Il primo grande equivoco che deve smentire chi si occupa di riconoscere una dittatura, è la convinzione che essa sopprima alcuni diritti ritenuti automaticamente associati alla democrazia, tra cui il diritto di voto e quello di parola.
In realtà, se analizziamo tutti i grandi totalitarismi - presenti e passati - scopriremo che non soltanto, nella stragrande maggioranza di essi, il tiranno è arrivato al potere seguendo regole democratiche (Hitler e Mussolini furono eletti e solo poi liquidarono il sistema politico) ma che oggi, in Cina, si vota regolarmente e che ciò avveniva anche nell'Italia fascista e in quella nazista.
Quello che succede, in un sistema totalitario, è che un gruppo dirigente acquisisce un potere tale da divenire più forte delle leggi ed è esattamente ciò che, ad un'analisi attenta, sta accadendo in Italia e, in generale, in Occidente.

Se prendiamo il caso di Giorgia Meloni e di Salvini, parliamo di due casi diversi tra loro ma del tutto analoghi nella modalità con cui vengono trattati dai media espressione di questo potere.
Salvini, nel fermare le navi, ha semplicemente compiuto il suo dovere di ministro. Non ha violato le leggi - figurarsi se uno che sa di avere la magistratura col fiato sul collo, possa osare farlo - e non ha compiuto alcun tipo di azione diversa da quelle che i suoi colleghi nel mondo compiono quando devono respingere dei clandestini. Qualcuno provi a speronare con una nave una motovedetta della Polizia in Inghilterra o in Israele oppure in Francia e poi ci facciamo quattro risate.
Quanto alla Meloni, in una democrazia, resta una cittadina come tutti gli altri. Se i giornalisti, violando le leggi, pubblicano i dettagli del suo conto corrente e, in generale, della sua vita privata, senza che nessuno sollevi la questione sulla gravità della cosa, il messaggio che viene dato alla gente è inequivocabile: se state dalla parte sbagliata, i vostri diritti non esistono più.
Ora noi, nel cappello dell'articolo, dicevamo che il problema di una dittatura, in sé, non sta nel fatto che le leggi precedenti vengano cambiate. Anche perché in generale chi ha il potere non ne ha bisogno di cambiarle. La gente crede, erroneamente, che la forza di una legge sia nel semplice fatto di esistere, non rendendosi conto che un qualsiasi giudice può interpretare quella legge in maniera tale addirittura da trasformarla nell'esatto opposto di quel che predicava.
Se prendiamo, per esempio, l'Ordine dei Giornalisti - che prevede che una testata giornalistica si registri ad un Tribunale e che il direttore sia responsabile *penalmente* dei contenuti anche di ciò che non scrive lui - ci renderemo conto che esso viola palesemente ben due articoli della Costituzione, l'art.21 ossia che "la stampa non può essere sottoposta ad autorizzazioni o censure" e l'art.27 che prevede che "la responsabilità penale è personale". E tuttavia, questo Ordine - che tra l'altro, nella sua struttura attuale per come è stata approvata nel 1962, ricalca pari pari quello istituito dal fascismo tanto stramaledetto (a chiacchiere) - esiste ed è uno dei tanti motivi per cui in questo paese non abbiamo una stampa libera. E potremmo fare una miriade di ulteriori esempi di cui il diritto italiano è pieno.
Nel momento in cui si strilla per ogni minima violazione ai danni di qualcuno che sta dalla "parte giusta" mentre nessuno dice nulla se la stessa viene subita da chi invece sta dalla "parte sbagliata" - a parte che in una democrazia non dovrebbe esistere il pensiero "sbagliato" o "giusto" - si sono create le condizioni per un totalitarismo dove a decidere se si è subito un torto non è la legge ma un sistema di potere. Mi sembrano chiare le conseguenze finali di una situazione come questa.

Una dittatura non è tale quando non si va a votare o quando non si ha la possibilità fisica di dire ciò che si pensa, ma quando la classe dirigente, avendo il potere di violare le leggi che tutelano i diritti democratici del popolo, crea cittadini di serie A e di serie B, con questi ultimi che possono subire qualsiasi torto, visto che quelli che appartengono alla serie A, invece di rendersi conto che nella vita è un attimo a diventare di serie B e che la democrazia non nasce per difendere la maggioranza ma la minoranza - grande scoperta che molti democratici ancora devono compiere - se vedono che ad essere violati sono i diritti di quelli di serie B, fanno spallucce, giustificano, trovano mille motivazioni.
La dittatura è esattamente questa, né più né meno.


Franco Marino


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Il voto è la più abusata delle istituzioni politiche. Si vota praticamente in tutti quei regimi che i media occidentali definiscono "dittatoriali", dall'Iran a Cuba (e si votava in Iraq sotto Saddam, etc.). Non si vota invece in molti paesi che però non vengono criticati perché fa comodo così. Ad esempio, in Arabia Saudita, che curiosamente non è definita "dittatura" ma "regime", a differenza dell'Iran, in cui il capo del governo è scelto dal popolo. Naturalmente si replica che quel voto non è democratico perché non è "libero". Invece il nostro è democratico e libero perché... inutile.
 

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