Chiunque sappia davvero di diritto - perché è un addetto ai lavori - sa benissimo che nelle aule giudiziarie, tra assoluzioni dall'accusa di stupro perché il jeans della vittima non era troppo stretto, e altre minchiate del genere, di materiale per violentare la logica ce n'è eccome. E se io posso rivendicare la mia innocenza in una determinata circostanza processuale, se acchiappo il giudice che ragiona diversamente, sono nei guai.
I processi sono estremamente più complessi di quanto un giornalismo tendente alla somaraggine e alcune diseducative fiction avvocatesche tentino di far credere.
Tanto per cominciare, bisogna sapere a memoria atti e carte processuali. Poi c'è l'estrema complessità della procedura. E infine c'è la mancanza di comprensione di quanto l'elemento umano sia molto più importante dei codici, tanto che nell'antica Roma, i bravi avvocati, prima di essere scienziati del diritto, erano abilissimi oratori, perché non bastava essere dalla parte del giusto per la legge, bisognava convincere i giudici, che della stessa potevano anche fregarsene.
Così spesso mi trovo a stupirmi di quanta superficialità ci sia nel commentare la vicenda di Sinner, sia dall'angolazione degli innocentisti che da quella dei colpevolisti.
E allora proveremo a riassumere il tutto in qualche punto, sperando di fare chiarezza.

Primo: Sinner non si è dopato. I quantitativi del Clostebol erano così bassi che non avrebbero potuto incidere sulla qualità delle sue prestazioni comunque rimaste elevatissime anche quando, dopo che è venuto alla luce il tutto, questo ragazzo ha vinto due Slam, due Masters, gli ATP Finals e la seconda Coppa Davis consecutiva. Numeri mostruosi che oltre a dimostrare il fatto che se Jannik riuscirà a buttarsi alle spalle questa storia, per dieci anni il numero uno sarà lui, chiariscono che i risultati li sa produrre senza aiuti di alcun tipo, anche perché sarebbe stato un pirla a prendere sostanze proibite proprio in un momento in cui aveva i riflettori su di lui. In discussione non è il fatto che non abbia assunto volontariamente sostanze ma che non abbia vigilato su Naldi e Ferrara, responsabili di averlo contaminato mentre gli facevano i massaggi che avrebbero fatto entrare la sostanza proibita nel suo corpo. I due, del resto, si sono assunti correttamente la responsabilità della cosa e hanno pagato con l'inevitabile licenziamento da parte dell'atleta di San Candido.

Secondo: la verità giudiziaria non necessariamente coincide con quella storica. Molti scrivono che "patteggiando si ammette la colpa". E questa è una sesquipedale scemenza, tipica di chi non ha mai avuto a che fare - per sua fortuna - con un processo. Prima di tutto, essere indagati e imputati un procedimento giudiziario è una sciagura, tanto che l'avvocato Giulia Bongiorno diceva in un'intervista che ai suoi clienti, non appena entrano nel suo studio, la prima cosa che dice loro è di fare conto che gli sia stato appena diagnosticato un cancro. Dal Dicembre del 2024 sono impelagato in un procedimento giudiziario e, in appena due mesi, questa faccenda mi ha letteralmente distrutto, sia sul piano della serenità che della forza fisica. Non oso pensare a cosa accadrebbe se si andasse a giudizio. E non riesco a capire come Sinner sia riuscito non soltanto ad andare avanti ma anche a farlo da rullo compressore. O si è inoculato un qualcosa di dopante che agisce sull'umore, oppure questo ragazzo è stato creato dall'intelligenza artificiale. O io, che pure di situazioni brutte ne ho vissute e pensavo di essere forte, in realtà sono fatto di pastafrolla ed è normale Jannik e io no. Chissà. Sta di fatto che il patteggiamento permette a chi, pur sapendo di non aver fatto nulla, ritiene di non essere in grado di dimostrare la propria estraneità alle accuse, di uscire da una roulette russa che può rivelarsi un bagno di sangue sotto tutti i punti di vista. Nel caso di Sinner, poi, le norme quelle sono. Se la regola stabilisce che un tennista è responsabile del comportamento dei suoi collaboratori, due sono le possibilità. O il TAS lo punisce laddove l'accusato non riuscisse a smontare la tesi della negligenza, oppure lo assolve, di fatto togliendo ogni (residuo di) autorevolezza alla WADA. Che certamente è criticabile per tantissime cose ma che comunque, almeno sul piano teorico, si occupa di una funzione di fondamentale importanza, ossia perseguire chi commette illeciti relativi al doping e che, quindi, dall'assoluzione di Sinner, probabilmente avrebbe ricevuto il colpo del KO alla propria, già compromessa, credibilità. Se il buonsenso suggerisce che nessun tennista, specie se non ha i soldi di un campione, possa creare una squadra di investigatori che vigili sulla fedeltà del suo staff (che potrebbe doparlo perché pagato sotto banco da qualche rivale) e che quindi il tema della cosiddetta negligenza andrebbe quantomeno rivisto, è anche vero che comunque fin quando le regole - idiote, stupide, ridicole quanto si vuole - saranno quelle, la squalifica è inevitabile. Jannik, ripetiamo, innocente in merito all'accusa di assunzione volontaria, comunque la leggerezza l'ha commessa, è stato giustamente punito ma, patteggiando, ha semplicemente scelto il male minore, con uno stop di lieve entità che non mette in discussione la sua posizione di vertice nella classifica e che è stata così ridotta perché comunque è escluso il dolo. Se il rischio fosse stato di sei mesi, valeva la pena non patteggiare. Ma se fosse stato costretto a fermarsi per uno o due anni, avrebbe rischiato di perdere molto di più oltre al fatto che essere ai primissimi posti, permette di poter godere di un sorteggio privilegiato che in pratica ti garantisce quasi sempre di arrivare liscio quantomeno ai quarti di finale di ogni Slam. La scelta è stata saggia.

Terzo: la colpa della struttura dell'Antidoping per come è, sommario, aggressivo, colpevolista, è dell'ignoranza del popolino, compresi coloro che oggi, giustamente, frignano perché Sinner è stato squalificato. Quando dopo Tangentopoli, in questo Paese, sull'onda dell'indignazione popolare - cavalcata dalla CIA per far fuori Craxi e Andreotti che stavano per fare riforme importanti per l'assetto istituzionale dell'Italia - fu svirilizzata l'immunità parlamentare, gli indignati si illudevano che, in questo modo, si sarebbero "puniti i politici ladri", non immaginando che la possibilità da parte di un deputato o di un senatore di non essere processato, non risponde alla "volontà della casta di tutelarsi", ma semplicemente vuole impedire che il potere giudiziario - potenzialmente corrotto o ricattato da qualche potere sovranazionale - possa decidere di eliminare dal gioco politico qualche parlamentare.
In tal senso, tanto il giustizialismo quanto l'Antidoping attaccano il carro dove vuole il padrone. Se l'ebete socialaro, che le sue competenze di diritto se l'è fatte vedendo Chi l'ha visto e si è riempito di somaraggini giornalistiche come "avviso di garanzia", "reato penale", "in dubio pro reo", o addirittura di derivazione giudiziaria come "gli innocenti sono colpevoli che non sono mai stati scoperti", o "non poteva non sapere", oppure è convinto che un povero disgraziato sia colpevole a prescindere "perché ha lo sguardo di ghiaccio", poi non può frignare se la volta dopo gli toccano l'idolo sportivo o qualche familiare. I tribunali sportivi sono sommari perché sommaria è l'esigenza della massa di vedere la carne viva dell'imbroglione da linciare, ignorando che, quando si parla di doping, il Pogba, lo Schwazer o l'Ivan Basso non sono certo le figure apicali e che, anzi, c'è tutto un sistema a monte che si nutre della facile punibilità dell'atleta a fronte della totale impunità dei medici complici. Qualcuno può realmente credere alla bubbola che Lance Armstrong l'abbia fatta franca per ben sette Tour de France, senza che emergesse anche solo un indizio della sua colpevolezza, il tutto quando poi hanno frenato per moltissimo meno altri atleti? E il tutto ben sapendo che Armstrong, notoriamente paziente oncologico, per forza di cose doveva assumere delle sostanze che gli permettessero un recupero diverso rispetto a quello degli atleti sani? Libera la gente di crederci. Io non ci credo.

In sintesi, Sinner è colpevole di negligenza e quindi la squalifica è inevitabile. Ha saggiamente scelto di patteggiare, il fatto che gli siano stati dati solo tre mesi dimostra che il TAS ha capito la sua sostanziale buonafede, peraltro apparsa chiarissima a chiunque, tranne a quel cretino di Kyrgios che è arrabbiato con lui perché Sinner si scopa la sua ex.
Che poi la lotta al doping si conduca in maniera sbagliata e con zero rispetto per l'imputato di turno, su questo non ci piove.
Almeno, è finita una storia ridicola. Che però non vede vincitori ma un grande vinto: l'Antidoping.


Franco Marino


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Sinner era già stato punito in prima istanza (aveva perso comunque i risultati e i relativi punti conseguiti nel raggiungimento della semifinale a Indian Wells, nonché il montepremi guadagnato, di 320.000 dollari). Ma, non contenta, la Wada, ha impugnato la sentenza ed alla fine si è arrivati a questo accordo, che salva sì capra e cavoli, ma rimane una porcata. Senza contare che su altri atleti (vedi il caso del 2016 a Rio De Janeiro, con degli hacker che avevano violato gli archivi Wada mostrando che le Sorelle Williams ed altri atleti USA avevano fatto uso di sostanze illecite giustificate da certificati di approvazione per uso terapeutico) vige la più totale "intoccabilità"
 

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Franco Marino
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