Alla guerra in Ucraina avrò dedicato negli ultimi due anni massimo 4-5 articoli delle centinaia che ho scritto.
Questo per la semplice ragione che non c'è davvero niente di utile da sapere se non, giustappunto, chiedersi come finirà. E ovviamente nessuno può rispondere a questa domanda, a meno che non voglia rischiare di sentirsi chiedere, ironicamente, anche i numeri dell'Enalotto. Ma c'è anche un altro motivo per cui evito quasi totalmente di parlarne ed è la mia profonda insofferenza per le tante mosche cocchiere dell'una e dell'altra parte che parlano di questo come di altri conflitti - come, per esempio, quello palestinese - con la sicumera di chi ha capito tutto e che già sono ridicole quando occupano posti nei media ufficiali, figuriamoci quando ci ritroviamo Gennaro Esposito e Ambrogio Brambilla, professione "cacciatori di bagarozzi" o "professori all'università della vita" a dire, sui social, con la sicumera del politologo di lunga razza, cosa dovrebbe fare Putin anziché Biden, cosa avrebbero dovuto fare, dal 24 Febbraio 2022 ma anche negli anni precedenti, come dovrebbero reagire alla provocazione di Tizio e di Caio, sbrodolando giudizi tagliati con l'accetta e dimenticando che tanto il capo del Cremlino quanto quello della Casa Bianca, dispongono di talmente tante più informazioni del comune osservatore che probabilmente anche un'ipotesi che ci sembra logica, loro l'avranno già considerata e scartata. Scrivere di guerra, di qualsiasi guerra, e in generale di politica, di qualsiasi argomento politico, espone al rischio della sindrome della mosca cocchiera, cioè il signor nessuno che dal tavolino della sua stanza pensa di capirne più di chi le cose le vive sul campo e si sente in dovere di dirlo al mondo. E dunque al ridicolo. Il che, ovviamente, non impedisce all'uomo comune di avere una propria opinione. Avere opinioni non è soltanto un diritto ma anche un dovere perché dalle sorti di questo conflitto dipende il nostro futuro. A questo punto però le strade si dividono tra chi senza essersi mai assunto una responsabilità, pensa di aver capito tutto della geopolitica e chi invece cerca di separare il grano delle informazioni e dei dati in proprio possesso dal loglio della propaganda e degli errori logici, per poi provare a farsi un'idea. Ma quale idea?

Questa guerra non è nulla di diverso da una campagna elettorale. Nessuna persona sennomunita è in grado di dire come finirà, ma la cosa di cui si può andare certi è che vincerà chi riuscirà a conquistare il consenso del mondo. Questo è talmente vero che si vede già da come si stanno comportando i belligeranti. Gli Stati Uniti non sono materialmente nelle condizioni di intervenire nel Donbass come avveniva negli anni in cui erano perfettamente in grado di sostituire qualsiasi regime e questo sia per l'ovvia ragione che il nemico di turno ha ben altre dimensioni di un Saddam Hussein o di un Milosevic, sia perché correrebbero il rischio di ritrovarsi il mondo contro. Al tempo stesso, la Federazione Russa deve stare molto attenta a come reagisce alle provocazioni perché se si facesse prendere dalla tentazione di nuclearizzare Kiev, si guadagnerebbe l'ostilità di paesi oggi neutrali ma che un domani potrebbero decidere di fare il ragionamento di scegliere il minore tra i due mali e schierarsi con l'America.
E se certamente la nascita dei BRICS e, in generale, di un nuovo ordine multipolare implica una perdita di potere e di influenza degli Stati Uniti, è altrettanto palese che proprio l'assenza di un'unica potenza che decida il Bene e il Male impedisce lo scenario che ci si coalizzi compattamente contro lo Zio Sam.
Se già prendiamo la Cina, osserveremo che senza dubbio Xi Jinping ha stigmatizzato il comportamento degli americani. Ma è anche vero che, tanto per cominciare, i rapporti tra Federazione Russa e Cina siano tutt'altro che idilliaci, anche per la vicenda della Siberia. Ma poi, i cinesi detengono una percentuale piuttosto cospicua del debito americano e in uno scenario in cui Pechino si schierasse con Mosca e, soprattutto, venisse seguita da altri paesi, il casino nel Donbass si concluderebbe non soltanto con la sconfitta degli Stati Uniti ma anche col loro fallimento - e con esso, di tutto l'Occidente - circostanza che provocherebbe moltissime perdite per tutti quei paesi che hanno investito nel debito americano. Questo i cinesi lo sanno bene e certamente si guardano bene dal fare una scelta ideologica. Saggiamente staranno alla finestra e tra i due mali sceglieranno quello minore, schierandosi con chi dà loro maggiore affidabilità e sapendo che, in ogni caso, ci perderanno. E, in tal senso, la partita è tutta da giocarsi.

Un altro errore che molte mosche cocchiere fanno è di sostenere che Putin avrebbe dovuto esportare il putinismo in Europa, esattamente come l'URSS cercò di esportare il comunismo nel Novecento.
Chi sostiene questo, a parte non considerare che non ci si libera di un padrone per poi abbracciarne un altro, dimentica tutta una serie di cose.
Dimentica che mentre il bipolarismo della guerra fredda era figlio di un accordo tra Stati Uniti e URSS, se qualcuno oggi provasse a fondare un partito putiniano in Italia verrebbe rapidamente fatto fuori dalla magistratura, dalla mafia e quant'altro. Dimentica inoltre che l'URSS era una potenza geopolitica di gran lunga superiore alla Federazione Russa di oggi, certamente forte ma non così forte, che una circostanza del genere richiederebbe quella stessa visione imperialistica che molti condannano negli americani e che, al di là di tutto, una politica estera di questo tipo costa tantissimi soldi tanto che sta distruggendo la stabilità del sistema americano e che quindi la Russia, che ancora si lecca le ferite della fine dell'URSS, non può permettersela. E dimentica, infine, la differenza tra il contesto di allora - un'Europa di morti di fame - e quello di oggi, un'Europa maiale grasso pronto ad essere spolpato vivo. Perché è chiaro che se tu vai da un poveraccio che si è appena ritrovato col culo per le terre dopo aver perso metà della propria famiglia in un conflitto mondiale che gli ha devastato la casa e la famiglia e gli dici che la sua salvezza verrà dal paradiso dei proletari, quello sarà pronto a seguirti fino all'inferno, specie se c'è da perseguitare qualche ricco che magari lui invidia. Ma voi ce li vedete milioni di panzoni incapaci di fare un passo a piedi senza farsi venire l'affanno e che non hanno più la minima traccia di arditismo e di marzialità nel proprio DNA ad adeguarsi al tenore di vita russo senza ridere a crepapelle? Ma per cortesia.

Putin tutte queste cose le sa benissimo ed è anche per questo che sta ben attento ad ogni mossa che fa e che tutto il mondo lo guarda, che basta una mossa sbagliata per distruggere il lavoro di ben venticinque anni e, con esso, l'intera Federazione Russa, come del resto anche gli americani sono consapevoli che se questa guerra la perdono o anche soltanto la pareggiano, è la fine dell'Occidente. Tutti sanno che questo conflitto non si vince con la forza ma con l'intelligenza, perché si muove sul sottilissimo filo tessuto da chi si è stancato di stare nella padella americana ma non per questo vuole finire nella brace di qualche tagliagole arabesco o di qualche fanatico della compagnia delle Asie.
Più che un conflitto bellico, sembra una campagna elettorale. E capire che a decidere saranno gli umori della gente è il primo passo per provare ad indovinare le mosse dei protagonisti in campo.
Per cui lasciate perdere ciò che, secondo voi, dovrebbe fare Putin. Che questa guerra potrà anche perderla, ma sicuramente non per gli errori che gli vengono rinfacciati da chi la guerra al massimo l'ha vista nei videogiochi.


Franco Marino


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Comments

Il conflitto Russia/Ucraina é un'anomalia. Hai ragione, pur documentandomi ovunque posso, con contatti ad est ed ovest che interpello, con viaggi fatti ad est ed ovest per capire, non riuscirei a valutare correttamente la situazione che é un coacervo di interessi economico/politico/industriali di varie nazioni, tutti diversi tra di loro. Come già scritto in altri interventi, é un lungo processo di spostamento dell'egemonia geo/politica da Occidente ad Oriente. Ci vorranno anni e molti morti e molte sofferenze, per questo non sopporto chi fa il tifo per una o l'altra parte.
 
Una cosa avrebbe potuto provare a fare la Russia, ma da tanti anni e non da oggi. Costruire un proprio soft power da contrapporre a quello Occidentale: una propria industria cinematografica/editoriale/multimediale da contrapporre a quella USA. Gli Indiani ed i Cinesi lo hanno parzialmente fatto. Loro no, e questo a mio parere ha reso molto più facile la demonizzazione mediatica operata da Washington nei loro confronti. Per il resto, io continuo a sperare in un solo individuo normodotato (Trump?) che riesca a trovare una soluzione che salvi capra e cavoli e accontenti tutte le parti in causa. Perché le scelte folli ucraine e degli attuali loro padroni di Londra e di Washington procureranno solo disastri a TUTTE le fazioni in lotta
 
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E’il mio stesso augurio … mi rammarica il fatto che tutta Hollywood appoggi i Dem
I motivi li conosciamo ma sono comunque dispiaciuta
 

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