Il governo ha approvato la legge che rende reato universale la maternità surrogata.
Cos'è la maternità surrogata? Citando Wikipedia "è una forma di procreazione assistita in cui una donna (definita madre surrogata, gestante per altri) provvede alla gestazione per conto di una o più persone, che acquisiranno la responsabilità genitoriale nei confronti del nascituro".
Con la nuova legge approvata dal Governo Meloni, cambia che adesso il divieto non è aggirabile andando all'estero.
Sicché, la domanda che mi viene proposta anche in privato è "Sei favorevole o contrario?".

Ci sono argomenti su cui non ho un'opinione precisa e infatti chiunque mi legga da vent'anni non può ricordare alcun mio articolo su questo tema. Si tratta di argomenti di cui ne so poco anche perché, per fortuna, sono diventato padre senza che né io né la madre di mia figlia avessimo bisogno di supporti di alcun tipo.
Avendo però visto, attraverso i miei cognati, quanto non poter avere figli - circostanza che poi loro hanno risolto con la cosiddetta FIVET, avendo tre gemelli (uno dei quali poi purtroppo morto a sei mesi) - possa non soltanto rovinare la coppia ma anche l'autostima dei singoli, senza essere giunto ad un'opinione definitiva, in generale tendo ad essere solidale con chi vuole diventare a tutti i costi genitore, senza però farmi commuovere dalle argomentazioni, spesso fallaci sul piano logico, di chi cerca di far passare certe cose come segno di una civiltà evoluta.
E tuttavia, si può avere l'istinto di parlarne senza il presupposto di dare al lettore un'indicazione precisa perché, anche se i social ci hanno educato alle asserzioni apodittiche pena rimozione di amicizie, tuttavia si può affrontare un argomento senza l'obiettivo di arrivare a conclusioni definitive ma anche solo per scatenare un dibattito, sempre col sorriso sulle labbra e senza l'ambizione di "gureggiare". Troppo spesso chi, per effetto delle proprie capacità, conquista un suo seguito, dimentica che non per questo è diventato l'erede di Montanelli e che quindi forse dovrebbe cercare di non esprimere giudizi tagliati con l'accetta. L'unica cosa che si può fare è separare il grano delle informazioni utili, dal loglio delle balle e della retorica.

In tal senso, il primo punto da comprendere è come i diritti civili, spesso presentati come qualcosa di pulito, nascondono spesso un enorme mercato delle vacche.
Se prendiamo per esempio uno dei diritti più accanitamente difesi dal progressismo ossia che le coppie gay possano adottare bambini, scopriremo subito, andando a fondo, che per ogni coppia omosessuale che vuole realizzare il proprio obiettivo, per forza di cose c'è una donna in gravissima difficoltà personale che non può tenere il proprio bambino, per i motivi più disparati. In questo caso, è più morale uno Stato che si occupa di assistere la maternità di chi non ha mezzi per portare avanti la propria gravidanza, oppure permettere, anzi facilitare, che sia costretta ad una cosa così terribile come dare in adozione il proprio figlio?
Oltretutto, per essere contrari alle adozioni gay, è sufficiente una semplicissima considerazione del tutto compatibile con uno spirito liberale: il diritto di adottare non deve soverchiare quello dell'adottato di vedere ricreata, attraverso un'adozione, quella condizione di naturalità che la perdita dei genitori gli ha tolto. In altre parole, a parere di chi scrive, due padri o due madri non possono mai sostituire la completezza di una genitorialità naturale. Personalmente, per il poco che conta, io sento che non sarei stato la stessa persona che sono senza mio padre e mia madre, proprio per la loro speculare diversità.

Per quanto riguarda la maternità surrogata, la questione si complica. Perché teoricamente, a prestare il proprio utero può essere anche una parente prossima (la sorella, la cugina, un'amica carissima) e non si capisce che male faccia a molti conservatori, in uno stato laico, il fatto che una coppia, senza sfruttare donne in difficoltà, si appoggi ad una persona consenziente che ospiti per nove mesi un embrione, col quale manterrà un contatto anche dopo la nascita. Il punto è che, al di là delle chiacchiere dei progressisti, non è quasi mai questa la condizione. Dietro questo fenomeno, si alimenta un mercato che sfrutta donne in difficoltà, pagate per ospitare nel proprio grembo un neonato che poi dovranno abbandonare. Chiunque abbia visto una donna incinta potrà testimoniare - cosa ovvia, a dirla tutta, ma non per i tanti che non considerano questa cosa - come il legame che si crea col feto sia del tutto identico, e cioè fortissimo, a quello che si creerà dopo la nascita. Il periodo della gravidanza di mia figlia lo ricordo alla perfezione. La madre ci parlava, ci chiacchierava, quando scalciava la rimproverava, si accarezzava la pancia. E quando io le parlavo, vedevo certe reazioni, come se lei già mi sentisse, anzi già mi sentiva. Cosa ne sappiamo se quel neonato non ricavi un grave trauma dall'essere separato alla nascita da chi lo ha ospitato per nove mesi?
In tal senso, prima parlavamo di grano e di loglio, l'altra grande balla da eliminare è che la maternità surrogata sia legale in tutto il mondo e proibita solo in Italia e che quindi questa estensione del reato ci porrebbe "al di fuori dell'arco liberale". Questa è semplicemente una falsità. Sempre prendendo spunto dalla mappa di Wikipedia, osserviamo che, per come la vorrebbero i progressisti, è totalmente legale solo in alcuni stati degli Stati Uniti e sorprendentemente - per chi ancora non riesce a staccarsi dalla propria russofobia - in Russia.
Per il resto, scopriremo che ci sono paesi dove o la regola non c'è - significa che la questione non è stato affrontata - oppure è permessa solo in forma altruistica, cioè significa che non si può essere pagati.
C'è anche il caso, unico, del Brasile - che, per il poco che può contare, condivido pienamente - in cui è permessa solo tra parenti fino al secondo grado di consanguineità.

Ma allora dunque bisogna essere favorevoli al reato di "maternità surrogata"?
Si può inorridire di fronte a chi si fa pagare - e a chi gestisce il mercato - per dare vita ad un qualcosa che dovrebbe, invece, seguire le disposizioni di Madre Natura. Si può pensare che se la natura non ci permette di avere figli, forse è proprio per impedirci di mettere al mondo un infelice. Oppure, come è capitato alla cognata di una persona a me molto vicina - morta di tumore al cervello (proprio oggi è l'anniversario della sua scomparsa, manco a farlo a bella posta) -, si può arrivare alla considerazione che, in generale, la procreazione assistita sia tutt'altro che la passeggiata di salute che oggi molti pensano, dal momento che le cure sono invasive per la madre e non di rado anche letali e che quindi non è il caso di accanirsi a volere a tutti i costi un figlio e magari si potrebbe cercare di adottarne uno dei tanti che hanno bisogno di una famiglia. Si può essere contrari per mille motivi. Ma un vero liberale sosterrebbe che sia profondamente sbagliato vietare qualsiasi cosa che veda il consenso maturo e informato delle parti in causa, limitandosi a combattere lo sfruttamento nel quale, spesso, la cosa si risolve.

Secondo me, l'unica cosa concreta da fare, se si vuole limitare il fenomeno, è vietare che chi presta il proprio utero venga retribuita, mettendo così in condizione una coppia di poter rivolgersi esclusivamente a persone molto vicine ad essa, parenti di sesso femminile prossime, oppure amiche molto strette. Questo già avrebbe, a mio avviso, il suo senso, rispetto ad un divieto generalizzato. E, dicevamo, è ciò che succede proprio in Brasile che, secondo me, è il paese che ha la legge migliore.
Ma naturalmente questa è solo la modesta opinione di chi, per fortuna, non si è mai ritrovato in prima persona a vivere una situazione di questo tipo.


Franco Marino


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Comments

Gran bel articolo. Mi viene in mente una domanda da fare ai progressisti. Se i genitori che hanno "ordinato" il figlio, durante i mesi di gestazione divorziano e non vogliono più il nascituro, che fine farà il povero bambino? È una domanda che mi viene sempre in mente quando sento parlare di questo argomento.
 
A mio parere , parere di un uomo , che come uomo può fortemente desiderare un figlio ma che non può immedesimarsi fino in fondo con le sensazioni e con la componente mi spingerei a dire fisiologica della maternità come bisogno , sarei favorevole alla maternità surrogata ma regolamentata in maniera severa . A cominciare sì dal discorso di eventuale retribuzione economica ma anche di persone che possano prestarsi alla procedura , ossia limiterei alla parentela stretta
 

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