Papa Francesco non sta bene e, se piove come tuona, non ha certo vita lunga davanti a sé. Poi per carità, qualsiasi uomo di buon cuore, anche a non stimarlo eccessivamente come nel mio personale e insignificante caso, gli augura di salvarsi e di campare a lungo. Ma quando si parla di insufficienza renale e di sepsi, di solito manca poco. E' inevitabile dunque, vista l'età ormai prossima ai novanta, poter già farsi un'idea di cosa è stato il suo pontificato e magari chiedersi cosa aspettarsi dopo di lui.
Per quanto mi riguarda, come ho scritto altre volte, mentre nell'innamoramento sono estremamente razionale, cauto e diffidente, viceversa i colpi di fulmine con me funzionano al contrario: con me, il disprezzo e la disistima nascono a prima vista. E, in questo senso, con Bergoglio, il colpo di fulmine è stato immediato: sin dal primo momento, guardandolo negli occhi, e conoscendo la tradizione gesuitica dalla quale proveniva - in fondo, mi sono diplomato in un liceo di gesuiti - sapevo che avremmo avuto un pontificato grillino che, come l'originale, si sarebbe caratterizzato per un populistico richiamo alla semplicità e ad una grande comunicativa. Dietro questa narrazione, si nasconde sempre la mano di un potere molto più forte che, facendo leva sull'invidia del popolino, lo convince che una politica più povera sia, per ciò stesso, più forte, per togliergli ulteriori risorse. E si spera che la pletora di grillini vendutisi alla partitocrazia abbia smontato per sempre questa baggianata.
D'altra parte, bisogna anche dire che Papa Francesco non è lì per caso ma arriva nel momento più difficile della Chiesa dalla sua fondazione. E per quanto si possa disistimarlo, non ha inventato nessuno dei mali mortali di cui è affetta la Chiesa. Quali?
La crisi della Chiesa è politica e ha a che fare con un illuminismo mal gestito, che ha provocato una progressiva secolarizzazione degli stati - che hanno in tutti i modi cercato di togliere potere dapprima allo Stato Pontificio e poi al Vaticano - e dunque dei popoli. Se i vari Papi che si sono succeduti hanno cercato di adeguarsi ai tempi, è stato soltanto perché non potevano fare altrimenti. L'alternativa, per la Chiesa, era di arroccarsi sulla cosiddetta Tradizione. Con quale risultato? Che essa sarebbe stata rapidamente distrutta. Molti tradizionalisti non capiscono che, pur avendo ragione dal punto di vista dottrinale, le teorie lefebvriane possono funzionare ad una sola condizione: se chi dissente viene bruciato vivo in un rogo oppure impiccato. Certo, se Putin e il patriarca russo suonano la stessa musica, la cosa può funzionare. Ma una Chiesa senza protezione politica - perché oltre Ventimiglia, è in assoluto l'istituzione più vilipesa dai satiri e più perseguitata dai nemici - di fatto verrebbe rapidamente scalzata a sinistra dalle varie confessioni protestanti che, per quanto di gran lunga più sporche della Chiesa, riescono a "vendersi" molto meglio in una realtà secolarizzata, e a destra dalle ortodossie slave che, potendo disporre dell'alleanza col potere politico, possono ancora mantenere intatta la propria natura. Ad ogni buon conto, nessuno vieta oggi al nostro tradizionalista di andare nelle numerose chiese dove si fa ancora la messa in latino - una di queste, per dire, sta a Barra, a duecento metri da casa mia - o di praticare i precetti della dottrina, purché non imponga le sue idee al prossimo. Il problema non è tanto che la messa si sia modernizzata ma che, in generale, al di fuori delle parrocchie, nessuno vive seguendo pedissequamente i dettami della Bibbia e del Vangelo. Piaccia o meno, le cose stanno così. Anche - e a maggior ragione - quelli che si definiscono credenti, vivono nel peccato, anche mortale, ritenendo normalissime cose che per la Chiesa, un tempo, avrebbero significato scomunica e rogo e che - per fortuna aggiungo - la laicità delle istituzioni consente che rimangano invece una personale scelta di vita.
Di conseguenza, chi tifa per la morte di Bergoglio, auspicando che il prossimo Papa sia migliore, a mio avviso si illude. Il nuovo pontefice si infilerà nell'imbuto di una società materialistica che mal sopporta qualsiasi discorso sulla trascendenza e sarà costretto, come quello attuale, a prendere posizioni che dipenderanno anche dal clima geopolitico internazionale. Sono assolutamente convinto che Papa Francesco - che può essere la persona più sgradevole del mondo ma se è arrivato dov'è non è certo stupido - sia il primo ad essere cosciente di quanto le teorie moderniste siano mortali per la sopravvivenza dell'ideologia cristiana. Ma è anzitutto un capo politico che non deve rendere conto soltanto a Dio di ciò che predica, ma anche delle tantissime istituzioni che, se la Chiesa venisse distrutta, crollerebbero con essa.
Per cui, ci sono due possibilità. Che il nuovo Papa sia una sorta di Francesco II o, se preferite, Giovanni XXIV. Oppure un restauratore, un Benedetto XVII, un Pio XIII.
Partiamo da quest'ultima ipotesi: il nuovo Papa è un serio credente che piace ai tradizionalisti, arriva al soglio di San Pietro e cosa fa? Si mette le mani nei capelli. La comunità dei credenti nella migliore delle ipotesi non è osservante e non crede ai dogmi. A quel punto, il nostro pontefice tradizionalista dovrebbe dare l'ordine ai preti di ribadire solennemente che le seghe sono proibite, che chi fornica oppure copula al di fuori del matrimonio, se non si pente, va all'inferno assieme a mafiosi e pedofili e che il prete negherà l'assoluzione a chiunque sia colpevole di prendersi il pisello in mano per sfogare i "periodi di magra". Quale sarà il risultato? Chiese letteralmente svuotate. Un Papa deve capire che nessun fedele accetta di essere messo all'inferno assieme a Totò Riina e Luigi Chiatti - che anzi, per costoro, i preti ci dicono che "non dobbiamo giudicarli" - solo perché ha osato fare sesso prima del matrimonio, per giunta senza eiaculare nel più sacro dei pertugi della sua compagna. Il problema è che un Papa che, invece, riaffermasse queste cose, non farebbe altro che ribadire la dottrina della Chiesa, che è esattamente questa: il sesso fuori dal matrimonio e non finalizzato alla riproduzione è peccato mortale e chi non si pente va all'inferno. Piaccia o meno.
Oppure c'è l'ipotesi di un Francesco II, al quale basterà proseguire la strada tracciata dal I e aprirsi ad un popolo di miscredenti a propria insaputa, incapaci di distinguere il cristianesimo da Scientology, o dall'Ecologismo, o dall'ONU o dalla political correctness. Magari avremo preti donne, suori maschi, papesse, transessuali, liquidando ora e per sempre la dottrina: Gesù è stato soltanto un profeta, i sacramenti sono un retaggio del passato e Dio non si sa se esista ma noi lo speriamo. L'unica dottrina sarà "Volemose bene" sempre sperando che ci sia qualcuno disposto a produrre ricchezza ben sapendo che gli verrà rapinata. Il nuovo Papa non andrà da Fazio ma direttamente al Grande Fratello. E non farà Sister Act 3 ma sarà un concorrente dell'Isola dei Famosi. E per i peccati? Rivolgersi ai magistrati.
Il problema della Chiesa è, forse, insanabile. Si tratta soltanto di decidere se farla morire di morte violenta con un Papa credente o di lento dissanguamento con un papa alla moda. Perché quando non si crede più all'anima immortale, si finisce per credere a tutte le scemenze più in voga del periodo.
Del resto, il Cristianesimo è stato molto più danneggiato dalla banalizzazione e dalle idolatrie che da Lutero. Infatti a Lutero sopravvisse.
Per quanto mi riguarda, come ho scritto altre volte, mentre nell'innamoramento sono estremamente razionale, cauto e diffidente, viceversa i colpi di fulmine con me funzionano al contrario: con me, il disprezzo e la disistima nascono a prima vista. E, in questo senso, con Bergoglio, il colpo di fulmine è stato immediato: sin dal primo momento, guardandolo negli occhi, e conoscendo la tradizione gesuitica dalla quale proveniva - in fondo, mi sono diplomato in un liceo di gesuiti - sapevo che avremmo avuto un pontificato grillino che, come l'originale, si sarebbe caratterizzato per un populistico richiamo alla semplicità e ad una grande comunicativa. Dietro questa narrazione, si nasconde sempre la mano di un potere molto più forte che, facendo leva sull'invidia del popolino, lo convince che una politica più povera sia, per ciò stesso, più forte, per togliergli ulteriori risorse. E si spera che la pletora di grillini vendutisi alla partitocrazia abbia smontato per sempre questa baggianata.
D'altra parte, bisogna anche dire che Papa Francesco non è lì per caso ma arriva nel momento più difficile della Chiesa dalla sua fondazione. E per quanto si possa disistimarlo, non ha inventato nessuno dei mali mortali di cui è affetta la Chiesa. Quali?
La crisi della Chiesa è politica e ha a che fare con un illuminismo mal gestito, che ha provocato una progressiva secolarizzazione degli stati - che hanno in tutti i modi cercato di togliere potere dapprima allo Stato Pontificio e poi al Vaticano - e dunque dei popoli. Se i vari Papi che si sono succeduti hanno cercato di adeguarsi ai tempi, è stato soltanto perché non potevano fare altrimenti. L'alternativa, per la Chiesa, era di arroccarsi sulla cosiddetta Tradizione. Con quale risultato? Che essa sarebbe stata rapidamente distrutta. Molti tradizionalisti non capiscono che, pur avendo ragione dal punto di vista dottrinale, le teorie lefebvriane possono funzionare ad una sola condizione: se chi dissente viene bruciato vivo in un rogo oppure impiccato. Certo, se Putin e il patriarca russo suonano la stessa musica, la cosa può funzionare. Ma una Chiesa senza protezione politica - perché oltre Ventimiglia, è in assoluto l'istituzione più vilipesa dai satiri e più perseguitata dai nemici - di fatto verrebbe rapidamente scalzata a sinistra dalle varie confessioni protestanti che, per quanto di gran lunga più sporche della Chiesa, riescono a "vendersi" molto meglio in una realtà secolarizzata, e a destra dalle ortodossie slave che, potendo disporre dell'alleanza col potere politico, possono ancora mantenere intatta la propria natura. Ad ogni buon conto, nessuno vieta oggi al nostro tradizionalista di andare nelle numerose chiese dove si fa ancora la messa in latino - una di queste, per dire, sta a Barra, a duecento metri da casa mia - o di praticare i precetti della dottrina, purché non imponga le sue idee al prossimo. Il problema non è tanto che la messa si sia modernizzata ma che, in generale, al di fuori delle parrocchie, nessuno vive seguendo pedissequamente i dettami della Bibbia e del Vangelo. Piaccia o meno, le cose stanno così. Anche - e a maggior ragione - quelli che si definiscono credenti, vivono nel peccato, anche mortale, ritenendo normalissime cose che per la Chiesa, un tempo, avrebbero significato scomunica e rogo e che - per fortuna aggiungo - la laicità delle istituzioni consente che rimangano invece una personale scelta di vita.
Di conseguenza, chi tifa per la morte di Bergoglio, auspicando che il prossimo Papa sia migliore, a mio avviso si illude. Il nuovo pontefice si infilerà nell'imbuto di una società materialistica che mal sopporta qualsiasi discorso sulla trascendenza e sarà costretto, come quello attuale, a prendere posizioni che dipenderanno anche dal clima geopolitico internazionale. Sono assolutamente convinto che Papa Francesco - che può essere la persona più sgradevole del mondo ma se è arrivato dov'è non è certo stupido - sia il primo ad essere cosciente di quanto le teorie moderniste siano mortali per la sopravvivenza dell'ideologia cristiana. Ma è anzitutto un capo politico che non deve rendere conto soltanto a Dio di ciò che predica, ma anche delle tantissime istituzioni che, se la Chiesa venisse distrutta, crollerebbero con essa.
Per cui, ci sono due possibilità. Che il nuovo Papa sia una sorta di Francesco II o, se preferite, Giovanni XXIV. Oppure un restauratore, un Benedetto XVII, un Pio XIII.
Partiamo da quest'ultima ipotesi: il nuovo Papa è un serio credente che piace ai tradizionalisti, arriva al soglio di San Pietro e cosa fa? Si mette le mani nei capelli. La comunità dei credenti nella migliore delle ipotesi non è osservante e non crede ai dogmi. A quel punto, il nostro pontefice tradizionalista dovrebbe dare l'ordine ai preti di ribadire solennemente che le seghe sono proibite, che chi fornica oppure copula al di fuori del matrimonio, se non si pente, va all'inferno assieme a mafiosi e pedofili e che il prete negherà l'assoluzione a chiunque sia colpevole di prendersi il pisello in mano per sfogare i "periodi di magra". Quale sarà il risultato? Chiese letteralmente svuotate. Un Papa deve capire che nessun fedele accetta di essere messo all'inferno assieme a Totò Riina e Luigi Chiatti - che anzi, per costoro, i preti ci dicono che "non dobbiamo giudicarli" - solo perché ha osato fare sesso prima del matrimonio, per giunta senza eiaculare nel più sacro dei pertugi della sua compagna. Il problema è che un Papa che, invece, riaffermasse queste cose, non farebbe altro che ribadire la dottrina della Chiesa, che è esattamente questa: il sesso fuori dal matrimonio e non finalizzato alla riproduzione è peccato mortale e chi non si pente va all'inferno. Piaccia o meno.
Oppure c'è l'ipotesi di un Francesco II, al quale basterà proseguire la strada tracciata dal I e aprirsi ad un popolo di miscredenti a propria insaputa, incapaci di distinguere il cristianesimo da Scientology, o dall'Ecologismo, o dall'ONU o dalla political correctness. Magari avremo preti donne, suori maschi, papesse, transessuali, liquidando ora e per sempre la dottrina: Gesù è stato soltanto un profeta, i sacramenti sono un retaggio del passato e Dio non si sa se esista ma noi lo speriamo. L'unica dottrina sarà "Volemose bene" sempre sperando che ci sia qualcuno disposto a produrre ricchezza ben sapendo che gli verrà rapinata. Il nuovo Papa non andrà da Fazio ma direttamente al Grande Fratello. E non farà Sister Act 3 ma sarà un concorrente dell'Isola dei Famosi. E per i peccati? Rivolgersi ai magistrati.
Il problema della Chiesa è, forse, insanabile. Si tratta soltanto di decidere se farla morire di morte violenta con un Papa credente o di lento dissanguamento con un papa alla moda. Perché quando non si crede più all'anima immortale, si finisce per credere a tutte le scemenze più in voga del periodo.
Del resto, il Cristianesimo è stato molto più danneggiato dalla banalizzazione e dalle idolatrie che da Lutero. Infatti a Lutero sopravvisse.
Franco Marino
𝑪𝒉𝒆 𝒎𝒆𝒕𝒕𝒊𝒂𝒕𝒆 𝒍𝒊𝒌𝒆 𝒔𝒖 𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑, 𝒔𝒖 𝑻𝒆𝒍𝒆𝒈𝒓𝒂𝒎 𝒐 𝒔𝒖 𝑭𝒂𝒄𝒆𝒃𝒐𝒐𝒌, 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒆𝒓𝒗𝒆 𝒂 𝒏𝒖𝒍𝒍𝒂. 𝑰𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒆𝒕𝒆𝒗𝒊 𝒆 𝒎𝒆𝒕𝒕𝒆𝒕𝒆 𝒍𝒊𝒌𝒆 𝒏𝒆𝒍𝒍'𝒂𝒓𝒕𝒊𝒄𝒐𝒍𝒐 𝒎𝒂 𝒔𝒖 𝑳𝒂 𝑮𝒓𝒂𝒏𝒅𝒆 𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂! 𝑮𝒓𝒂𝒛𝒊𝒆!