Alessandro Sallusti, giornalista di punta dell'area berlusconiana, una volta, parlando del panorama politico italiano disse - colpendomi molto - che tutti i partiti sono chiese con una morale molto rigida, ma in quella berlusconiana è previsto il perdono, mentre la sinistra è un tribunale coranico dove ti tagliano le mani.
E' esattamente questo ad avermi tenuto sempre lontano dal cosiddetto progressismo: la consapevolezza che con i miei peccati mi troverei molto più a mio agio con un galeotto che mi costringe a guardarmi continuamente le tasche ma che perlomeno non mi fa la morale e che in fondo mi perdonerebbe pure, che con i moralisti che col ditino puntato vorrebbero insegnarmi a vivere, ovviamente mentre mi costringono a mettere mano al portafoglio.
Io stesso, se penso a tutte le persone che ho conosciuto nella vita, posso dire con certezza una cosa: a destra ci sono persone perbene e, napoletanamente parlando, "fetienti", in quantità del tutto casuali, mentre, di tutte quelle che ho conosciuto a sinistra, quelle davvero perbene e rispettose delle opinioni altrui le conto sulle dita di una mano. E c'è una ragione molto chiara in questo.
Sebbene oggi i progressisti si dicano anticomunisti, la loro classe dirigente è figlia del vecchio PCI, un partito che, oltre ad essere la quinta colonna di Mosca in Italia, si fondava su un'ideologia basata su dogmi che non potevano essere contestati. Non si contavano le ingiunzioni al silenzio, l'additamento al pubblico disprezzo, la distruzione della reputazione, fino all'espulsione e alla persecuzione ogni qualvolta qualcuno assumeva posizioni eterodosse. E quando una società diventa ideologica, sviluppa immediatamente l'istinto di regolare ogni ambito e ogni aspetto della vita di una persona, compresa la vita privata, trasformandogliela in un inferno.
Lo spunto per questa riflessione viene dalla polemica, di lana caprina, sull'intitolazione dell'aeroporto di Malpensa a Berlusconi che vede ovviamente contraria la sinistra. La cosa tuttavia più particolare è che nessuno mette in dubbio l'importanza che la buonanima del Cavaliere ha avuto nella storia d'Italia dall'inizio degli anni Ottanta fino a qualche anno fa - anche perché chi ci provasse, farebbe la stessa figura da imbecille di chi negasse i meriti di Einstein - ma si fa costantemente riferimento alle sue ombre, ai suoi scheletri nell'armadio, innegabili al pari delle sue formidabili imprese.
Come scrissi già il giorno della sua morte, la valutazione del Cavaliere non va tanto fatta sulla base di ciò che avrebbe potuto fare e che non ha fatto - o di quelle che avrebbe dovuto non fare e che invece ha fatto - ma di cosa sarebbe stata l'Italia senza di lui. E in tutta franchezza, il dato di fatto è che senza di lui l'Italia sarebbe messa molto peggio di quanto non sia oggi. Berlusconi ha fatto tantissime cose positive che resteranno nella storia e ha indiscutibilmente lasciato un segno indelebile. Ha praticamente fondato due quartieri milanesi importantissimi, ha creato la TV commerciale, ha dato ospitalità al Giornale di Montanelli, stracolmo di debiti e ad un passo dalla chiusura, ha rilevato un Milan prossimo al fallimento e l'ha portato ai vertici del calcio mondiale e infine ha dato una casa all'elettorato di centrodestra che, altrimenti, avrebbe subito già a partire dal 1994 la tosatura che sta subendo oggi che, fondamentalmente, la rivoluzione liberale può dirsi fallita. Di cose che restano ne ha fatte.
E' sufficiente per qualificarlo come padre della patria? Ovviamente no. La polemica sul fatto di fargli i funerali di Stato è semplicemente ridicola, soprattutto per uno che è stato quattro volte presidente del Consiglio e per più tempo (e per distacco) di tutti gli altri ma non c'è dubbio che, forse, siano stati eccessivi i sette giorni di lutto Nazionale per una personalità alquanto divisiva.
Ma la sua parabola umana è sufficiente per intitolargli un aeroporto? Ovviamente sì e non c'è nemmeno da discutere su questo.
Se già l'Italia senza Berlusconi ci pare molto più triste, molto più povera ma per l'individuazione del suo effettivo ruolo forse occorre che si raffreddino gli animi, il fatto che per Milano il Cavaliere sia stato un personaggio di grandissima importanza mi sembra che non sia nemmeno da discutere. Dopodiché, ha avuto una vita discutibile? Ha commesso qualche reato? Molto probabilmente sì. Ma ad un popolo ormai abituato a tarare i propri giudizi su una persona sulla base della fedina penale - del resto, questo è il paese di Mani Pulite - non si riesce a far capire è che la storia di un individuo non si esaurisce in tribunale. Certamente poi, Berlusconi è stato un personaggio con moltissime ombre, che quando si è trattato di scendere a compromessi non si è fatto pregare, probabilmente è stato anche un grande puttaniere e tutto quel che si vuole. Ma è stato anche e soprattutto il più grande imprenditore italiano. Le due cose, ombre e luci, non sono in contraddizione.
Trasformarlo in padre della patria forse è eccessivo. Ma intitolargli aeroporti in un paese che è stracolmo di luoghi dedicati ad emeriti signori nessuno e soprattutto in una città come Milano che è stata il cuore pulsante del berlusconismo e che, senza di lui, non avrebbe mai avuto il prestigio che ha oggi, mi sembra il minimo.
Opporsi e pretendere la damnatio memoriae di una persona pretendendo di buttare tutto in un falò le tante cose buone fatte, per concentrarsi sui suoi peccatucci, dice poco e nulla di Berlusconi e tantissimo di una sinistra che dimostra di essere proprio come la dipinge Sallusti: un tribunale coranico dove al peccatore viene tagliata la mano, anche se con quella ha dipinto capolavori.
E' esattamente questo ad avermi tenuto sempre lontano dal cosiddetto progressismo: la consapevolezza che con i miei peccati mi troverei molto più a mio agio con un galeotto che mi costringe a guardarmi continuamente le tasche ma che perlomeno non mi fa la morale e che in fondo mi perdonerebbe pure, che con i moralisti che col ditino puntato vorrebbero insegnarmi a vivere, ovviamente mentre mi costringono a mettere mano al portafoglio.
Io stesso, se penso a tutte le persone che ho conosciuto nella vita, posso dire con certezza una cosa: a destra ci sono persone perbene e, napoletanamente parlando, "fetienti", in quantità del tutto casuali, mentre, di tutte quelle che ho conosciuto a sinistra, quelle davvero perbene e rispettose delle opinioni altrui le conto sulle dita di una mano. E c'è una ragione molto chiara in questo.
Sebbene oggi i progressisti si dicano anticomunisti, la loro classe dirigente è figlia del vecchio PCI, un partito che, oltre ad essere la quinta colonna di Mosca in Italia, si fondava su un'ideologia basata su dogmi che non potevano essere contestati. Non si contavano le ingiunzioni al silenzio, l'additamento al pubblico disprezzo, la distruzione della reputazione, fino all'espulsione e alla persecuzione ogni qualvolta qualcuno assumeva posizioni eterodosse. E quando una società diventa ideologica, sviluppa immediatamente l'istinto di regolare ogni ambito e ogni aspetto della vita di una persona, compresa la vita privata, trasformandogliela in un inferno.
Lo spunto per questa riflessione viene dalla polemica, di lana caprina, sull'intitolazione dell'aeroporto di Malpensa a Berlusconi che vede ovviamente contraria la sinistra. La cosa tuttavia più particolare è che nessuno mette in dubbio l'importanza che la buonanima del Cavaliere ha avuto nella storia d'Italia dall'inizio degli anni Ottanta fino a qualche anno fa - anche perché chi ci provasse, farebbe la stessa figura da imbecille di chi negasse i meriti di Einstein - ma si fa costantemente riferimento alle sue ombre, ai suoi scheletri nell'armadio, innegabili al pari delle sue formidabili imprese.
Come scrissi già il giorno della sua morte, la valutazione del Cavaliere non va tanto fatta sulla base di ciò che avrebbe potuto fare e che non ha fatto - o di quelle che avrebbe dovuto non fare e che invece ha fatto - ma di cosa sarebbe stata l'Italia senza di lui. E in tutta franchezza, il dato di fatto è che senza di lui l'Italia sarebbe messa molto peggio di quanto non sia oggi. Berlusconi ha fatto tantissime cose positive che resteranno nella storia e ha indiscutibilmente lasciato un segno indelebile. Ha praticamente fondato due quartieri milanesi importantissimi, ha creato la TV commerciale, ha dato ospitalità al Giornale di Montanelli, stracolmo di debiti e ad un passo dalla chiusura, ha rilevato un Milan prossimo al fallimento e l'ha portato ai vertici del calcio mondiale e infine ha dato una casa all'elettorato di centrodestra che, altrimenti, avrebbe subito già a partire dal 1994 la tosatura che sta subendo oggi che, fondamentalmente, la rivoluzione liberale può dirsi fallita. Di cose che restano ne ha fatte.
E' sufficiente per qualificarlo come padre della patria? Ovviamente no. La polemica sul fatto di fargli i funerali di Stato è semplicemente ridicola, soprattutto per uno che è stato quattro volte presidente del Consiglio e per più tempo (e per distacco) di tutti gli altri ma non c'è dubbio che, forse, siano stati eccessivi i sette giorni di lutto Nazionale per una personalità alquanto divisiva.
Ma la sua parabola umana è sufficiente per intitolargli un aeroporto? Ovviamente sì e non c'è nemmeno da discutere su questo.
Se già l'Italia senza Berlusconi ci pare molto più triste, molto più povera ma per l'individuazione del suo effettivo ruolo forse occorre che si raffreddino gli animi, il fatto che per Milano il Cavaliere sia stato un personaggio di grandissima importanza mi sembra che non sia nemmeno da discutere. Dopodiché, ha avuto una vita discutibile? Ha commesso qualche reato? Molto probabilmente sì. Ma ad un popolo ormai abituato a tarare i propri giudizi su una persona sulla base della fedina penale - del resto, questo è il paese di Mani Pulite - non si riesce a far capire è che la storia di un individuo non si esaurisce in tribunale. Certamente poi, Berlusconi è stato un personaggio con moltissime ombre, che quando si è trattato di scendere a compromessi non si è fatto pregare, probabilmente è stato anche un grande puttaniere e tutto quel che si vuole. Ma è stato anche e soprattutto il più grande imprenditore italiano. Le due cose, ombre e luci, non sono in contraddizione.
Trasformarlo in padre della patria forse è eccessivo. Ma intitolargli aeroporti in un paese che è stracolmo di luoghi dedicati ad emeriti signori nessuno e soprattutto in una città come Milano che è stata il cuore pulsante del berlusconismo e che, senza di lui, non avrebbe mai avuto il prestigio che ha oggi, mi sembra il minimo.
Opporsi e pretendere la damnatio memoriae di una persona pretendendo di buttare tutto in un falò le tante cose buone fatte, per concentrarsi sui suoi peccatucci, dice poco e nulla di Berlusconi e tantissimo di una sinistra che dimostra di essere proprio come la dipinge Sallusti: un tribunale coranico dove al peccatore viene tagliata la mano, anche se con quella ha dipinto capolavori.
E dal quale, proprio per questo motivo, bisogna tenersi lontani.
Franco Marino
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