Tutte le volte che un cretino - perché tale Luigi Mangione è - compare agli onori delle cronache, mi accorgo che provo sempre il medesimo scetticismo nei confronti di chi, sovraeccitato dalla propria noia quotidiana, tenta di trasformare un eroe di cartapesta in un riferimento dell'antisistema. E molti, conoscendo la mia convinzione che questo sistema non si bonifichi con le buone, rimangono perplessi quando, di fronte a fatti estremi come questo ma anche dinnanzi manifestazioni pacifiche come quella dei portuali, io tenda a vederle in maniera fortemente negative. Si può certamente dire che il fatto che molti abbiano esultato la dica lunga su come siano ridotti gli Stati Uniti, così pure come il fatto che sia morto il CEO di un'azienda di assicurazioni - con tutto ciò che si sente negli USA su come queste speculino sulla gente - non sia un così grande dolore, specie se capita di essere vittime di quello stesso sistema che ha rovinato la salute dell'attentatore.
Ma Luigi Mangione non è un eroe. Mai. Perché?
In generale, non ho alcun pregiudizio contro la violenza come metodo di lotta. Durante la pandemia, c'è stato un momento in cui se mi avessero proposto di entrare in un movimento di opposizione, anche violento, non avrei esitato. Quando affermo questo concetto, molti si fanno l'idea che io sia una sorta di esaltato che incita alla lotta armata, dimostrando di non conoscere la storia dell'umanità che evolve, purtroppo, anche e soprattutto attraverso eventi violenti. Quando, per esempio, si è convinti di vivere una tirannia, penso che nessuno sia così sciocco da pensare di scacciarla via con le votazioni. La Rivoluzione Francese - a cui dobbiamo la democrazia - fu un periodo dove si fecero morti e feriti, e quella Resistenza di cui molti si riempiono la bocca, senza saperne niente, si caratterizzò anche per la ferocia di molti delitti sommari.
Tutte queste cose - ripeto, purtroppo (prima che qualche fesso mi accusi di essere uno che incita alla violenza) - fanno parte della storia. Chi crede che cambiamenti epocali siano possibili senza spargimenti di sangue, senza uso della forza, evidentemente ha letto pochi libri. Il punto è quando questa vada esercitata. In questo senso, la paragono sempre ai sintomi di un tumore. Il cancro più terribile è quello al pancreas, non tanto perché lo sia di suo ma perché te ne accorgi solo quando ormai è troppo tardi, oltre al fatto che è un organo talmente ficcato all'interno che è difficile da operare. E' capitato ad un mio lettore. Stava benissimo, poi si fa una banalissima analisi di routine e scopre di avere un adenocarcinoma pancreatico: due mesi ed è morto.
La violenza stupida, quella degli idioti che sparano ad minchiam, si rende facilmente identificabile. Quella sana si manifesta quando, dopo aver silenziosamente metastatizzato il corpaccione malato da abbattere, si provvede ad eliminare le parti più esposte di ciò che si vuole sovvertire.
Parabola significa: Luigi Mangione, Unabomber, Breivik, Pallante, sono emeriti cretini che non hanno mai davvero capito che non esiste tiranno che non si regga sulla codardia di un popolo che, come si è visto anche col grillismo, a parole, dice di essere contro la casta, mentre ne cercano una nella quale intrupparsi, ed è, dunque, disposto ad obbedire al padrone, nell'illusione che, scegliendo tra la sicurezza e la libertà, non si perdano entrambe.
Questi personaggi non sono esempi positivi e non lo saranno mai, neanche *e a maggior ragione* se in teoria sembrano lottare per grandi ideali contro nemici reali.
Un vero rivoluzionario - e lo dico consapevole di quanto la cosa possa apparire paradossale e offensiva per le vittime (tra cui anche il sottoscritto che in passato si è dovuto difendere dal racket) - paradossalmente è il mafioso che, prima ancora di essere quello che smitraglia qualcuno dicendo "minchia" tutto il tempo, conquista il consensu sfruttando le patologie dello Stato. Non lo sarà mai il coglione che spara al CEO di una multinazionale del farmaco oppure che mette bombe che feriscono comuni cittadini, senza che ci sia un progetto politico a lunga scadenza.
Il fatto che molta gente applauda queste cose, dà l'idea di come i popoli non siano maturi per una vera rivoluzione, lasciando che l'ebete faccia la fesseria che lo consacrerà come ergastolano mentre loro possono fingere, inneggiando a lui, di essere suoi uomini.
Ecco, i rivoluzionari, se vogliono cambiare le cose, dovrebbero leggere la carriera criminale di Raffaele Cutolo, uno che certamente, quando occorse, usò anche la violenza, ma non fine a se stessa bensì funzionale ad un disegno dietro cui ovviamente c'era il narcisismo di un uomo che agiva spinto da quella naturale droga che è il potere, ma che aveva anche una dimensione sociale. Infatti, per molti suoi concittadini, Don Raffaè non era il camorrista dalla barba blu che andava in erezione se uccideva persone perbene ma un eroe che faceva il prepotente con i prepotenti.
Ma Luigi Mangione non è un eroe. Mai. Perché?
In generale, non ho alcun pregiudizio contro la violenza come metodo di lotta. Durante la pandemia, c'è stato un momento in cui se mi avessero proposto di entrare in un movimento di opposizione, anche violento, non avrei esitato. Quando affermo questo concetto, molti si fanno l'idea che io sia una sorta di esaltato che incita alla lotta armata, dimostrando di non conoscere la storia dell'umanità che evolve, purtroppo, anche e soprattutto attraverso eventi violenti. Quando, per esempio, si è convinti di vivere una tirannia, penso che nessuno sia così sciocco da pensare di scacciarla via con le votazioni. La Rivoluzione Francese - a cui dobbiamo la democrazia - fu un periodo dove si fecero morti e feriti, e quella Resistenza di cui molti si riempiono la bocca, senza saperne niente, si caratterizzò anche per la ferocia di molti delitti sommari.
Tutte queste cose - ripeto, purtroppo (prima che qualche fesso mi accusi di essere uno che incita alla violenza) - fanno parte della storia. Chi crede che cambiamenti epocali siano possibili senza spargimenti di sangue, senza uso della forza, evidentemente ha letto pochi libri. Il punto è quando questa vada esercitata. In questo senso, la paragono sempre ai sintomi di un tumore. Il cancro più terribile è quello al pancreas, non tanto perché lo sia di suo ma perché te ne accorgi solo quando ormai è troppo tardi, oltre al fatto che è un organo talmente ficcato all'interno che è difficile da operare. E' capitato ad un mio lettore. Stava benissimo, poi si fa una banalissima analisi di routine e scopre di avere un adenocarcinoma pancreatico: due mesi ed è morto.
La violenza stupida, quella degli idioti che sparano ad minchiam, si rende facilmente identificabile. Quella sana si manifesta quando, dopo aver silenziosamente metastatizzato il corpaccione malato da abbattere, si provvede ad eliminare le parti più esposte di ciò che si vuole sovvertire.
Parabola significa: Luigi Mangione, Unabomber, Breivik, Pallante, sono emeriti cretini che non hanno mai davvero capito che non esiste tiranno che non si regga sulla codardia di un popolo che, come si è visto anche col grillismo, a parole, dice di essere contro la casta, mentre ne cercano una nella quale intrupparsi, ed è, dunque, disposto ad obbedire al padrone, nell'illusione che, scegliendo tra la sicurezza e la libertà, non si perdano entrambe.
Questi personaggi non sono esempi positivi e non lo saranno mai, neanche *e a maggior ragione* se in teoria sembrano lottare per grandi ideali contro nemici reali.
Un vero rivoluzionario - e lo dico consapevole di quanto la cosa possa apparire paradossale e offensiva per le vittime (tra cui anche il sottoscritto che in passato si è dovuto difendere dal racket) - paradossalmente è il mafioso che, prima ancora di essere quello che smitraglia qualcuno dicendo "minchia" tutto il tempo, conquista il consensu sfruttando le patologie dello Stato. Non lo sarà mai il coglione che spara al CEO di una multinazionale del farmaco oppure che mette bombe che feriscono comuni cittadini, senza che ci sia un progetto politico a lunga scadenza.
Il fatto che molta gente applauda queste cose, dà l'idea di come i popoli non siano maturi per una vera rivoluzione, lasciando che l'ebete faccia la fesseria che lo consacrerà come ergastolano mentre loro possono fingere, inneggiando a lui, di essere suoi uomini.
Ecco, i rivoluzionari, se vogliono cambiare le cose, dovrebbero leggere la carriera criminale di Raffaele Cutolo, uno che certamente, quando occorse, usò anche la violenza, ma non fine a se stessa bensì funzionale ad un disegno dietro cui ovviamente c'era il narcisismo di un uomo che agiva spinto da quella naturale droga che è il potere, ma che aveva anche una dimensione sociale. Infatti, per molti suoi concittadini, Don Raffaè non era il camorrista dalla barba blu che andava in erezione se uccideva persone perbene ma un eroe che faceva il prepotente con i prepotenti.
Ecco, una rivoluzione si avrà soltanto quando chi la guida abbia un'idea di società alternativa da proporre. Viceversa, è solo un'inutile azione di disturbo che può essere facilmente fermata.
Franco Marino
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