Quando un evento scuote le fondamenta del nostro vivere - come può essere la guerra nel Donbass, come nel 2020 fu la vicenda del Covid - le domande di chi vuole capirci di più sono molto basiche. Chi ha ragione? Chi ha torto? Come ne usciremo? Chi vince? Così, davanti a notizie su una crisi economica della Federazione Russa, chi ne parla si sente chiedere cosa ne sarà del futuro di questo conflitto.
La prima cosa da dire è che nessuno può rispondere su chi sarà il vincitore. Ho sempre chiuso in anticipo gli articoli dove si profetizza, in un senso o nell'altro. Chi dice che vincerà Tizio o Caio, è un cialtrone, "senza se e senza ma", che ha una visione deterministica della storia, quando basterebbe studiarla per sapere che l'imprevedibilità caratterizza tutte le dinamiche umane, da quelle banalmente private e personali a quelle pubbliche.
L'altra cosa da dire - e di questo, invece, sono abbastanza sicuro - è che la guerra nel Donbass è fatta per durare ancora molti anni e per finire in uno stallo che, nella migliore delle ipotesi, finirà tra una decina d'anni. Perché in ballo non sono le sorti di due paesi - viceversa il tutto si sarebbe concluso con la vittoria schiacciante dei russi - ma di due modi opposti di intendere le vicende del pianeta, che stanno in piedi solo se l'uno sopprime l'altro e che, per le nefandezze di cui sono protagoniste, si legittimano vicendevolmente, secondo un meccanismo del tutto analogo a quello che ha caratterizzato la dialettica "berlusconiani contro antiberlusconiani". Caduto Berlusconi, sono caduti anche i fanatici della parte opposta, un ammasso di idioti che oggi, pur di non condannarsi all'irrilevanza, ripetono lo stesso schema con la Meloni che non risiede ad Arcore né è presidente del Milan ma perlomeno ha avuto il buonsenso di non assumere mai stallieri nei suoi possedimenti e di non andare a mignotte. Idem, la presenza di Putin rende necessario l'Occidente che però, con le sue follie, ci costringe a non scaricare l'Oriente. Alla gente, giustamente, fa paura un mondo nelle mani di uno dei due belligeranti e quindi, di fatto, li sostiene, evitando di scaricarli definitivamente.
Infine c'è la considerazione che ispira questo post: dire che "La Federazione Russa sta fallendo perché è crollato il rublo", significa avere poca dimestichezza con i concetti più basilari che caratterizzano l'economia. Per quale motivo?
La prima cosa da dire è che TUTTI gli stati hanno, chi molto più (Italia, Grecia, Stati Uniti) chi più (Germania) chi meno (Cina) chi molto meno (Russia) economie indebitate e che quindi si reggono sul truffaldino schema Ponzi. Quando c'è debito, significa che la quantità di carta moneta o elettronica in circolazione è superiore a quella di beni tangibili e di servizi. In sostanza, per poter garantire quei beni e quei servizi che rendono lo Stato quella cosa necessaria per l'ordine pubblico, lo Stato deve stampare altro denaro. Che è esattamente il principio dello schema Ponzi che crollò proprio quando tutti gli investitori ne intuirono la natura e decisero di togliere all'inventore dello schema (Carlo Ponzi) i propri investimenti, col risultato che quest'ultimo fallì e finì i suoi giorni in galera.
Come funziona una speculazione? In maniera simile allo schema Ponzi, con l'unica differenza che mentre quest'ultimo era sostenuto da comuni risparmiatori che iniziarono a richiedere indietro i soldi soltanto quando i giornali descrissero l'inventore come un truffatore, quello statale si basa su una sostanziale ignoranza dei cittadini, a cui non viene raccontato come funziona davvero il tutto su scala di politica internazionale. Sostanzialmente avviene che molti grandi investitori - in realtà guidati ed ispirati dalla CIA - acquistano una marea di titoli di stato di un paese, la cui classe politica, se è guidata da incoscienti o da venduti, li brucerà immediatamente in cose che servono per consolidare il potere, facendo regalie ai cittadini che, all'improvviso, penseranno di essere nel paradiso terrestre. A quel punto, gli stessi che li avevano comprati, su ordini dall'alto li venderanno in blocco, provocando una devastante tempesta finanziaria dalla quale chi viene attaccato uscirà solo obbedendo a ciò che chiede lo straniero che è dietro quell'attacco finanziario.
Ora è chiaro che se si tenta di speculare contro l'Italia o contro la Grecia oppure col Giappone, non c'è dubbio che il giochino riesce e avremo quindi la svalutazione della lira provocata da Soros dopo la sbornia dell'Italia da bere e il crack greco che fece seguito ad un artificiale boom dell'economia che avvenne nel 2004 e della cui natura truffaldina - chi mi legge da vent'anni, se lo ricorderà - parlai con diversi anni di anticipo rispetto al disastro effettivo che sarebbe avvenuto nel 2007-2008. Ma poiché la Federazione Russa non è guidata da imbecilli, sa benissimo che quando da fuori qualcuno compra in massa i titoli di stato russi, la cosa che bisogna attendersi è che, dopo un periodo variabile (qualche giorno, mese o anno) gli stessi tentino di rivenderli, sperando di provocare dissesti nel sistema russo che, mantenendo saggiamente bassissimo il suo disavanzo (del 10% o poco più), da questi giochini subisce un fastidio appena superiore al solletico, perché con quella percentuale, essendo la moneta circolante pari ad un decimo delle attività finanziarie della tua economia, ogni tentativo farla fallire è praticamente destinato al fallimento. Se hai un patrimonio immobiliare di sei milioni di euro e tu, con i fitti, ricavi tipo 30.000 al mese, e hai 600.000 da restituire, se all'improvviso il creditore si presenta all'uscio chiedendoti di restituirglieli e tu, negli anni - sapendo che quel creditore è uno stronzo e che quei soldi te li ha dati perché qualcuno vuole metterti in difficoltà - non hai sprecato i tuoi soldi in minchiate, diciamo che la cosa ti dà fastidio ma non ti cambia la vita. Ben diverso se, con lo stesso patrimonio, tu fossi esposto per sei milioni se non di più. In quel momento, saresti nei guai.
Ecco perché fondamentalmente le voci su un presunto crollo dell'economia russa sono minchiate. Non tanto perché a Mosca e dintorni non abbiano i loro problemi, questo sarebbe sciocco negarlo. E neanche tanto perché dopo due anni di "Putin ha il cancro, anzi no ha il Parkinson, e invece no ha il gomito del tennista, si vede da come cammina, da come strizza gli occhi" e di roboanti strombazzamenti da cinegiornale come "La corazzata Zelensky sta conducendo una controffensiva che spezzerà le reni dei cosacchi", puntualmente smentiti dai fatti, ormai titoloni del genere non abbiano più alcuna credibilità.
Anche perché nessuno, men che meno da queste pagine, ha mai negato che questa guerra sia rischiosissima per Mosca. Certamente, le sanzioni sono una gran rottura di scatole per i russi così come è tale anche l'idea di dover mandare decine di migliaia di soldati a rischiare le sacre terga nel Donbass, ma mentre per loro questa è una gran rottura di scatole ma sono attrezzati per sopportare ogni sacrificio, per gli occidentali una speculazione borsistica e/o una chiamata alle armi sarebbe un disastro perché i giovani del Terzo Millennio, che teoricamente sarebbero i primi a dover andare al fronte e a vedere il proprio tenore di vita dimezzato se non trimezzato, hanno più o meno la stessa integrità psicofisica di un Turetta, cioè l'unico nemico contro cui prendono le armi è la ninfetta di turno che si ribella a loro per mantrugiarsi un torello meglio dotato.
Negli occidentali è sedimentato il concetto che la guerra non esiste, che guai se ti difendi dal ladro perché tanto ci pensa lo Stato - ma solo quando nel frattempo ti hanno ammazzato la moglie, stuprato la figlia e portato da casa tutti i gioielli - e che sei ricco se hai tanti soldi e tante case: se poi hai un debito che le supera, nessuno si pone il problema.
Nel resto del globo terracqueo, dove la sanità mentale, invece, alberga nella mente di chi sa che i soldi non crescono sugli alberi, è ricco chi non ha debiti e chi sa difendersi. Un tempo questa mentalità c'era anche da noi: raccontava sempre mia nonna che quando mio nonno chiedendo la mano a quello che sarebbe diventato suo suocero - come si usava nelle famiglie del Sud di una volta - esibiva tutto il suo patrimonio e le sue ricchezze, quest'ultimo senza scomporsi gli chiedeva "Non mi interessa ciò che hai o se sei laureato ma se hai debiti o no".
La prima cosa da dire è che nessuno può rispondere su chi sarà il vincitore. Ho sempre chiuso in anticipo gli articoli dove si profetizza, in un senso o nell'altro. Chi dice che vincerà Tizio o Caio, è un cialtrone, "senza se e senza ma", che ha una visione deterministica della storia, quando basterebbe studiarla per sapere che l'imprevedibilità caratterizza tutte le dinamiche umane, da quelle banalmente private e personali a quelle pubbliche.
L'altra cosa da dire - e di questo, invece, sono abbastanza sicuro - è che la guerra nel Donbass è fatta per durare ancora molti anni e per finire in uno stallo che, nella migliore delle ipotesi, finirà tra una decina d'anni. Perché in ballo non sono le sorti di due paesi - viceversa il tutto si sarebbe concluso con la vittoria schiacciante dei russi - ma di due modi opposti di intendere le vicende del pianeta, che stanno in piedi solo se l'uno sopprime l'altro e che, per le nefandezze di cui sono protagoniste, si legittimano vicendevolmente, secondo un meccanismo del tutto analogo a quello che ha caratterizzato la dialettica "berlusconiani contro antiberlusconiani". Caduto Berlusconi, sono caduti anche i fanatici della parte opposta, un ammasso di idioti che oggi, pur di non condannarsi all'irrilevanza, ripetono lo stesso schema con la Meloni che non risiede ad Arcore né è presidente del Milan ma perlomeno ha avuto il buonsenso di non assumere mai stallieri nei suoi possedimenti e di non andare a mignotte. Idem, la presenza di Putin rende necessario l'Occidente che però, con le sue follie, ci costringe a non scaricare l'Oriente. Alla gente, giustamente, fa paura un mondo nelle mani di uno dei due belligeranti e quindi, di fatto, li sostiene, evitando di scaricarli definitivamente.
Infine c'è la considerazione che ispira questo post: dire che "La Federazione Russa sta fallendo perché è crollato il rublo", significa avere poca dimestichezza con i concetti più basilari che caratterizzano l'economia. Per quale motivo?
La prima cosa da dire è che TUTTI gli stati hanno, chi molto più (Italia, Grecia, Stati Uniti) chi più (Germania) chi meno (Cina) chi molto meno (Russia) economie indebitate e che quindi si reggono sul truffaldino schema Ponzi. Quando c'è debito, significa che la quantità di carta moneta o elettronica in circolazione è superiore a quella di beni tangibili e di servizi. In sostanza, per poter garantire quei beni e quei servizi che rendono lo Stato quella cosa necessaria per l'ordine pubblico, lo Stato deve stampare altro denaro. Che è esattamente il principio dello schema Ponzi che crollò proprio quando tutti gli investitori ne intuirono la natura e decisero di togliere all'inventore dello schema (Carlo Ponzi) i propri investimenti, col risultato che quest'ultimo fallì e finì i suoi giorni in galera.
Come funziona una speculazione? In maniera simile allo schema Ponzi, con l'unica differenza che mentre quest'ultimo era sostenuto da comuni risparmiatori che iniziarono a richiedere indietro i soldi soltanto quando i giornali descrissero l'inventore come un truffatore, quello statale si basa su una sostanziale ignoranza dei cittadini, a cui non viene raccontato come funziona davvero il tutto su scala di politica internazionale. Sostanzialmente avviene che molti grandi investitori - in realtà guidati ed ispirati dalla CIA - acquistano una marea di titoli di stato di un paese, la cui classe politica, se è guidata da incoscienti o da venduti, li brucerà immediatamente in cose che servono per consolidare il potere, facendo regalie ai cittadini che, all'improvviso, penseranno di essere nel paradiso terrestre. A quel punto, gli stessi che li avevano comprati, su ordini dall'alto li venderanno in blocco, provocando una devastante tempesta finanziaria dalla quale chi viene attaccato uscirà solo obbedendo a ciò che chiede lo straniero che è dietro quell'attacco finanziario.
Ora è chiaro che se si tenta di speculare contro l'Italia o contro la Grecia oppure col Giappone, non c'è dubbio che il giochino riesce e avremo quindi la svalutazione della lira provocata da Soros dopo la sbornia dell'Italia da bere e il crack greco che fece seguito ad un artificiale boom dell'economia che avvenne nel 2004 e della cui natura truffaldina - chi mi legge da vent'anni, se lo ricorderà - parlai con diversi anni di anticipo rispetto al disastro effettivo che sarebbe avvenuto nel 2007-2008. Ma poiché la Federazione Russa non è guidata da imbecilli, sa benissimo che quando da fuori qualcuno compra in massa i titoli di stato russi, la cosa che bisogna attendersi è che, dopo un periodo variabile (qualche giorno, mese o anno) gli stessi tentino di rivenderli, sperando di provocare dissesti nel sistema russo che, mantenendo saggiamente bassissimo il suo disavanzo (del 10% o poco più), da questi giochini subisce un fastidio appena superiore al solletico, perché con quella percentuale, essendo la moneta circolante pari ad un decimo delle attività finanziarie della tua economia, ogni tentativo farla fallire è praticamente destinato al fallimento. Se hai un patrimonio immobiliare di sei milioni di euro e tu, con i fitti, ricavi tipo 30.000 al mese, e hai 600.000 da restituire, se all'improvviso il creditore si presenta all'uscio chiedendoti di restituirglieli e tu, negli anni - sapendo che quel creditore è uno stronzo e che quei soldi te li ha dati perché qualcuno vuole metterti in difficoltà - non hai sprecato i tuoi soldi in minchiate, diciamo che la cosa ti dà fastidio ma non ti cambia la vita. Ben diverso se, con lo stesso patrimonio, tu fossi esposto per sei milioni se non di più. In quel momento, saresti nei guai.
Ecco perché fondamentalmente le voci su un presunto crollo dell'economia russa sono minchiate. Non tanto perché a Mosca e dintorni non abbiano i loro problemi, questo sarebbe sciocco negarlo. E neanche tanto perché dopo due anni di "Putin ha il cancro, anzi no ha il Parkinson, e invece no ha il gomito del tennista, si vede da come cammina, da come strizza gli occhi" e di roboanti strombazzamenti da cinegiornale come "La corazzata Zelensky sta conducendo una controffensiva che spezzerà le reni dei cosacchi", puntualmente smentiti dai fatti, ormai titoloni del genere non abbiano più alcuna credibilità.
Anche perché nessuno, men che meno da queste pagine, ha mai negato che questa guerra sia rischiosissima per Mosca. Certamente, le sanzioni sono una gran rottura di scatole per i russi così come è tale anche l'idea di dover mandare decine di migliaia di soldati a rischiare le sacre terga nel Donbass, ma mentre per loro questa è una gran rottura di scatole ma sono attrezzati per sopportare ogni sacrificio, per gli occidentali una speculazione borsistica e/o una chiamata alle armi sarebbe un disastro perché i giovani del Terzo Millennio, che teoricamente sarebbero i primi a dover andare al fronte e a vedere il proprio tenore di vita dimezzato se non trimezzato, hanno più o meno la stessa integrità psicofisica di un Turetta, cioè l'unico nemico contro cui prendono le armi è la ninfetta di turno che si ribella a loro per mantrugiarsi un torello meglio dotato.
Negli occidentali è sedimentato il concetto che la guerra non esiste, che guai se ti difendi dal ladro perché tanto ci pensa lo Stato - ma solo quando nel frattempo ti hanno ammazzato la moglie, stuprato la figlia e portato da casa tutti i gioielli - e che sei ricco se hai tanti soldi e tante case: se poi hai un debito che le supera, nessuno si pone il problema.
Nel resto del globo terracqueo, dove la sanità mentale, invece, alberga nella mente di chi sa che i soldi non crescono sugli alberi, è ricco chi non ha debiti e chi sa difendersi. Un tempo questa mentalità c'era anche da noi: raccontava sempre mia nonna che quando mio nonno chiedendo la mano a quello che sarebbe diventato suo suocero - come si usava nelle famiglie del Sud di una volta - esibiva tutto il suo patrimonio e le sue ricchezze, quest'ultimo senza scomporsi gli chiedeva "Non mi interessa ciò che hai o se sei laureato ma se hai debiti o no".
Ecco, da quando si è abbandonato questo elementare principio del buon padre di famiglia e si è legato il concetto di ricchezza a ciò che possiedi e non a ciò che ti può essere tolto - da un nemico più forte, da un creditore - l'Occidente ha posto le basi per il suo fallimento mentre la Russia sa benissimo che sei davvero ricco e forte soltanto se non hai creditori e puoi rispondere con le armi a chi cerca di prevaricarti.
Franco Marino
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