Ha fatto scalpore la proposta di Putin agli occidentali che non condividono i valori dell'Occidente di trasferirsi in Russia. Giustamente. Non tanto per la proposta in sé ma per il momento in cui questa arriva e per il fatto che questo implichi un radicale cambiamento rispetto alla politica estera russa del passato. Perché?

Quando ci dobbiamo allarmare del fatto che il nostro coniuge, fidanzato, compagno o dir si voglia stia cambiando? Quando cambiano le sue abitudini. Una persona può avere mille motivi più che validi per non far vedere il proprio telefono al partner e anche per farglielo vedere. Ma se chi non ha mai avuto alcun problema a mostrarvelo, improvvisamente inizia a nasconderlo, non è mai un buon segnale. E paradossalmente, è vero anche il contrario. Se chi non vi ha mai concesso di spulciare il suo telefonino all'improvviso ve lo fa vedere, vuol dire che probabilmente se n'è fatto un altro.
Parabola significa: chi segue - per passione, per legami familiari e amicali - la politica russa non da ieri, né da cinque anni ma da venti e più, è abituato ad osservare le cose a larghissimo raggio, senza inseguire la cronaca del momento.
Così, sfrondando il dibattito da tutte le scemenze antirusse dei cinegiornali atlantisti tipo "Putin che offre una casa a tutti gli omofobi e bigotti d'Occidente" con annesse diffamazioni, la sua proposta agli occidentali che non si riconoscano nei suoi valori o nelle sue degradazioni, va vista serenamente per quel che è: un pessimo segnale, per tutta una serie di motivi.

Anzitutto, oggi come oggi, per come sta diventando l'Occidente, trasferirsi in Russia può essere una mossa saggia solo se non si ha nulla da perdere in Italia. E' normale che il disgraziato che è stato mollato dalla moglie che gli ha nascosto i figli, che si sta ciucciando metà del suo stipendio in alimenti con i quali questa magari mantiene un nuovo compagno continuando a fare la nullafacente e che non ha nulla da lasciare nel proprio paese, troverà nella ciambella russa una sorta di passaporto per cambiare vita. Ma già chi come me ha, non per merito proprio ma dei propri familiari, un buon patrimonio immobiliare e ha ancora dei legami affettivi, non potrebbe mai accettare e per un motivo molto semplice: per come si stanno mettendo le cose, i governi potrebbero reagire con delle leggi proprio contro chi ha affari e affetti in patria, confiscando beni e danari e appellando i fuggiaschi come traditori della patria - quali in effetti sarebbero - e potendo contare sull'applauso di gente convinta che provvedimenti di questo tipo siano giusti.

Secondo. Ho un parente che vive a San Pietroburgo dal 1963, che da anni mi supplica di trasferirmi in Russia, convinto che in Europa, ben presto, scoppieranno grossi guai e che mi ha già organizzato un sistema - strutturandolo non so come, non ho chiesto i dettagli - per fare in modo che meno persone possibili sappiano in Italia che io, se accetterò, possa decidere di trasferirmi. E il motivo si ricollega a quanto sopra: se le autorità italiane sapessero che mi sono trasferito, mi farebbero ritorsioni di ogni tipo. Dal loro punto di vista, anche giustamente, perché in quel caso diventerei un loro nemico. Ergo, chi decide di trasferirsi in un paese nemico deve farlo in modo che i governi neanche sospettino che si sia fuggiti, quindi vanno garantiti visti e passaporti protetti, la possibilità di raggiungere il paese ospite e di poter ritornare in quello di origine in caso di urgenze, senza che il governo di quest'ultimo neanche sospetti la cosa. Pensiamo a come gli americani fornissero ai partigiani e resistenti vari documenti falsi, visti fasulli, protezione e supporto di ogni genere contro i regimi fascisti e nazisti. O come anche abbiano usato la mafia siciliana e la camorra napoletana per liberare il Meridione dal fascismo.

Infine, cosa succederebbe se l'esercito russo si trovasse nella situazione di aver bisogno di uomini per la vicenda del Donbass o altre situazioni? Che molti di questi rifugiati potrebbero ritrovarsi come carne da macello, con la scusa che "noi vi abbiamo offerto protezione e ora dovete ricambiare il favore". E no, le autorità russe non sono come quelle italiane, sono molto più serie. Non ce la si caverebbe con gli artifizi tipici del Belpaese. Se Zio Vladimiro dice che devi andare a farti sbucherellare il deretano a Kiev, ci vai altrimenti passi una marea di guai che, al confronto, meglio sopportare le scemenze woke e casomai contestarle.
Tra l'altro, e chi mi conosce sa che sono ben lontano sia dalla russofobia che dai pregiudizi su Putin, quest'ultimo ha dimostrato - e a più riprese - di non essere un alleato affidabile. Un mio caro amico - purtroppo scomparso qualche anno fa di cancro - ufficialmente era un pizzaiolo napoletano a San Pietroburgo, in realtà era una spia dell'FSB. Nel senso che sì, faceva le pizze, e le faceva pure buone, ma nel frattempo passava anche preziose informazioni. E ricordo che parlavamo spesso di quei tanti occidentali, politici e imprenditori che andavano in ginocchio a chiedere a Putin di sostenere una resistenza antiamericana. Ci provò pure Berlusconi a chiedere aiuto "all'amico Vladimir", ma quest'ultimo si tirò indietro. La Federazione Russa è sempre stata contraria - tatticamente, ovvio - ad ogni forma di ingerenza, nella convinzione che l'Occidente si sarebbe disgregato da solo. Se proprio adesso c'è un cambio di direzione, cosa significa? Che qualcosa ha fatto cambiare idea ai russi e deve essere qualcosa di grave e che non denota uno stato di salute ottimale per la Federazione.

Se Putin davvero volesse - o semplicemente potesse - liberare l'Europa dalla NATO, o chiunque in generale nel mondo avesse l'interesse nel farlo, potrebbe fare una cosa semplicissima: proteggere *CONCRETAMENTE* chiunque voglia creare un partito di ispirazione antiamericana in Italia, Spagna, Germania, Francia, Portogallo etc. per poi dare luogo ad una resistenza, comprare i titoli di stato dei paesi occidentali, in sostanza far presente ai governanti europei che se decideranno di uscire dall'asse atlantico e dall'Eurozona, il paese in questione è disponibilissimo a fare da spalla. Ma tutto questo non avverrà mai, sia perché l'Europa ha un tenore di vita che, per quanto declinante, è troppo elevato rispetto a quelli russi, cinesi, indiani, che, per quanto in crescita, rimangono lontanissimo dai nostri standard, e sia perché materialmente non ci sono "sul mercato" alleati in grado di sostenere nessuno, non alla maniera di come lo fanno gli americani, a maggior ragione potrebbe farlo la Russia in un momento in cui è impegnata in una guerra decisiva per il suo futuro. Tutto questo, sarebbe stato possibile ai tempi dell'URSS, il problema è che, a quel tempo, lasciare la padella americana significava in automatico cadere nella brace sovietica, così come oggi significherebbe cadere tra le braccia della Cina o di qualche satrapo mediorientale. No grazie.

Non ci sono scorciatoie alla strada verso la libertà. I paesi europei non devono invocare liberatori che vengano a salvarli per poi in cambio pretendere lo strozzamento delle loro economie e, devono, invece, farcela da soli, senza aspettare appoggi esterni soprattutto da quei paesi che, essendo in guerra, hanno bisogno di carne umana da blandire, facendo leva sul narcisismo di quei fessi sinceramente convinti che il contraltare delle crescenti fiamme dell'inferno occidentale possa essere rappresentato da un fantomatico ed inesistente paradiso russo, casomai col rischio, se si capisce la trappola, di ritrovarsi in qualche freddissima prigione siberiana o con qualche colpo in testa targato FSB. La Russia può essere un ottimo alleato economico e militare, a condizione di non esserne mai succube e che abbia convenienza a farlo. Perché se deve diventare un altro liberatore a pagamento, abbiamo già dato. Anche perché il problema non sono, in sé, i deliri woke, ma che la classe dirigente cerca di imporli come cultura dominante, e non è una cosa che si risolve passando dai fanatismi woke a quelli del cristianfascismo orientale o all'islamismo arabesco.
Quindi no, resto in Italia, a lottare per un paese laico, democratico e liberale, magari anche come partigiano che dalla montagna spara al gerarca di turno che viene ad arrestarlo perché non si è vaccinato o perché ha violato le leggi sul green pass. Senza aspettarmi salvatori. Che non liberano mai gratis.


Franco Marino


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Sostanzialmente d'accordo con te. Premesso che Putin ed i russi hanno le loro valide ragioni, e che siamo noi che ci ostiniamo in provocazioni da irresponsabili, il buonsenso ci impone di non passare da un "padrone" all'altro, mettendoci completamente nelle sue mani.
 
Credo di essere "nata" russa. Già nel 1967 ho preso lezioni di russo presso la Haute École d'Interprétation a Milano finché frequentavi l'università perché volevo leggere Esenin in russo. Penso di aver letto per il 70% letteratura russa il 30% altro. La pittura russa mi ha appassionata fin dalle icone per continuare con Sokolov Brodski Chagall ( e mi fermo alla "C"). Non mi dilungo sulla musica, ho in vinile tutte 15 le sinfonie di Shostakovich più altro. Quando sono riuscita ad andare in Russia la prima volta (anni '90) ho capito che ero "a casa". Chi mi tiene qui é un marito e due figli che amo (per fortuna senza nipoti). Finché il lavoro mi portava lontano dall'Italia non capivo, ora che per ragioni d'età devo rimanerci a lungo non faccio altro che volare via. Quando per lavoro dovevo andare in Russia tornavo col magone. Mi manca la lingua mi manca la cultura, mi manca la calma del ragionamento. Questa guerra mi ha fatto capire che devo tornare a casa ...мне пора домой
 
Sono tornato dalla Russia il mese scorso. Mancavo da nove anni. Mi sono sentito come in una seconda Patria. Ho sentito di amare tutto, di avere nel sangue tutto: la gente, la lingua, la letteratura, i luoghi, la terra e il cielo. Sono tornato carico di libri, e di cocente nostalgia, e di rimpianti. Ho sentito di amare quel posto come se ci fossi nato, forse persino di più. Non so come possa accadere, ma se neppure io avessi due figli qui, che in Russia non potrebbero seguirmi, non avrei esitato neppure a versare il mio sangue per il Donbass...
 

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Franco Marino
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