Dopo un'importante vittoria ad El Alamein che cambiò l'inerzia di una guerra che sembrava guardare le sorti del suo paese in cagnesco, Churchill se ne uscì con uno dei suoi aforismi più celebri. "Non è la fine, non è neanche l'inizio della fine ma forse è la fine dell'inizio". E la sensazione è che le elezioni europee appena concluse costituiscano la fine dell'inizio e che qualche conseguenza la genereranno.
Ma prima si parta da alcuni punti di base: perché l'ultradestra ha avuto questo risultato?
Le semplificazioni sono sempre un errore e ci sono sempre molti grigi ad arrotondare un discorso, ma se dovessi semplificare come io veda la destra e la sinistra, direi questo: la destra pensa a rendere facile la vita ai cittadini, la sinistra a come renderla difficile. Tutte le volte che ascolto un politico o un intellettuale di destra, vedo qualcuno che dice di voler risolvermi un problema, magari anche chiudendo un occhio su qualche mia marachella, mentre tutte le volte che ascolto una persona di sinistra, mi appare davanti la figura di un professore perbenista, esperto di vaccini, di climatologia, di diritti civili, di educazione civica, che con la copiosa barba e occhiali spessi di chi ha passato un'intera vita sui libri - ma solo per il gusto di farlo pesare agli altri - mi spiegherà che è bene abbracciare tutte le teorie conformistiche a cui ha deciso acriticamente di credere, pena l'ostracismo, o persino conseguenze più gravi. E che naturalmente costano l'iradiddio.
Naturalmente, sono semplificazioni, altrimenti non mi sarebbe capitato di votare anche a sinistra - come avvenne con Renzi - e di smettere di avere fiducia in Berlusconi. Ma se intendiamo la politica come qualcosa che risolve i problemi della gente, molto banalmente vince chi si propone di risolverli.
La destra radicale non è composta da fenomeni, ché anzi la sensazione attuale è che, salvo pochi arieti, per il resto si tratti di scappati di casa la cui unica funzione è votare a comando del capo. Ma è riuscita, quantomeno, a dare l'impressione di voler porre un freno ad alcune delle scemenze che vanno più di moda oggi nel progressismo europeo. E l'Unione Europea, diciamolo senza grosse perdite di tempo, non cambierà certo perché si è rafforzata l'ala di destra. Infatti, il Parlamento Europeo non ha iniziativa legislativa e dunque non ci saranno cambiamenti importanti alle follie fin qui intraprese (Green Deal e guerra in Ucraina su tutte) salvo che non cambino certi equilibri globali che impongano alla Von Der Leyen un cambio di direzione.
Il sistema elettorale europeo è un proporzionale classico, fatto cioè per far vincere il centro ed isolare le ali, tradotto: si andrà avanti sullo schema che ha animato gli ultimi anni e non è da escludere - ed anzi, lo vedo anche altamente probabile - che alla fine il PSE e il PPE facciano le classiche larghe intese, col risultato di suicidarsi nel 2029. Ma che il PPE decida di governare con la destra oppure col PSE, oggi in Europa c'è una forza radicale molto più potente di un tempo.
In questo senso, sta avvenendo in Europa ciò che è accaduto in Francia nel 2017 quando la crescita della destra lepenista di fatto costrinse centrodestra e centrosinistra a fondersi e dare vita al macronismo. Abbiamo visto quanto catastrofica è stata questa saldatura.
Ma soprattutto, il fatto che le destre abbiano vinto ovunque è pericoloso per l'attuale UE proprio perché rappresenta un cartellino giallo ad un vecchio modo di concepire l'Europa che non trova più spazio nei cuori della gente e che se stavolta si potrà neutralizzare con una sorta di Nazareno formato Champions League, la volta di dopo magari finisce come in Francia, storicamente terra di fenomeni di avanguardia sociopolitica.
Se c'è un messaggio che le attuali classi dirigenti devono trarre da questo risultato è che non si può pensare di insultare sistematicamente il ceto medio. Non si può, in un momento di grave crisi finanziaria, andare dalle famiglie e chiedere loro 50.000 euro - se va bene - per ristrutturare le proprie case in nome dei deliri green; di inventarsi diavolerie linguistiche di ogni tipologia; di sproloquiare di generi non binari inventandosi ogni giorno un sesso nuovo; di soffocare la libertà della gente di pensare e dire ciò che vuole; di inondare l'Europa di immigrati festeggiando le imprese sportive, artistiche e culturali di qualsiasi individuo che odori di meticciato; in sintesi di prendere ogni disagio mentale e di dargli una dignità modaiola senza che questo generi, come conseguenza, un forte reflusso.
Ma prima si parta da alcuni punti di base: perché l'ultradestra ha avuto questo risultato?
Le semplificazioni sono sempre un errore e ci sono sempre molti grigi ad arrotondare un discorso, ma se dovessi semplificare come io veda la destra e la sinistra, direi questo: la destra pensa a rendere facile la vita ai cittadini, la sinistra a come renderla difficile. Tutte le volte che ascolto un politico o un intellettuale di destra, vedo qualcuno che dice di voler risolvermi un problema, magari anche chiudendo un occhio su qualche mia marachella, mentre tutte le volte che ascolto una persona di sinistra, mi appare davanti la figura di un professore perbenista, esperto di vaccini, di climatologia, di diritti civili, di educazione civica, che con la copiosa barba e occhiali spessi di chi ha passato un'intera vita sui libri - ma solo per il gusto di farlo pesare agli altri - mi spiegherà che è bene abbracciare tutte le teorie conformistiche a cui ha deciso acriticamente di credere, pena l'ostracismo, o persino conseguenze più gravi. E che naturalmente costano l'iradiddio.
Naturalmente, sono semplificazioni, altrimenti non mi sarebbe capitato di votare anche a sinistra - come avvenne con Renzi - e di smettere di avere fiducia in Berlusconi. Ma se intendiamo la politica come qualcosa che risolve i problemi della gente, molto banalmente vince chi si propone di risolverli.
La destra radicale non è composta da fenomeni, ché anzi la sensazione attuale è che, salvo pochi arieti, per il resto si tratti di scappati di casa la cui unica funzione è votare a comando del capo. Ma è riuscita, quantomeno, a dare l'impressione di voler porre un freno ad alcune delle scemenze che vanno più di moda oggi nel progressismo europeo. E l'Unione Europea, diciamolo senza grosse perdite di tempo, non cambierà certo perché si è rafforzata l'ala di destra. Infatti, il Parlamento Europeo non ha iniziativa legislativa e dunque non ci saranno cambiamenti importanti alle follie fin qui intraprese (Green Deal e guerra in Ucraina su tutte) salvo che non cambino certi equilibri globali che impongano alla Von Der Leyen un cambio di direzione.
Il sistema elettorale europeo è un proporzionale classico, fatto cioè per far vincere il centro ed isolare le ali, tradotto: si andrà avanti sullo schema che ha animato gli ultimi anni e non è da escludere - ed anzi, lo vedo anche altamente probabile - che alla fine il PSE e il PPE facciano le classiche larghe intese, col risultato di suicidarsi nel 2029. Ma che il PPE decida di governare con la destra oppure col PSE, oggi in Europa c'è una forza radicale molto più potente di un tempo.
In questo senso, sta avvenendo in Europa ciò che è accaduto in Francia nel 2017 quando la crescita della destra lepenista di fatto costrinse centrodestra e centrosinistra a fondersi e dare vita al macronismo. Abbiamo visto quanto catastrofica è stata questa saldatura.
Ma soprattutto, il fatto che le destre abbiano vinto ovunque è pericoloso per l'attuale UE proprio perché rappresenta un cartellino giallo ad un vecchio modo di concepire l'Europa che non trova più spazio nei cuori della gente e che se stavolta si potrà neutralizzare con una sorta di Nazareno formato Champions League, la volta di dopo magari finisce come in Francia, storicamente terra di fenomeni di avanguardia sociopolitica.
Se c'è un messaggio che le attuali classi dirigenti devono trarre da questo risultato è che non si può pensare di insultare sistematicamente il ceto medio. Non si può, in un momento di grave crisi finanziaria, andare dalle famiglie e chiedere loro 50.000 euro - se va bene - per ristrutturare le proprie case in nome dei deliri green; di inventarsi diavolerie linguistiche di ogni tipologia; di sproloquiare di generi non binari inventandosi ogni giorno un sesso nuovo; di soffocare la libertà della gente di pensare e dire ciò che vuole; di inondare l'Europa di immigrati festeggiando le imprese sportive, artistiche e culturali di qualsiasi individuo che odori di meticciato; in sintesi di prendere ogni disagio mentale e di dargli una dignità modaiola senza che questo generi, come conseguenza, un forte reflusso.
In questo senso, anche la scelta di Macron in Francia di sciogliere il Parlamento, aprendo di fatto la strada ad una vittoria della Le Pen, come pure quelle di De Croo in Belgio, non rappresentano la fine, questo no. E neanche l'inizio della fine. Ma che sia la fine dell'inizio, penso che sia evidente.
Franco Marino
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