Giornali e televisioni nascono in un'era in cui erano l'unico modo per informarsi. Che Napoleone Bonaparte fosse morto il 5 Maggio, i pochissimi lettori dei giornali del 1821 lo seppero soltanto a Luglio e non ovunque. Se invece fosse trapassato duecento anni dopo, nel 2021, dando per scontato che Internet ormai copra anche Sant'Elena, avrebbe fatto annunciare la sua scomparsa dal suo social media manager, che a quel punto sarebbe rapidamente diventata virale con tanto di hashtag celebrativi come #NapoleoneBonaparte #RIPNapoleone #AddioPiccoloCaporale e con gli "odioti" che avrebbero sentito l'esigenza di fare il controcanto hashtaggandolo come #FlagelloD'Europa, #Nanetto e quant'altro.
La differenza, ovviamente, non è di poco conto. Se, per esempio, muore un VIP, se tra due paesi scoppia una guerra o se, poveretto, un calciatore si accascia al suolo per un malore, in pochi secondi la notizia è praticamente ovunque in Rete, prima ancora che un TG abbia il tempo materiale di dedicargli un servizio, per non parlare del fatto che i giornali cartacei escono il giorno dopo quando tutti sanno già tutto. A quel punto, giustamente, nessuno compra un giornale per leggere fatti che già conosce. I media così si sono dovuti trasformare in qualcosa di completamente differente da ciò che erano ed inseguire un lettore che prima era costretto a leggerli, mentre, nel 2024, con lo smartphone sempre a portata di mano, può tranquillamente fare a meno di loro. E il miglior modo per captare la benevolente attenzione di qualcuno è fargli credere che abbiamo a cuore i suoi problemi e che i nostri scritti glieli risolveranno.
Gli iniziatori di questo cambiamento furono, per noi conservatori, Montanelli e, per i progressisti, Scalfari. Entrambi capirono che un giornale sopravvive solo se si trasforma in un partito che raduna, presso la propria bandiera, lettori che condividono quei medesimi valori che il direttore accarezzerà durante i propri editoriali. Gli articoli di fondo ma anche i divertenti controcorrente di Montanelli erano un appuntamento fisso per noi lettori de Il Giornale così come le articolesse domenicali di Scalfari erano attesi con ansia dal lettore/elettore progressista. Poi la situazione è peggiorata, un po' perché la società ha perso molti freni inibitori e un po' perché, con tutto il rispetto, gli editorialisti di oggi non hanno la classe dei grandi vecchi del giornalismo. Ma il senso è che un qualsiasi media, in un'era in cui non hanno più l'esclusiva della notizia, funziona se riesce a costruire un'identità nella quale il lettore possa riconoscersi, vendendogli assoluzioni, indulgenze, assecondandone gli istinti e convincendolo che la colpa dei propri problemi è dell'avversario politico. Tutto questo ha contribuito a creare una Post-Verità che non ha a che fare, a differenza della verità, con la presentazione asettica di un accadimento, ma con la trasformazione del percepito in fatto, in un infernale meccanismo che ha oscurato la notizia - di cui non c'è più bisogno perché ormai la conoscono tutti - mettendo in rilievo le riflessioni personali dell'opinionista a cui il seguace appalta il proprio spirito critico.

Se questa prassi diviene sistematica, tra il lettore e il suo maestro di pensiero si crea un rapporto molto stretto che funzionerà fin quando il primo cercherà l'indulgenza e il secondo vorrà vendergliela. Se una donna arrabbiata col marito, ha bisogno di credere che la colpa sia di quest'ultimo per non dover affrontare le proprie miserie, ed incontra una tuttologa disposta a dirle che non ha alcuna responsabilità nelle sue disgrazie, per la moglie incarognita sarà come tuffarsi in un barattolo di Nutella. Ecco così cercare di trasformare una piaga tutto sommato di modestissima entità come il cosiddetto "femminicidio" nell'emergenza del secolo, cercando di dipingere il maschio come un animale rabbioso che al mattino si sveglia e, grattandosi la testa, con ghigno satanico, si chiede "Chi uccidiamo oggi?". Ed è sin troppo ovvio che se questo schema si ripete anche a parti invertite, avremo il complessato convinto che se viene scartato non è colpa sua che è brutto o sociopatico e che casomai dovrebbe quantomeno tentare di diventare più bello, più gradevole sul piano personale, ma delle donne in generale. E in questo, può contare su media che assecondano la sua narrazione e gli vendono l'indulgenza dicendogli "la colpa non è tua ma delle donne che sono tutte puttane".
Nel dibattito politico, abbiamo la sinistra convinta che l'emergenza abitativa dipenda dai B&B - e non da uno Stato che mentre costringe i proprietari di pagare un fottio di tasse, perdona qualsiasi inquilino moroso, costringendo quindi chiunque abbia un immobile a ripiegare sui turisti che entrano, pagano, ringraziano e se ne vanno - e la destra persuasa che la pressione fiscale sia alle stelle perché lo Stato è cattivo e non perché gli si delegano troppe cose che poi, ovviamente, essendo ontologicamente un pessimo imprenditore, farà male. Quando ad un mio parente berlusconiano (dunque presumibilmente liberale) oso dire timidamente che gli ordini professionali non hanno niente a che fare col liberalismo, poco ci manca che mi prenda a sberle. E così non resta che prendere atto che il liberale all'amatriciana, la famosa rivoluzione liberale, la vuole ovunque, tranne che nel proprio giardino e solo per i propri comodi.

Nel momento in cui, il nostro venditore travestito da giornalista, per guadagnare in pubblicità, vendite, abbonamenti, deve spararla più grossa del concorrente, avremo complottisti, millenaristi, tutti a caccia di lettori che, non essendo in grado di accettare che la propria vita è un fallimento anzitutto per propri demeriti, seguiranno fino all'inferno chi gli vende l'illusione che dietro gli aspetti più deprimenti del proprio quotidiano ci sia il complotto di un Grande Vecchio o di Satana e che nel mondo si sia ad un passo dall'evento catastrofico che cambierà tutto e trasformerà il nostro inferno in un paradiso multicolorato dove i giusti - presso i quali, guarda caso, il lettore si è già arbitrariamente collocato - puniranno gli ingiusti.
Le cose, dunque, non sono, più, quelle che sono ma quelle che vorremmo che fossero, in un turbinio di fesserie nelle quali chi davvero vuol capire come stanno le cose, non sa più dove orientarsi.
Uno scenario deprimente ma che, è giusto ribadirlo, non si risolve invocando censure contro notizie che si presumono false, ministeri della Verità e quant'altro, che otterrebbero solo il risultato di far assurgere a martiri i fabbricanti di bufale.
Bisognerebbe che l'umanità compisse quel salto di qualità nel porsi di fronte alle cose che, probabilmente, non avverrà mai, o perlomeno, non nell'arco di poche generazioni.

Franco Marino


Se ti è piaciuto questo articolo, sostienici con un like o un commento all'articolo all'interno di questo spazio e condividendolo sui social.
Oppure dona
DA QUI

Comments

I giornali di informazione in formato cartaceo sono destinati a finire. Sopravviveranno quelli locali che riportano gli eventi autoctoni ed i pettegolezzi sui personaggi indigeni ma venderanno sempre per la pagina più visitata: i necrologi, che servono alle persone che non hanno un czo da fare ad occupare la giornata partecipando al servizo funebre e, se ci riescono, alla bicchierata che segue.
 
Si, ma permettimi un piccolo appunto vagamente redpill: un giornale di grande diffusione che colpevolizza le donne assolvendo i cosiddetti celibi involontari non esiste. Esistono semmai esclusivamente colpevolizzazioni estreme del celibe e deresponsabilizzazioni estreme della donna (da DX a SX) tali per cui se uno effettivamente è bruttino e un pó timido e, ovviamente, non ha donne (anche perché il fatto che la naturale i pergami a sia diventata standard eccessivamente elevato é pienamente suffragato dal fatto che ci stiamo estinguendo, anche se ovviamente non è IL fattore, ma UNO dei fattori) dal sarà sempre e solo per misoginia. Donne che viceversa a lui preferiscono criminaletti e antisociali veri di turno, e son parecchie, quelle no, alla meglionnon esistono, alla peggio gli si ammicca! E, questo purtroppo porterà il ragazzo escluso a generalizzare, ancor più di un corsivo che lo autoassolva proiettando sugli altri tutta la responsabilità della sua solitudine.
 

Media

Blog entry information

Author
Franco Marino
Views
1.171
Comments
3
Last update

More entries in Società

  • Hanno vinto loro
    La giornata contro la violenza sulle donne ci ha donato toni e movenze da regime totalitario, ed è stata caratterizzata da una passione e un'attitudine alla mobilitazione degne di miglior causa...
  • Poche storie: Margaret Spada è stata uccisa solo da se stessa (di Franco Marino)
    Una persona che non ha bisogno degli altri per sentirsi realizzato, impara ad accettare i propri difetti, non vive nell'ossessione del giudizio altrui e dunque non fa nulla di più del necessario...
  • Pogrom?
    La parola è di origine russa, погром, e si legge “pagròm”. Si usa ancor oggi, ma non ha diretta attinenza a violenze fisiche su base razziale, né è direttamente legata all'antisemitismo: più...
  • Turetta vittima dell'irrazionalità del suo tempo (di Franco Marino)
    Il lettore avrà notato che ho scritto spesso del caso di Filippo Turetta. Le ragioni sono molte. Tanto per cominciare, se ne è parlato talmente tanto che, a momenti, ho avuto la sensazione di...
  • I media come tossici commandi ultrà (di Franco Marino)
    Chiunque nel 2024 legga i giornali, rimarrà stupito nel rendersi conto di come essi siano diventati una sorta di organo di tifoseria in perfetto stile "Hurra Juve" o "Tuttonapoli". Berlusconi, da...

More entries from Franco Marino

Top