Tra i motivi per cui non parlo più della questione palestinese, ce n'è uno che ho già scritto: questa vicenda tende a raccogliere, più di altre - e specialmente in questo momento - la categoria dei tifosi, che ho sempre mal sopportato.
E il problema di quando si ha a che fare con un ultrà - ho frequentato per anni quel mondo e ne conosco le logiche bacate - è che è impossibile qualsiasi discorso razionale. Se l'ultrà troglodita ha deciso che "De Laurentiis è un pappone", non basterà che vinca la Champions, come del resto non è bastato che abbia riportato lo scudetto a Napoli dopo trentatré anni: troverà sempre qualcosa che avvalori la sua tesi, tipo che De Laurentiis avrebbe dovuto trasformare il golfo di Napoli in un'immensa enoteca piena di vino.
C'è poi un'altra ragione, sorella ma non gemella: la geopolitica si presta, come nessun altro argomento, ad avvalorare la tesi - moralistica ma storicamente e materialmente falsa - che la storia sia fatta di "gente che ha ragione e che ha torto" e non di "vincitori e vinti".
E questo si vede proprio nella vicenda palestinese.

L'autolesionismo e l'insipienza di Hamas - derivante dal basso livello intellettuale medio dei palestinesi di Gaza - non è niente di nuovo nella storia e fu qualcosa che rischiò di distruggere anche l'Impero Romano. Quando Quinto Fabio Massimo - noto a tutti come "il Temporeggiatore", che visse, circa 2240 anni fa, in un mondo occidentale che aveva la stessa idea della guerra che ha Hamas - si ritrovò a dover sventare la minaccia cartaginese, dovette affrontare, come primo nemico, l'ignoranza del popolo romano, convinto che la guerra si faccia per "fare la sceneggiata" di essere bellicosi, mentre il saggio console sapeva bene che l'unico scopo di una guerra è, sic et simpliciter, la vittoria finale. All'inizio, Quinto Fabio Massimo venne visto come un vigliaccone che aveva paura di scontrarsi frontalmente col nemico, gliene dissero di tutti i colori, effeminato, eunuco, vigliacco. Poi quando il comando viene dato ad uno "con le palle" come il rozzo Varrone, il risultato di questa sovrabbondanza testosteronica fu la disfatta di Canne ad opera di Annibale. Col risultato che poi i romani riaffidarono, in gran segreto, il comando a Quinto Fabio Massimo che poi, grazie alla tecnica del temporeggiamento, vinse.
Parabola significa: non ha mai senso porsi il problema di chi "abbia ragione" tra le due parti di un qualsiasi conflitto. Chi ha contatti e amicizie non soltanto in ambedue le fazioni ma anche tra gli autoctoni di un conflitto - vale per la vicenda palestinese ma anche per il Donbass - potrà notare come, fin quando non si toccano certi argomenti, siano persone normalissime e, in alcuni casi, deliziosissime. Ho amici russi ed ucraini, israeliani e palestinesi, gente come noi, che ha i nostri stessi interessi e problemi. Se però succede di spingersi a toccare certi argomenti, la prima esperienza avvilente che si vivrà è di osservare come israeliani e comunità ebraiche vantino un diritto divino che autorizza Israele a fare le cose che fa, nefandezze comprese e come i palestinesi, a loro volta, vantino un diritto divino che li portano a fare le cose che fanno, nefandezze comprese, di come gli ucraini siano convinti che Putin sia un mafioso oppressore e di come i russi siano convinti che il mafioso oppressore sia Zelensky, in un delirio la cui somma è zero, al quale nessuna persona razionale e di buonsenso non coinvolta nella questione presterebbe più di un minuto di attenzione. Il che è normalissimo in uno stato di guerra, soprattutto da parte di chi il conflitto lo vive in prima persona. Ma proprio perché si è in questa situazione, è strano che nessuno di questi signori, invece di pretendere la ragione - che, come è noto, è dei fessi - si ponga una questione, invero molto banale: come vincere questa guerra una volta e per tutte? Perché qui due sono le cose: o si arriva ad una pace definitiva oppure uno dei due deve avere la forza di sopprimere l'altro. Indipendentemente da chi abbia ragione. Non ci sono terze vie. Il concetto che nel diritto internazionale esistano torti e ragioni e non rapporti di forza, è tipicamente europeo e principalmente italiano. Avendo l'Italia perso una guerra ed essendosi ritrovata più ricca di quando la iniziò - nonostante la Storia dica che, normalmente, quando si perde una guerra, si perda tutto - ed essendo finita, come del resto tutta l'Europa, sotto la tutela di due potenze mondiali come gli USA e la fu URSS, molti si sono convinti che esista una sorta di legge universale per la quale esistono "ragioni e torti" - che coincidono con gli interessi del padrone di turno - e non semplicemente rapporti di forza che orientano un conflitto in un senso o nell'altro. Così, quando una simpatizzante di Hamas - una di quelle che sui social sa parlare solo di quello e che sembra esistere solo per perorare la causa palestinese - mi dice, in privato, che "i palestinesi hanno ragione perché esiste il diritto all'autodeterminazione dei popoli che Israele brutto e cattivo sta impedendo", non mi resta che ricordarle, semplicemente, che il diritto internazionale è carta straccia di fronte ai rapporti di forza, i quali dicono che Israele è troppo più forte dei palestinesi che, quindi, non avranno mai il proprio stato fin quando non ribalteranno la situazione e costringendo da un lato alleati abili a "vendersi la chiacchiera" ma che, ad oggi, non sprecherebbero un dollaro e un uomo per la causa palestinese (che usano solo in funzione antiamericana) a fare invece cose concrete, e dall'altro Israele a venire a patti con loro. Gli israeliani, dice la propaganda palestinese, stanno praticando un "genocidio del popolo palestinese". Ed anche ammesso che sia vero, tutto questo ha un nome ben preciso: guerra. Le guerre sono brutte proprio per questo. Quando due popoli occupano un determinato territorio con determinate risorse e non si mettono d'accordo su come ripartirsele, succederà che un popolo cercherà di sopprimere l'altro, se possibile sterminandolo, *come è sempre accaduto nella storia*. Appurato che i palestinesi vengono falcidiati giornalmente da Israele, il punto è capire cosa fare da grandi: continuare a farsi falcidiare frignando e chiamando Mamma ONU, Babbo Putin o Iran (che se ne fottono e si limitano solo a sgridare l'altro bambino) oppure fortificarsi. E se consideriamo che Hamas, nata in contrapposizione all'OLP e dunque alla buonanima di Arafat, prende sistematicamente botte da quando è stata fondata - e ormai sono quasi quarant'anni, al punto che molti analisti sostengono che sia una creatura israeliana per delegittimare le ragioni palestinesi - la cosa più ragionevole da dire è che, forse, questo modo di perorare la propria causa sia fallimentare, visto che gli attentati del 7 Ottobre compiuti da Hamas, indipendentemente dalle ragioni che li hanno ispirati, hanno ottenuto il risultato di scaraventare l'intera popolazione israeliana, compresa quella di sinistra, tra le braccia di Netanyahu, il quale ha avuto il destro per poter fare quel che sta facendo. Certificando, così, la sconfitta di Hamas.

In tal senso, i guru del marketing dicono - a ragione - che il miglior modo per diventare uomini di successo è ragionare come ragionano gli uomini di successo, copiandoli. E la prima cosa da capire è che il procedimento di creazione di una nazione richiede, spesso, decenni se non secoli. Se prendiamo il popolo vincitore per eccellenza, questo è proprio Israele. Che non nasce perché gli ebrei si facevano saltare per aria nei vari posti del mondo dai quali venivano scacciati ma perché, ad un certo punto, Theodor Herzl, un ebreo austroungarico, decide di creare il cosiddetto sionismo, il cui scopo era giustappunto far nascere uno stato ebraico. Chiamò, così, a sé tutti i principali paperoni ebrei in giro per il mondo, convincendoli - con piena ragione - che un'integrazione con gli stati europei non sarebbe mai stata possibile, perché i soldi non fermano pallottole e manette, e che soltanto con la creazione di uno stato ebraico gli ebrei avrebbero potuto prosperare in santa pace. Herzl non fondò milizie armate, semplicemente capì che il suo progetto sarebbe riuscito soltanto se avesse agito di fino, disegnando e tessendo trame, infiltrando tutti i principali rami delle classi dirigenti di tutto il mondo, per orientarle a sostenere il suo progetto. Il resto lo fecero gli israeliani che, quando nel 1948 misero la prima pietra sull'effettivo stato ebraico, si dotarono di: a) Un servizio segreto potentissimo - il Mossad - capace non soltanto di andare ad uccidere personalmente tutti i terroristi della strage alle Olimpiadi di Monaco (e di prevedere in anticipo, per esempio, la strage dell'11 Settembre) ma anche di infiltrarsi nei gangli dei media e delle entità finanziarie di tutto il mondo, così da fare pressioni sui governi nazionali per sostenere Israele. b) Un'arma atomica che inducesse a miti consigli qualsiasi vicino di casa fastidioso. c) Una saldissima rete relazionale di alleanze, tali però da essere Israele stessa la parte forte. d) La capacità, grazie ad una forte impronta capitalistica, fondamentale per attrarre quei capitali che sarebbero poi confluiti nel futuro stato d'Israele, di dotare lo stato ebraico di un fortissimo potere economico.
Tutte queste cose hanno fatto sì che oggi Israele e il mondo ebraico siano praticamente intoccabili, il che va a loro merito.

Viceversa, i palestinesi non sono bene armati, non hanno una visione politica, sul piano economico sono imperniati sul solito socialismo panarabo che fa i conti senza l'oste, non hanno una visione politica che vada oltre il narcisismo dei capetti locali, mentre Herzl sapeva benissimo che non avrebbe visto la nascita di Israele e che questo non avrebbe dovuto influire sulla sua semina. E quanto a reti relazionali, non hanno mai saputo cattivarsi la simpatia degli alleati, salvo le circostanze in cui questi ultimi hanno demagogicamente strumentalizzato la causa palestinese per attaccare Israele e l'Occidente. La realtà è che oggi non esiste un paese del Medio Oriente, tra quelli arabi e quelli musulmani ma non arabi, disposto a battersi concretamente per i palestinesi e ad aiutarli. E quei pochi che lo hanno fatto, se ne sono pentiti quando hanno avuto a che fare con Hamas. Un episodio a caso, tra i tanti, che testimonia la scarsa lungimiranza del popolo palestinese: quando l’Iraq invase il Kuwait, i palestinesi, che ricevevano da quel paese degli aiuti straordinari, tifarono per Saddam. E questo perché? Perché tempo prima aveva sparato dei razzi su Israele. Risultato? Dall’oggi all’indomani i kuwaitiani smisero di sostenerli. In sostanza, Hamas perde perché non ha una strategia. Ha una serie di capetti narcisisti, in grado di eccitare i paesi bassi delle tante militanti socialare che, con la kefiah al collo e con un bagaglio di slogan precotti calati dall'alto, cianciano di faccende di cui non sanno nulla mentre si masturbano davanti al galletto di turno con la barba nera incolta, i tratti olivastri e l'aria di chi è pronto a riempirti di botte se non sei d'accordo con lui, ma che, di fronte alle armi israeliane, otterrà sempre il risultato di finire con i piedi davanti, tra i pianti delle vedove, subito pronte a trovare un altro eroe della resistenza, perché "chi per la Palestina muor, vissuto è assai".

In una guerra, la questione non è se tu abbia ragione o torto ma se vinci oppure no. Che è anche il motivo per cui non mi sono mai più di tanto interessato al tema delle foibe. Che furono certamente una cosa orribile ma accaduta perché l'Italia perse una guerra. E quando perdi, questo succede: il nemico fa di te quel che vuole. A quel punto, il problema non è se abbiano ragione gli italiani ad indignarsi o avessero ragione i titini ad infoibarli ma se siamo in grado di riconquistare l'Istria, la Dalmazia, Fiume e via discorrendo, vendicandoci. Analogamente, il problema di Hamas non è quello di essere un'organizzazione terroristica oppure no - la critica al "terrorismo" è puro moralismo - ma di essere dei perdenti, cioè gente destinata ad essere cancellata dalla storia, almeno fin quando non inizieranno a copiare chi, come Israele, le guerre le vince.
Alla Palestina manca un Herzl o un Quinto Fabio Massimo. Gente che sa come si costruisce uno Stato, una Nazione, un Popolo. E come si vince una guerra.


Franco Marino


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Comments

È da quando c’è Israele che non c’è più pace quindi questo mi porta a fare 2+2 , gli ebrei rompono le balle da quando esistono, furono perseguitati anche dai babilonesi quindi che vuol dire ? Erano “cattivissimi” i babilonesi oppure c’era qualcosa di più sotto?
Basta vedere cosa hanno combinato in Siria e come impunemente stiano prendendo territori siriani che non appartengono minimamente ad Israele ma che loro impunemente , sanno di poterlo fare ,continuano a fare …
Mi dispiace ma qui c’è un colpevole accreditato che è Israele , qui non regge alcuna scusa .
 
Non posso, a malincuore, che essere d'accordo.
Sono fondamentalmente un idealista convertito (per necessita`) al realismo.

- Giusto = conforme alle norme di comportamento scaturite da una "morale" condivisa (giusto <-> ingiusto)
- Giusto = efficace, corretto al fine del raggiungimento del risultato (giusto <-> sbagliato/errato)

E` evidente che in assenza di una "morale" condivisa che definisca quali siano i "giusti" comportamenti, e (contemporaneamente e soprattutto) in assenza di uno strumento sanzionatorio che efficacemente reprima i comportamenti "non conformi" e ristabilisca "la giustizia", vale solo la legge del piu` forte e la sua di "morale".

La realta`, nello specifico internazionale, ci ha dimostrato che ha sempre valso la legge del piu` forte.
 
Mah insomma, mi sembra un tantino menefreghista questo articolo. Si parla di pace poi quando c'è una guerra ce ne laviamo tutti le mani. La verità è che i Palestinesi han tutto il diritto di essere arrabbiati e cercare di espellere il nemico. Nemico che ha occupato dei territori di altri e ne vuole diventare padrone uccidendoli tutti. Io credo chela comunità internazionale abbia grosse responsabilità, dato che gli USA forniscono armi ad Israele. (Forse ci si dimentica che lo Stato si chiama Palestina, e che l'ONU più volte ha dichiarato illegittimo Israele). C'è un sentimento perverso e ostile verso i palestinesi, e nessuno fa niente. Dunque si rende lecito che chiunque in qualsiasi momento vada a casa d'altri, getti bombe, derubi tutti il popolo di ciò che ha senza che nessuno faccia nulla. Alla faccia dell'umanità.
 

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