Gerardina Trovato è una cantautrice di cui si sta parlando molto perché, in un video su TikTok dove, a dirla tutta, mi è parsa parecchio in difficoltà, ha lanciato un appello nel quale chiede di non essere abbandonata. E devo confessare che mi si è stretto il cuore non poco, come avviene con chiunque passi un brutto momento personale, specie quando si tratta di personaggi di quel grande e meraviglioso mondo che è la musica, un ambito di cui sono sempre stato appassionato.
Vivendo in una fase storica ove si ha il diritto di esistere solo se si gode di una qualche specie di fama posso soltanto immaginare quanto sia terribile per una persona un tempo riverita e amata, passare al totale anonimato se non, addirittura, alla totale indigenza.
Questa signora ormai quasi sessantenne, ai giovanissimi dice poco, ma un tempo è stata una promessa della canzone italiana. Di musica, onestamente, penso di capirne e raramente mi capita di avere la sensazione, semplicemente ascoltando un paio di note, che sia nata una stella. Uno di questi casi fu proprio quando, nel lontano 1993, sentii la voce potente, graffiante di questa ragazza catanese intonare "Non ho più la mia città".
Poi l'oblio. Prima anni difficili, poi un accenno di rinascita con la splendida "Gechi e Vampiri" per poi sprofondare in un terribile oblio che avrebbe consegnato Gerardina a quella lista, purtroppo non esigua, di cantautori che dinnanzi ai primi autografi, si sono bruciati. Ma perché?
Il successo, come la ricchezza e il potere, non vanno demonizzati. Tutti i moralismi sulla loro inutilità, pericolosità, immoralità, nascono fondamentalmente da rosiconi ed invidiosi che vorrebbero essere al posto di quelli che criticano. E' senza dubbio vero che la ricchezza e il potere non bastano a fare la felicità ma si spera che il lettore sia d'accordo almeno col fatto che quando capita un guaio familiare, di salute, è meglio avere i soldi per affrontarlo che non averli.
Il problema vero, in realtà - come testimoniano i tanti VIP che dopo un iniziale successo perdono la testa - è che molti di essi non sanno gestire la fama e tutto ciò che in termini di potere, denaro e in generale appetibilità personale ne deriva né posseggono la capacità di saper distinguere chi c'era quando non si era nessuno e chi invece c'è quando si è diventati qualcuno.
Quando una persona è in difficoltà - e questo capita anche ai comuni mortali - la stragrande maggioranza delle persone che ha accanto sparisce. Il che non è neanche "disumano" o "bestiale" come pensano molti, ma al contrario umanissimo. E' un meccanismo di difesa, si fugge da chi si ritiene possa guidarci verso strade sbagliate.
Chi, tuttavia, nonostante tutto, decide di rimanere accanto ad una persona in difficoltà, fa una scommessa su un evento talmente remoto - il suo successo - che però se si verifica, di fatto cambia la sua vita. Penso a quelli che nel 2015 hanno scommesso 100 euro sulla vittoria della Premier League del Leicester, quotata a 5000, e con quella si sono comprati una casa.
Quando però le cose cambiano e si vince, si viene riempiti di adulazioni da parte di gente che, in condizioni normali, non ci avrebbe filati nemmeno di striscio. E se di tutto questo può dare testimonianza il sottoscritto per ciò che concerne una parodia di successo digitale del tutto insignificante come quello che può essere il personaggio digitale di "Franco Marino" - dove tutto si misura in estemporanei like che stanno alla fama vera e propria come le banconote del Monopoli stanno al denaro reale e dove la mia appetibilità sale e scende in base non ai miei contenuti ma a quanti like prendo - figurarsi per gente ben più importante che può contare, invece, su centinaia di migliaia di persone che acclamano il proprio nome, che comprano i propri dischi e quant'altro, per poi ritrovarsi soli.
Gerardina Trovato ha conosciuto gli onori dell'adulazione, quasi vincendo un Sanremo, ma - come purtroppo tanti altri suoi colleghi - non era semplicemente strutturata per gestire il lato B della fama, gli oneri. Il lato A lo conosciamo: ricchezza, "amici", conoscenze, persone che all'improvviso trovano bellissimo il VIP e lo corteggiano facendogli credere di essere interessate alla sua anima, non alla sua luce riflessa, porte che si aprono, vigili che lo fermano per strada e invece di fargli la multa, gli chiedono l'autografo. Poi c'è il lato B: la celebrità si accorge di essere usata, di dipendere unicamente dalla bontà di ciò che fa e che ha, che accanto a sé ha cortigiani desiderosi di vivere di luce riflessa, delle sue ricchezze, senza alcuna attenzione a ciò che prova, deve fare dei compromessi per poter rimanere in alto - la dichiarazione pro LGBT, pro vaccini, pro clima, contro la destra, magari deve dichiararsi gay anche se non lo è, che pare sia proprio il caso di Gerardina - senza i quali viene letteralmente sprofondata giù, casomai con maldicenze, come è avvenuto alla povera Mia Martini, tanto rimpianta da morta quanto detestata in vita.
Ci sono persone scafate, ciniche, che riescono a gestire la cosa come Briatore il quale, quando gli chiesero se non avesse il dubbio di piacere alle donne per il suo status, rispose "Più che il dubbio ne ho la certezza. Ma in fondo uno lo sa ed evita di farsi illusioni e cerca di rimanere innamorato del proprio lavoro, vedendo queste cose come un semplice divertimento". Poi c'è stato chi come Maradona, arrivato alla celebrità, vi si è tuffato in un vaso di Nutella grande quanto una stanza. Eccolo così riempire se stesso di vizi e la sua corte di regali, quella stessa corte che poi lo ha lasciato morire da solo in casa, dopo una vita passata tra vizi di ogni genere.
E c'è poi chi come Gerardina Trovato non ha neanche avuto il tempo di goderselo il successo che poi, non essendo stata in grado di gestirlo, si è ritrovata in difficoltà e si è persa, venendo abbandonata da tutti.
Qual è il succo di questo discorso? Bisogna rinunciare a fare qualcosa nel timore di avere successo? Ovviamente no.
Secondo me, la cosa più importante è costruirsi una propria identità a prescindere dalla propria immagine pubblica. La persona equilibrata esiste a prescindere dalla vittoria e dalla sconfitta. Quando il vento è a prua, sa di avere la forza per riemergere, che è solo un momento, che il vento cambia e che gli sforzi che sta facendo per tenersi a galla servono a costruirsi la dolcezza dei momenti belli e sereni. Quando è a poppa, sa di dover fare più miglia possibile, senza montarsi la testa, senza distrarsi dalla guida e senza smettere di studiare e di migliorarsi, mettendo da parte le provviste per i momenti peggiori, senza prendersi troppo sul serio, circondandosi di affetti in grado di somministrarle la quotidiana dose di "memento mori" quando la fama rischia di farla sentire onnipotente. E soprattutto, continua ad amare il proprio lavoro a prescindere da quanta gente sia disposta ad applaudirla per ciò che fa. Perché è soltanto questo a tenerla in piedi quando il vento cambia e decide di guardarla in cagnesco. In sintesi, il vincente sa riconoscere chi c'era quando non conveniva esserci e chi invece è salito sulla barca per poi scendere quando imbarcava acqua.
Banalità? Forse, anzi sicuramente. Che però, secondo me, a Gerardina sarebbero tornate utili. Come può esserle utile che voi scarichiate i suoi bellissimi brani su Spotify, così da aumentare i suoi diritti d'autore.
Vivendo in una fase storica ove si ha il diritto di esistere solo se si gode di una qualche specie di fama posso soltanto immaginare quanto sia terribile per una persona un tempo riverita e amata, passare al totale anonimato se non, addirittura, alla totale indigenza.
Questa signora ormai quasi sessantenne, ai giovanissimi dice poco, ma un tempo è stata una promessa della canzone italiana. Di musica, onestamente, penso di capirne e raramente mi capita di avere la sensazione, semplicemente ascoltando un paio di note, che sia nata una stella. Uno di questi casi fu proprio quando, nel lontano 1993, sentii la voce potente, graffiante di questa ragazza catanese intonare "Non ho più la mia città".
Poi l'oblio. Prima anni difficili, poi un accenno di rinascita con la splendida "Gechi e Vampiri" per poi sprofondare in un terribile oblio che avrebbe consegnato Gerardina a quella lista, purtroppo non esigua, di cantautori che dinnanzi ai primi autografi, si sono bruciati. Ma perché?
Il successo, come la ricchezza e il potere, non vanno demonizzati. Tutti i moralismi sulla loro inutilità, pericolosità, immoralità, nascono fondamentalmente da rosiconi ed invidiosi che vorrebbero essere al posto di quelli che criticano. E' senza dubbio vero che la ricchezza e il potere non bastano a fare la felicità ma si spera che il lettore sia d'accordo almeno col fatto che quando capita un guaio familiare, di salute, è meglio avere i soldi per affrontarlo che non averli.
Il problema vero, in realtà - come testimoniano i tanti VIP che dopo un iniziale successo perdono la testa - è che molti di essi non sanno gestire la fama e tutto ciò che in termini di potere, denaro e in generale appetibilità personale ne deriva né posseggono la capacità di saper distinguere chi c'era quando non si era nessuno e chi invece c'è quando si è diventati qualcuno.
Quando una persona è in difficoltà - e questo capita anche ai comuni mortali - la stragrande maggioranza delle persone che ha accanto sparisce. Il che non è neanche "disumano" o "bestiale" come pensano molti, ma al contrario umanissimo. E' un meccanismo di difesa, si fugge da chi si ritiene possa guidarci verso strade sbagliate.
Chi, tuttavia, nonostante tutto, decide di rimanere accanto ad una persona in difficoltà, fa una scommessa su un evento talmente remoto - il suo successo - che però se si verifica, di fatto cambia la sua vita. Penso a quelli che nel 2015 hanno scommesso 100 euro sulla vittoria della Premier League del Leicester, quotata a 5000, e con quella si sono comprati una casa.
Quando però le cose cambiano e si vince, si viene riempiti di adulazioni da parte di gente che, in condizioni normali, non ci avrebbe filati nemmeno di striscio. E se di tutto questo può dare testimonianza il sottoscritto per ciò che concerne una parodia di successo digitale del tutto insignificante come quello che può essere il personaggio digitale di "Franco Marino" - dove tutto si misura in estemporanei like che stanno alla fama vera e propria come le banconote del Monopoli stanno al denaro reale e dove la mia appetibilità sale e scende in base non ai miei contenuti ma a quanti like prendo - figurarsi per gente ben più importante che può contare, invece, su centinaia di migliaia di persone che acclamano il proprio nome, che comprano i propri dischi e quant'altro, per poi ritrovarsi soli.
Gerardina Trovato ha conosciuto gli onori dell'adulazione, quasi vincendo un Sanremo, ma - come purtroppo tanti altri suoi colleghi - non era semplicemente strutturata per gestire il lato B della fama, gli oneri. Il lato A lo conosciamo: ricchezza, "amici", conoscenze, persone che all'improvviso trovano bellissimo il VIP e lo corteggiano facendogli credere di essere interessate alla sua anima, non alla sua luce riflessa, porte che si aprono, vigili che lo fermano per strada e invece di fargli la multa, gli chiedono l'autografo. Poi c'è il lato B: la celebrità si accorge di essere usata, di dipendere unicamente dalla bontà di ciò che fa e che ha, che accanto a sé ha cortigiani desiderosi di vivere di luce riflessa, delle sue ricchezze, senza alcuna attenzione a ciò che prova, deve fare dei compromessi per poter rimanere in alto - la dichiarazione pro LGBT, pro vaccini, pro clima, contro la destra, magari deve dichiararsi gay anche se non lo è, che pare sia proprio il caso di Gerardina - senza i quali viene letteralmente sprofondata giù, casomai con maldicenze, come è avvenuto alla povera Mia Martini, tanto rimpianta da morta quanto detestata in vita.
Ci sono persone scafate, ciniche, che riescono a gestire la cosa come Briatore il quale, quando gli chiesero se non avesse il dubbio di piacere alle donne per il suo status, rispose "Più che il dubbio ne ho la certezza. Ma in fondo uno lo sa ed evita di farsi illusioni e cerca di rimanere innamorato del proprio lavoro, vedendo queste cose come un semplice divertimento". Poi c'è stato chi come Maradona, arrivato alla celebrità, vi si è tuffato in un vaso di Nutella grande quanto una stanza. Eccolo così riempire se stesso di vizi e la sua corte di regali, quella stessa corte che poi lo ha lasciato morire da solo in casa, dopo una vita passata tra vizi di ogni genere.
E c'è poi chi come Gerardina Trovato non ha neanche avuto il tempo di goderselo il successo che poi, non essendo stata in grado di gestirlo, si è ritrovata in difficoltà e si è persa, venendo abbandonata da tutti.
Qual è il succo di questo discorso? Bisogna rinunciare a fare qualcosa nel timore di avere successo? Ovviamente no.
Secondo me, la cosa più importante è costruirsi una propria identità a prescindere dalla propria immagine pubblica. La persona equilibrata esiste a prescindere dalla vittoria e dalla sconfitta. Quando il vento è a prua, sa di avere la forza per riemergere, che è solo un momento, che il vento cambia e che gli sforzi che sta facendo per tenersi a galla servono a costruirsi la dolcezza dei momenti belli e sereni. Quando è a poppa, sa di dover fare più miglia possibile, senza montarsi la testa, senza distrarsi dalla guida e senza smettere di studiare e di migliorarsi, mettendo da parte le provviste per i momenti peggiori, senza prendersi troppo sul serio, circondandosi di affetti in grado di somministrarle la quotidiana dose di "memento mori" quando la fama rischia di farla sentire onnipotente. E soprattutto, continua ad amare il proprio lavoro a prescindere da quanta gente sia disposta ad applaudirla per ciò che fa. Perché è soltanto questo a tenerla in piedi quando il vento cambia e decide di guardarla in cagnesco. In sintesi, il vincente sa riconoscere chi c'era quando non conveniva esserci e chi invece è salito sulla barca per poi scendere quando imbarcava acqua.
Banalità? Forse, anzi sicuramente. Che però, secondo me, a Gerardina sarebbero tornate utili. Come può esserle utile che voi scarichiate i suoi bellissimi brani su Spotify, così da aumentare i suoi diritti d'autore.
Forza Gerardina!
Franco Marino
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