Con quel che succede nel mondo, parlare di Sinner può sembrare una divagazione frivola. Eppure, qui su La Grande Italia, quando si sceglie un argomento da trattare, non lo facciamo mai a caso. Anche la vicenda di Sinner dice molto della mentalità di molti italiani, abilissimi a richiamarsi a principi moralistici ma sempre a spese degli altri. Ma naturalmente, ai non fanatici di tennis, dobbiamo spiegare cosa è successo e perché ci sembra degno di nota.
Da quel che sembra, il fuoriclasse italiano non parteciperà alle Olimpiadi di Parigi, ufficialmente per una tonsillite - secondo molti, ha disertato perché non gli interessa partecipare - e la cosa ha provocato l'indignazione di chi è convinto che faccia scena perché non allettato dalla possibilità di rappresentare il tennis italiano. E queste sono, sostanzialmente, scemenze. Perché?

Molto banalmente, Jannik Sinner è un professionista che guadagna in base a quanto vince. Come tutti i tennisti, è totalmente responsabile di tutto ciò che di bello e di brutto gli possa capitare. Le sue fortune dipendono da quanto riesca a mantenere il suo nutrito staff - artefice di tutte le sue vittorie - e soprattutto, da quanto riesca a mantenersi integro fisicamente. Oltre ad essere reduce da un problema potenzialmente pericolosissimo all'anca che avrebbe potuto preludere ad una frattura - come avvenuto ad Andy Murray che proprio per le anche si è rovinato la carriera - e che lo ha fatto arrivare in condizioni precarie al Roland Garros dove comunque non ha demeritato.
Le Olimpiadi sono una bellissima manifestazione ma del tutto incompatibile con lo spirito professionale degli sport di oggi, tanto che un tempo non era consentita la partecipazione di atleti professionisti, col risultato che in competizioni sportive i cui fuoriclasse più famosi non traevano i propri guadagni principali dalle loro squadre di provenienza (calcio, basket etc.) ma dalla visibilità e dunque dagli sponsor (come nel caso, per esempio, dell'atletica o anche del nuoto) erano di fatto costretti a disertare. Ma se, per ogni sport, si vogliono i fuoriclasse, bisogna capire che chi è davvero bravo a fare qualcosa e rischia di subire danni dal farla, non può certo rimetterci. I professionisti vanno pagati, o con soldi o con punteggi. E se qualcuno ha avuto la "geniale idea" (sono ironico) di togliere, dal 2016, i punti dal ranking, che già non erano tantissimi per chi avesse vinto le Olimpiadi (solo 750, un terzo di uno Slam, che ne vale 2000) la colpa non è certo del buon Jannik, che si è fatto due conti e ha molto semplicemente capito che il gioco non vale la candela.
Poi ci sono quelli che dicono che Sinner dovrebbe partecipare "per il piacere di rappresentare l'Italia" o per "valorizzare la Federazione che gli ha permesso di diventare quel che è", e qui si tocca l'apoteosi del ridicolo.
Sia chiaro, amiamo così tanto l'Italia da aver fondato un progetto che si chiama, giustappunto, La Grande Italia e che si propone di difendere gli interessi del nostro Paese. Ma se pretendessimo che un tennista rischiasse l'osso del collo gratis non per una guerra ove sia a rischio la sopravvivenza della patria ma per correre in mutande appresso ad una pallina da tennis, invece de La Grande Italia, ci dovremmo chiamare I Grandi Cretini. Quanto poi a quelli che lo accusano di essere un ingrato rispetto al movimento tennistico italiano, è bene chiarire che Jannik Sinner alla Federazione non deve un fico secco dei suoi successi. La sua fortuna è stata nascere in una famiglia che si è potuta permettere di sostenere il suo talento e soprattutto dall'incontro con un grandissimo formatore di tennisti come Riccardo Piatti che, lautamente pagato - mica dalla Federazione ma dalla famiglia Sinner - lo ha formato sul piano professionale. Altrimenti, al rossocrinito fuoriclasse del tennis non sarebbe rimasta altra strada che mangiare i canederli a San Candido e casomai farsi una sciata tra i monti.

Se si vuole che un grande pugile rischi le proprie budella, bisogna dargli una borsa consistente. E dunque, se si vuole che i grandi tennisti partecipino alle Olimpiadi, se proprio non si vuole attingere alle riserve in danaro del Comitato Olimpico, è sufficiente stuzzicare gli appetiti degli atleti proponendo 3000 punti nel ranking ATP e WTA di chi vincesse - e quindi 1500 per i finalisti, 750 per i semifinalisti e così via - e vedreste la fila per accaparrarsi la posta in palio, consapevoli che un buon risultato alle Olimpiadi possa cambiare in meglio la propria carriera.
Altrimenti, è ridicolo pretendere che un tennista rischi la propria incolumità fisica aggratisse solo per la bandiera del proprio paese. Anche perché se Jannik, alle Olimpiadi, si facesse male, la Federazione non farebbe assolutamente nulla per ripagare i danni. Perché il patriottismo va benissimo ma non sulla pelle di chi ogni giorno rischia la propria carriera.
E questo si può dire anche da fondatori di un progetto di ispirazione patriottica come La Grande Italia.


Franco Marino


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Comments

Si ma c'è una qual certa differenza tra i fanatici e gli appassionati....
 
Vi giuro non sto scherzando e non è una battuta ma per far capire il livello… hanno detto che non si tratta solo di tonsillite ma la sua assenza sarebbe dovuta al fatto che sia troppo innamorato
Ho letto un articolo e non ricordo su quale giornale
😂😂😂😂
 
Il mio concetto di sport è sempre stato un altro, ma comprendo molto bene che si tratta di un concetto di chi ha sempre praticato lo sport in maniera totalmente amatoriale (gli sport della mia vita sono sempre stat il tennis ed il calcio, il calcio di oggi però, anche a livello amatoriale non mi puacerebbe). Detto questo ritengo comunque corretto e giusto il tuo pensiero, non tanto per la questione soldi quanto per i punteggi. Perché una competizione importante come l'olimpiade non deve permettere al tennista vincente di avere un punteggio? Allora a che serve? A dire io c'ero? No così non funziona, infatti secondo me sport come il tennis come è oggi concepito e naturalmente il calcio, non dovrebbero essere sport olimpici, non c'entrano una mazza.
 

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Franco Marino
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