Una tornata elettorale può avere una valenza sociologica e una meramente politica. E le elezioni europee di ieri ci dicono che le destre avanzano vigorosamente. Sul piano sociologico, non c'è dubbio che questa crescita significhi che la gente si è rotta le scatole di questa Europa. Sul piano meramente politico, il discorso si fa più complesso. Perché?
Le elezioni europee si basano su un sistema proporzionale dove l'esito di un'elezione dipende dalle possibili combinazioni e dalle visioni di chi ha i numeri per fare un governo. E il proporzionale ha una caratteristica specifica: è fatto per isolare le ali che, a meno che non abbiano la maggioranza assoluta - e non ce l'hanno quasi mai - finiscono sempre all'opposizione. In questi casi, tutto dipende dalla visione politica di chi è in grado di proporre una maggioranza con i dati che ha che spesso possono significare tutto e il suo contrario. Quando, in Italia, nel 2018 il Movimento 5 Stelle ottenne il 32%, sarebbe tanto potuto andare all'opposizione, tanto avrebbe potuto decidere di fare un governo come effettivamente fece, proprio perché quei numeri non gli consentivano di governare da solo, senza snaturare la propria struttura ideologica. Analogamente, dati alla mano, il PPE, ossia il centrodestra, oggi è il primo partito europeo ma non di maggioranza assoluta. Ciò significa che, per governare, dovrà ovviamente allearsi con qualcuno. Da questo punto di vista, se la Von Der Leyen si allea con le destre, dovrà rivedere molte delle cose fin qui fatte nei precedenti cinque anni. Se, invece, deciderà di allearsi col PSE, la destra andrà all'opposizione con la conseguenza inevitabile che PSE e PPE dovranno governare per cinque anni con la consapevolezza di rischiare di sputtanarsi definitivamente, proprio come è avvenuto a Macron che, salito al potere proprio grazie alla fusione tra il centrodestra e il centrosinistra francesi che si sono uniti in chiave antilepenista, oggi paga caramente il risultato di questa furbata, con lo scioglimento delle camere.
In sintesi, sul piano politico è ancora presto per trarre delle conclusioni perché tutto dipende anzitutto da chi la Von Der Leyen sceglierà come alleato. Allearsi col PSE e fare un governo di larghe intese - con tutto ciò che implichi una mossa del genere - significherebbe governare solidamente per i prossimi cinque anni ma nel contempo rischiare la propria delegittimazione politica.
Sul piano sociologico, la crescita delle destre è un risultato che dice molto sugli umori dell'Europa e su quanto la gente non ne possa più di un'Unione Europea che non risolve i problemi delle persone ma si occupa soltanto di rendere loro la vita difficile. E che il dato abbia una fondamentale importanza è talmente vero che in Francia questo ha generato delle conseguenze.
Le elezioni europee si basano su un sistema proporzionale dove l'esito di un'elezione dipende dalle possibili combinazioni e dalle visioni di chi ha i numeri per fare un governo. E il proporzionale ha una caratteristica specifica: è fatto per isolare le ali che, a meno che non abbiano la maggioranza assoluta - e non ce l'hanno quasi mai - finiscono sempre all'opposizione. In questi casi, tutto dipende dalla visione politica di chi è in grado di proporre una maggioranza con i dati che ha che spesso possono significare tutto e il suo contrario. Quando, in Italia, nel 2018 il Movimento 5 Stelle ottenne il 32%, sarebbe tanto potuto andare all'opposizione, tanto avrebbe potuto decidere di fare un governo come effettivamente fece, proprio perché quei numeri non gli consentivano di governare da solo, senza snaturare la propria struttura ideologica. Analogamente, dati alla mano, il PPE, ossia il centrodestra, oggi è il primo partito europeo ma non di maggioranza assoluta. Ciò significa che, per governare, dovrà ovviamente allearsi con qualcuno. Da questo punto di vista, se la Von Der Leyen si allea con le destre, dovrà rivedere molte delle cose fin qui fatte nei precedenti cinque anni. Se, invece, deciderà di allearsi col PSE, la destra andrà all'opposizione con la conseguenza inevitabile che PSE e PPE dovranno governare per cinque anni con la consapevolezza di rischiare di sputtanarsi definitivamente, proprio come è avvenuto a Macron che, salito al potere proprio grazie alla fusione tra il centrodestra e il centrosinistra francesi che si sono uniti in chiave antilepenista, oggi paga caramente il risultato di questa furbata, con lo scioglimento delle camere.
In sintesi, sul piano politico è ancora presto per trarre delle conclusioni perché tutto dipende anzitutto da chi la Von Der Leyen sceglierà come alleato. Allearsi col PSE e fare un governo di larghe intese - con tutto ciò che implichi una mossa del genere - significherebbe governare solidamente per i prossimi cinque anni ma nel contempo rischiare la propria delegittimazione politica.
Sul piano sociologico, la crescita delle destre è un risultato che dice molto sugli umori dell'Europa e su quanto la gente non ne possa più di un'Unione Europea che non risolve i problemi delle persone ma si occupa soltanto di rendere loro la vita difficile. E che il dato abbia una fondamentale importanza è talmente vero che in Francia questo ha generato delle conseguenze.
In sintesi, la farsa probabilmente continuerà ma questo, forse, è l'ultimo giro.
Franco Marino
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