Chiunque nel 2024 legga i giornali, rimarrà stupito nel rendersi conto di come essi siano diventati una sorta di organo di tifoseria in perfetto stile "Hurra Juve" o "Tuttonapoli". Berlusconi, da quel genio che era, capì la cosa fondando "Forza Italia", un nome su cui molti lo presero in giro ma quel partito, sia pure ormai declinante, per vent'anni è stato il primo partito del paese e negli ultimi dieci ha funto quantomeno da ago della bilancia. Questa evoluzione della comunicazione, in un'era in cui è saltata ogni intermediazione tra i protagonisti della notizia - con i politici che si insultano tra loro su Twitter - di fatto ha segnato l'obsolescenza dei media tradizionali che, ormai, non sopravvivono se danno notizie che nessun altro prima di loro potrebbe sapere, ma se creano un'identità. Chi ha idee di destra si troverà a disagio su La7 e chi le ha di sinistra non leggerà mai La Verità o Il Giornale, senza che nessuno non dico auspichi un'informazione asettica - perché le cose si guardano sempre da una propria angolazione - ma cerchi di leggere anche le ragioni dell'altro.
Tutto questo ha una spiegazione abbastanza complessa ma che cercherò di sintetizzare: ognuno di noi ha le sue ferite, dovute certamente anche a cause sistemiche ma anche a nostre sciocchezze. Solo che a questo punto, le strade si biforcano. C'è chi decide di fare pace con i propri errori, attribuendoli a se stesso e poi perdonandosi - imparando così anche a perdonare quelli altrui - e chi invece ha bisogno di scaricare la responsabilità sugli altri.
In questo vuoto su cui si poggia l'autocoscienza di molti falliti desiderosi di non sentirsi accusare delle proprie sconfitte, proliferano tantissimi venditori di assoluzioni che si annidano in ogni ambito dello scibile. Grillini, animalisti, femministe, omosessualisti, antifascisti, si caratterizzano sistematicamente per uno schema fisso: se il tuo presente fa schifo, non sei tu il colpevole ma un altro. Se ci voti, se compri il nostro libro, se guardi i nostri video, noi ti promettiamo di perpetuare questa tua convinzione, così che tu non debba affrontare la realtà che dice che invece la colpa è tua.
Così, mentre molti si chiedono se dietro, per esempio, le battaglie per i diritti gay ci sia qualche Grande Vecchio Pedofilo Ricchione, o dietro quelle veterofemministe qualche Vecchia Miliardaria Repressa, in realtà osservando i media anche in questi giorni di "lutto" per la vittoria di Trump, noteremo una galassia di "tifoserie" che stimolano e assecondano la convinzione dell'uomo comune che - vinca il vecchio Donaldo o la Harris, la Schlein o la Meloni - la propria parabola umana dipenda da fattori esterni. Se Mentana fa le facce avvilite perché ha vinto il candidato che a lui non piaceva, avrà centinaia di migliaia di telespettatori frustrati dalla vita e convinti che la bruttezza delle loro giornate sia originata dalla mancata elezione di Kamala, che ricambieranno il suo schieramento pagandogli l'obolo con la fedeltà.
Si prenda, ad esempio, il femminismo. Esso si nutre della suggestione deresponsabilizzante che la sparuta quantità di pazzi che uccidono la propria compagna per i motivi più disparati - lei non gliela dà più, lei non gliel'ha mai data, lei la dà ad un altro - sia potenzialmente in ogni organismo pluricellulare col pisello che hanno al proprio fianco, così che la tossicità muliebre dei propri comportamenti contro quest'ultimo venga annacquata nella "malvagità del maschio".
Il giochino, in fondo, è semplice: se ammazzano Giulia Cecchettin e io convinco le donne che ad averla assassinata è chiunque sia di sesso maschile in generale e non un singolo pazzo, avrò al mio fianco, a fronte di qualche reale vittima di violenza, pletore di represse sociopatiche che, nella battutaccia maschilista del loro compagno, vedono materializzarsi un potenziale Turetta.
E quando una ciurma di fanatici dipende dal capo ultrà che gli dà la dose giornaliera di indulgenza, pur di continuare a "drogarsi" faranno di tutto: compreranno il suo romanzo o saggio - moltiplicate 400.000 copie vendute per i 10-20 euro di libri e vi farete un'idea di quanto l'editore e l'autore ci guadagnano - voteranno il suo partito, guarderanno il suo canale Youtube da cui ogni giorno, retribuito da un abbonamento, distribuirà litri di fiele contro ogni uomo, si iscriveranno al "forum dei brutti" o delle "vittime di narcisismo" da lui gestito, che sarà pieno di link ad Amazon Affiliate dove si vende roba tematica attraverso merchandising a tema di varia natura.
Non c'è da fare chissà quali speculazioni su cosa ci sia dietro il femminismo come dietro le tante bolle mediatiche - LGBT, ambientalismo, animalismo, antifascismo - che funestano il dibattito pubblico. Chi regge le fila di questi teatrini parte dal presupposto - e mi dispiace profondamente ritenere fondata questa tesi demofobica - che il lettore/telespettatore/socialutente medio sia un idiota da scagliare contro altri idioti, in un meccanismo dove gli ultrà vengono messi gli uni contro gli altri a scannarsi in favore delle telecamere, salvo poi ritrovarsi al ristorante a mangiarsi la rosticciana, ridendo dell'idiozia di chi ancora crede che le risse televisive siano autentiche.
Il femminismo del Terzo Millennio è semplicemente un commando di tifose scalmanate ed anche di qualche maschio beta convinto che mettersi al rimorchio di ogni illogicità femminea gli riservi qualche speranza trombatoria: la capessa di turno, quando viene ammazzata la Cecchettin del momento, invece di esultare perché l'assassino è stato assicurato alla giustizia - e semmai battere forte sul fatto che gli anni di galera se li faccia tutti - si lancia in insensate intemerate contro il "mondo maschile" in generale - contrapposto alla bellezza del fantomatico "universo femminile - in un calderone nel quale anche il povero diavolo che dall'altra metà del cielo le ha più prese (e qualche volta anche in senso non metaforico) che date, deve rimproverarsi qualcosa. Proprio ieri, qualcuno ha dovuto strabuzzare gli occhi leggendo di un attore e regista, un certo Edoardo Leo, che se ad un tavolo vede una bella donna osservata (e niente più!) dagli uomini come fosse carne da macello, lui si alza e se ne va. Poi, sempre nell'articolo, leggiamo che il nostro furbacchione punta ad arruffianarsi il bacino d'utenza femminista che vada a vedere al cinema il suo film che parla, guarda caso, di cosa? Di femminicidio. E allora tutto si fa chiaro.
Ed è, purtroppo, talmente vero tutto questo che, sempre nel periodo della povera Cecchettin, un'altra vicenda fu quella di Vanessa Ballan, completamente passata in cavalleria. E il motivo è ovvio: dato che la ragazza aveva una sessualità che definiremmo eufemisticamente disinvolta e che, soprattutto, l'omicida era un kosovaro, questo avrebbe disturbato la narrazione, inserendo degli elementi che l'avrebbero adulterata. Perché ai capi ultrà non interessa debellare il problema ma far sì che duri, così che possano ripetere all'infinito la coazione influencer/fan che permette loro di trarne profitto.
Fenomeni come questi non moriranno mai. Perché ci saranno sempre sfigati persuasi che se vengono licenziati, se non trovano lavoro, se si ritrovano in mezzo ad una strada, se subiscono l'onta di essere lasciati e/o se non battono chiodo, la colpa sia sempre di qualcun altro che sarà, a seconda delle situazioni, un narcisista, un patriarca, un fascista, un omofobo, insomma qualcuno che ha tutte le colpe, tranne, ma va?, quella di non ritenerci all'altezza di godere di ciò che vorremmo avere oppure che ci ha regalato per un po' ma ha deciso di togliere. E ci sarà sempre qualcuno pronto a lucrare sul tutto.
Tutto questo ha una spiegazione abbastanza complessa ma che cercherò di sintetizzare: ognuno di noi ha le sue ferite, dovute certamente anche a cause sistemiche ma anche a nostre sciocchezze. Solo che a questo punto, le strade si biforcano. C'è chi decide di fare pace con i propri errori, attribuendoli a se stesso e poi perdonandosi - imparando così anche a perdonare quelli altrui - e chi invece ha bisogno di scaricare la responsabilità sugli altri.
In questo vuoto su cui si poggia l'autocoscienza di molti falliti desiderosi di non sentirsi accusare delle proprie sconfitte, proliferano tantissimi venditori di assoluzioni che si annidano in ogni ambito dello scibile. Grillini, animalisti, femministe, omosessualisti, antifascisti, si caratterizzano sistematicamente per uno schema fisso: se il tuo presente fa schifo, non sei tu il colpevole ma un altro. Se ci voti, se compri il nostro libro, se guardi i nostri video, noi ti promettiamo di perpetuare questa tua convinzione, così che tu non debba affrontare la realtà che dice che invece la colpa è tua.
Così, mentre molti si chiedono se dietro, per esempio, le battaglie per i diritti gay ci sia qualche Grande Vecchio Pedofilo Ricchione, o dietro quelle veterofemministe qualche Vecchia Miliardaria Repressa, in realtà osservando i media anche in questi giorni di "lutto" per la vittoria di Trump, noteremo una galassia di "tifoserie" che stimolano e assecondano la convinzione dell'uomo comune che - vinca il vecchio Donaldo o la Harris, la Schlein o la Meloni - la propria parabola umana dipenda da fattori esterni. Se Mentana fa le facce avvilite perché ha vinto il candidato che a lui non piaceva, avrà centinaia di migliaia di telespettatori frustrati dalla vita e convinti che la bruttezza delle loro giornate sia originata dalla mancata elezione di Kamala, che ricambieranno il suo schieramento pagandogli l'obolo con la fedeltà.
Si prenda, ad esempio, il femminismo. Esso si nutre della suggestione deresponsabilizzante che la sparuta quantità di pazzi che uccidono la propria compagna per i motivi più disparati - lei non gliela dà più, lei non gliel'ha mai data, lei la dà ad un altro - sia potenzialmente in ogni organismo pluricellulare col pisello che hanno al proprio fianco, così che la tossicità muliebre dei propri comportamenti contro quest'ultimo venga annacquata nella "malvagità del maschio".
Il giochino, in fondo, è semplice: se ammazzano Giulia Cecchettin e io convinco le donne che ad averla assassinata è chiunque sia di sesso maschile in generale e non un singolo pazzo, avrò al mio fianco, a fronte di qualche reale vittima di violenza, pletore di represse sociopatiche che, nella battutaccia maschilista del loro compagno, vedono materializzarsi un potenziale Turetta.
E quando una ciurma di fanatici dipende dal capo ultrà che gli dà la dose giornaliera di indulgenza, pur di continuare a "drogarsi" faranno di tutto: compreranno il suo romanzo o saggio - moltiplicate 400.000 copie vendute per i 10-20 euro di libri e vi farete un'idea di quanto l'editore e l'autore ci guadagnano - voteranno il suo partito, guarderanno il suo canale Youtube da cui ogni giorno, retribuito da un abbonamento, distribuirà litri di fiele contro ogni uomo, si iscriveranno al "forum dei brutti" o delle "vittime di narcisismo" da lui gestito, che sarà pieno di link ad Amazon Affiliate dove si vende roba tematica attraverso merchandising a tema di varia natura.
Non c'è da fare chissà quali speculazioni su cosa ci sia dietro il femminismo come dietro le tante bolle mediatiche - LGBT, ambientalismo, animalismo, antifascismo - che funestano il dibattito pubblico. Chi regge le fila di questi teatrini parte dal presupposto - e mi dispiace profondamente ritenere fondata questa tesi demofobica - che il lettore/telespettatore/socialutente medio sia un idiota da scagliare contro altri idioti, in un meccanismo dove gli ultrà vengono messi gli uni contro gli altri a scannarsi in favore delle telecamere, salvo poi ritrovarsi al ristorante a mangiarsi la rosticciana, ridendo dell'idiozia di chi ancora crede che le risse televisive siano autentiche.
Il femminismo del Terzo Millennio è semplicemente un commando di tifose scalmanate ed anche di qualche maschio beta convinto che mettersi al rimorchio di ogni illogicità femminea gli riservi qualche speranza trombatoria: la capessa di turno, quando viene ammazzata la Cecchettin del momento, invece di esultare perché l'assassino è stato assicurato alla giustizia - e semmai battere forte sul fatto che gli anni di galera se li faccia tutti - si lancia in insensate intemerate contro il "mondo maschile" in generale - contrapposto alla bellezza del fantomatico "universo femminile - in un calderone nel quale anche il povero diavolo che dall'altra metà del cielo le ha più prese (e qualche volta anche in senso non metaforico) che date, deve rimproverarsi qualcosa. Proprio ieri, qualcuno ha dovuto strabuzzare gli occhi leggendo di un attore e regista, un certo Edoardo Leo, che se ad un tavolo vede una bella donna osservata (e niente più!) dagli uomini come fosse carne da macello, lui si alza e se ne va. Poi, sempre nell'articolo, leggiamo che il nostro furbacchione punta ad arruffianarsi il bacino d'utenza femminista che vada a vedere al cinema il suo film che parla, guarda caso, di cosa? Di femminicidio. E allora tutto si fa chiaro.
Ed è, purtroppo, talmente vero tutto questo che, sempre nel periodo della povera Cecchettin, un'altra vicenda fu quella di Vanessa Ballan, completamente passata in cavalleria. E il motivo è ovvio: dato che la ragazza aveva una sessualità che definiremmo eufemisticamente disinvolta e che, soprattutto, l'omicida era un kosovaro, questo avrebbe disturbato la narrazione, inserendo degli elementi che l'avrebbero adulterata. Perché ai capi ultrà non interessa debellare il problema ma far sì che duri, così che possano ripetere all'infinito la coazione influencer/fan che permette loro di trarne profitto.
Fenomeni come questi non moriranno mai. Perché ci saranno sempre sfigati persuasi che se vengono licenziati, se non trovano lavoro, se si ritrovano in mezzo ad una strada, se subiscono l'onta di essere lasciati e/o se non battono chiodo, la colpa sia sempre di qualcun altro che sarà, a seconda delle situazioni, un narcisista, un patriarca, un fascista, un omofobo, insomma qualcuno che ha tutte le colpe, tranne, ma va?, quella di non ritenerci all'altezza di godere di ciò che vorremmo avere oppure che ci ha regalato per un po' ma ha deciso di togliere. E ci sarà sempre qualcuno pronto a lucrare sul tutto.
I media sanno che i loro seguaci non incolperanno mai se stessi dei propri fallimenti. E così attaccano il carro dove vogliono i loro padroni: vendendo loro indulgenze.
Franco Marino
Se ti è piaciuto questo articolo, sostienici con un like o un commento all'articolo all'interno di questo spazio e condividendolo sui social.