La gente ha notato che parlo di politica sempre meno e sempre più di tematiche o vicine alla sfera intima o di attualità. La cosa ha a che fare col fatto che mi sto fondamentalmente rendendo conto della sostanziale inutilità nella quale è sprofondato il dibattito pubblico. Questo ha un riflesso anche nelle varie competizioni elettorali che vedono un'astensione sempre crescente, per cui è ridicolo parlare della vittoria dell'una o dell'altra parte, è semmai ben più indicativo far notare come, ormai praticamente ovunque, l'astensione cresca a ritmi vertiginosi, circostanza che certifica la sostanziale incapacità delle classi dirigenti di rappresentare le istanze dei cittadini, di cui non è detto che i politici abbiano tutte le colpe e che il popolo debba esserne assolto. Quando, per esempio, ci si accapiglia su cosa dovrebbero fare Giorgia Meloni o Trump, partiamo dal presupposto che questi signori possano fare tutto quello che vogliono, senza capire che la politica - come in generale tutte le vicende umane - è come una partita a Burraco: si può essere bravi quanto si vuole a dire "ragazzi se scommettete su di me, vincerete, guardate ho un sacco di giochi con sei carte" ma se non si arriva a sette, è inutile. Se si vota un politico nell'idea che con lui rifaremo l'impero italiano, ad essere in difetto sono i fessi che, non capendo certe cose, consentono ai furbi di approfittarsene.
Ho preso non a caso due politici opposti: il capo della più grande democrazia del mondo e una signora che governa uno stato molto più piccolo, proprio per sottolineare quanto questo triste destino sia comune a tutti.

Quando si prende, per esempio, il DDL sicurezza, in tanti dicono "eh ma l'inasprimento delle norme, serve a renderci la vita più difficile, per obbligarci poi a passare alle auto elettriche", senza considerare che il delirio legislativo deriva dalla famelicità di comuni che hanno finito i soldi. E perché li hanno finiti? Perché i cittadini hanno troppe esigenze a cui non riescono a far fronte da soli, oltre all'immancabile vizio di vedere nella collettività un padre munifico che provveda ai loro bisogni, non capendo che è soltanto la ricchezza prodotta che può essere redistribuita. Ci vorrebbe qualcuno che andasse dal popolo a dire "Se vi riduciamo le tasse, dobbiamo tagliare lo stato sociale" o il contrario "Se rivolete l'assistenzialismo, bisogna aumentare ancor di più le imposte". Auguri.
E quando invece, a più larga scala, si prendono le ultime follie legate ai colpi di coda dell'amministrazione Biden nel tentativo di creare un incidente che obblighi Trump a fare marcia indietro nella politica internazionale, anche lì si è nella stessa situazione. Il neo-rieletto presidente americano si dovrà trovare ad affrontare guai che non ha creato lui ma che lo obbligherà a dover impostare un'azione che potrebbe anche essere opposta alla propaganda delle campagne elettorali. Perché se gli americani escono dal ginepraio ucraino con un "nulla di fatto" come ormai è palese che accadrà, l'Occidente è semplicemente morto perché a quel punto, certificata l'irrilevanza americana, si apriranno altri fronti - e sarà divertente vedere come gli USA reagirebbero se i cinesi si piglieranno Taiwan, o dinnanzi ad altri interventi di Putin nelle innumerevoli zone calde dei confini occidentali russi - o se, peggio ancora qualche paese di quelli tosti iniziasse a perigliare un'Europa che non ha praticamente un esercito, ben sapendo che da Washington non interverranno, se non a prezzi salatissimi, come del resto è anche ovvio che sia.

In queste settimane, tra elezioni regionali, decreti legge e amenità varie, si fa solo chiacchiericcio. Le sorti dell'Occidente sono segnate da situazioni troppo più grandi dei protagonisti in campo che, certamente, possono essere sovvertite da qualche evento imprevisto - come a Waterloo fu la pioggia, come nel 2020 il covid ribaltò l'esito di una competizione che Trump avrebbe, altrimenti, vinto a man bassa - ma che comunque seguono una rotta razionale che è l'insostenibilità economica di paesi che non stanno in piedi se non drogando, con trucchi contabili e col controllo militare dei mezzi di informazione, economie che si reggono su uno schema Ponzi, e sullo sfruttamento intensivo di materie prime ubicate in posti dove non si ha più la primogenitura di un tempo.
Questo è un problema sistemico e nessuno può farci nulla, né Trump né tantomeno la Meloni. Giorgia si è unita al filoucrainismo perché altrimenti avrebbero fatto la pelle a lei e all'Italia e, quanto al vecchio Donaldo, nessuno si faccia illusioni: se le circostanze gli imporranno di continuare a fare la guerra o, Dio ce ne scampi e liberi, di aprire altri fondi, lo farà rimangiandosi le parole della campagna elettorale. E non perché "è cattivo, bugiardo, cialtrone" ma perché non può fare altro.
Ecco spiegata la scocciatura degli ultimi tempi.


Franco Marino


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