro ai processi bancario-commerciali che a partire dal '200, si diffusero dalle città italiane, fiamminghe e in minor misura catalane e tedesche.
La nascita del capitalismo fu fenomeno complesso e perciò multifattoriale. Come tutti i processi sociali, esso passò attraverso una lenta accumulazione di idee e fatti che alla lunga crearono un clima, una temperie culturale.
Va smentita la sola origine anglosassone, favorendo una lettura storica, lenta evoluzione di una tendenza in atto in vari centri dell'Eurasia e in Africa settentrionale, nel Golfo di Guinea e nelle coste dell'Oceano Indiano. Il fenomeno fu policentrico e caratterizzato dalla convergenza di accumulazione mercantile e agraria (non dimentichiamo i finanziamenti che genovesi e olandesi portarono a Londra, spostando l'asse verso il Mar del Nord).
Il tessile fu settore di spietata concorrenza tra Olanda e Inghilterra.
Non si possono separare con un taglio netto il fenomeno mercantile e agrario. Le due sfere si spinsero a vicenda e furono associate ad alcune coincidenze (la mentalità olandese aperta e dinamica attecchì in Inghilterra; la pirateria di Stato diffuse la tendenza all'azzardo; il denaro diventò tempo, concetto che nel Medio Evo sarebbe stato tacciato di eresia).
Mentre il Medio Evo si preoccupò dei peccati violenti, l'epoca moderna si concentrò sulla pigrizia. Gli effetti si videro molto dopo (dagli anni '60 del '900 si passò da "lavoro per vivere" a "voglio far bene il mio lavoro").
Intanto l'orizzonte si allargava. Venivano scoperti continenti, gli orologi diventavano precisi, si scoprivano pianeti e satelliti nel Sistema Solare. Il mondo diventava piccolo e rumoroso.
I modelli (e quindi le potenze egemoniche) si susseguirono, aumentando produzione e velocità. Gli USA rimpiazzarono il Regno Unito (capitalismo industriale VS capitalismo manageriale). Timidi i tentativi inglesi di fermare questo passaggio anche a causa dall'esuberanza tedesca (quando l'asse mondiale sarà in Oriente, I e II Guerra Mondiale potranno diventare un unicum a capitoli - come le Guerre Puniche).
Oggi assistiamo a una nuova fase: l'economia-mondo sposta il baricentro in Cina con tutte le convulsioni conseguenti (crisi geopolitica, ambientale sanitaria). Quando un sistema crolla non ci sono margini.
Il superamento è avvenuto rapidamente, quasi silenzioso.
Dobbiamo ricordare la Guerra del Peloponneso che sfiancò Atene e Sparta e da cui scaturì la supremazia tebana.