Chiunque segua il calcio è abituato ad una situazione tipica di quando una delle due squadre perde per una rete di scarto e si è al novantesimo: il portiere abbandona i propri pali e si porta nell'area avversaria per cercare di pareggiare. Si tratta chiaramente di una mossa disperata che, nella storia del campionato italiano, è riuscita tre volte (vado a memoria, Rampulla, Taibi e Brignoli) e che si fa quando non si ha nulla da perdere perché, a partita quasi persa, prendere un altro gol non fa la differenza.
Quando ho appreso della notizia dell'annullamento della competizione elettorale rumena ma, in generale, anche osservando il degradamento totale di un Occidente che non riesce a concepire che esistano nazioni con idee diverse, ho ripensato alla scena del portiere.
Cosa è successo in Romania? E' successo che ha vinto Georgescu, un candidato non apertamente filorusso come sostengono molti disinformatori occidentali, ma accusato di aver espresso alcune critiche sulla gestione del sostegno all'Ucraina e quindi appellato come organico a Putin. Si fa riferimento a del denaro giunto ad alcuni influencer rumeni ritenuti vicini al Cremlino - stiamo parlando della miseria di 300.000 dollari, con cui ci si compra a stento un appartamento a Napoli.
Come commentare la cosa?
Il punto non è, naturalmente, nel negare eventuali ingerenze russe, che possono tanto esserci, tanto no, quanto la ridicola narrazione che le ispira. Se l'Occidente pretende di intromettersi in qualsiasi questione politica che riguardi un singolo paese, perché scandalizzarsi se Putin - cosa che non credo - cerca di fare la stessa cosa, per i propri interessi?
Tra l'altro, una delle - ridicole - motivazioni per cui si stanno contestando le elezioni è che poiché Georgescu, che non appartiene ad alcun partito ufficiale, si è creato la sua fama su TikTok che, essendo un social network cinese, allora i russi, che secondo gli americani, sono un tutt'uno con i cinesi, avrebbero interferito col risultato. Al di là dell'idiozia di pensare che Cina e Federazione Russa abbiano buoni rapporti - e questo dà l'idea di quanto a Washington non capiscano una sega di politica estera - non ci si rende neanche conto che con questo presupposto allora si può dubitare anche di Facebook, Twitter, Instagram e compagnia socialeggiante, che oltretutto sono sotto lo schiaffo di agenzie esterne di moderazione legate ai partiti, con effetti che qualsiasi dissidente nota quando vede dimezzarsi i propri consensi.
Sicché, il punto non è tanto, a mio avviso, capire cosa questo evento significhi ma come coniugarlo con tutto ciò che, in generale, sta accadendo in giro per tutti i punti caldi di questi ultimi tempi.
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Quando ho appreso della notizia dell'annullamento della competizione elettorale rumena ma, in generale, anche osservando il degradamento totale di un Occidente che non riesce a concepire che esistano nazioni con idee diverse, ho ripensato alla scena del portiere.
Cosa è successo in Romania? E' successo che ha vinto Georgescu, un candidato non apertamente filorusso come sostengono molti disinformatori occidentali, ma accusato di aver espresso alcune critiche sulla gestione del sostegno all'Ucraina e quindi appellato come organico a Putin. Si fa riferimento a del denaro giunto ad alcuni influencer rumeni ritenuti vicini al Cremlino - stiamo parlando della miseria di 300.000 dollari, con cui ci si compra a stento un appartamento a Napoli.
Come commentare la cosa?
Il punto non è, naturalmente, nel negare eventuali ingerenze russe, che possono tanto esserci, tanto no, quanto la ridicola narrazione che le ispira. Se l'Occidente pretende di intromettersi in qualsiasi questione politica che riguardi un singolo paese, perché scandalizzarsi se Putin - cosa che non credo - cerca di fare la stessa cosa, per i propri interessi?
Tra l'altro, una delle - ridicole - motivazioni per cui si stanno contestando le elezioni è che poiché Georgescu, che non appartiene ad alcun partito ufficiale, si è creato la sua fama su TikTok che, essendo un social network cinese, allora i russi, che secondo gli americani, sono un tutt'uno con i cinesi, avrebbero interferito col risultato. Al di là dell'idiozia di pensare che Cina e Federazione Russa abbiano buoni rapporti - e questo dà l'idea di quanto a Washington non capiscano una sega di politica estera - non ci si rende neanche conto che con questo presupposto allora si può dubitare anche di Facebook, Twitter, Instagram e compagnia socialeggiante, che oltretutto sono sotto lo schiaffo di agenzie esterne di moderazione legate ai partiti, con effetti che qualsiasi dissidente nota quando vede dimezzarsi i propri consensi.
Sicché, il punto non è tanto, a mio avviso, capire cosa questo evento significhi ma come coniugarlo con tutto ciò che, in generale, sta accadendo in giro per tutti i punti caldi di questi ultimi tempi.
Gli Stati Uniti e coloro che gli sono andati dietro hanno sempre basato la propria forza sulla capacità di persuadere il mondo intero di essere il tempio della democrazia liberale. Se, viceversa, la situazione è tale per cui si può anche gettare la maschera buonista con cui si sono propagandati i propri valori e cercare di costringere la Romania a sabotare le proprie elezioni, questo potrebbe essere un segnale di debolezza e che dunque sia l'ennesimo colpo di coda di un sistema di potere ormai sputtanato lungo tutto il globo terracqueo e che cerca di pareggiare col portiere.
Franco Marino
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