Quando qualche anno fa Report, questo gigantesco bluff della controinformazione addomesticata italiana, fece una puntata sul Bilderberg, provai una sensazione strana che non saprei definire ma nella quale si accumulavano un gran divertimento e un forte disgusto. Perché nella blogsfera si parlava di quella associazione sin dalla notte dei tempi e che arrivasse la Gabanelli a farci una puntata sopra con l'aria di chi avesse appena compiuto una grande scoperta, era assolutamente ridicolo. Si può provare la stessa sensazione quando si vede comparire sulla stampa la notizia delle ultime dichiarazioni di Trump che dice che lui avrebbe bombardato la Russia e la Cina, come se avesse detto chissà quali novità. In realtà, queste sono cose che il vecchio Donald ha sempre detto ma che ha sempre contestualizzato, ma che una certa stampa omette di riportare perché contiene la vera causa di questo conflitto. Riportarla ora questa frase come se avesse detto una novità è ben oltre il ridicolo. Il senso del discorso dell'ex-presidente e candidato per ridiventare tale nel 2025 è questo: "Io avrei bombardato la Russia ma con me Putin non avrebbe invaso l'Ucraina". Nel dire questo, l'ex-presidente degli Stati Uniti dice, col suo stile, una cosa giusta di cui cerco, nel mio piccolo, di fare l'esegesi.
La guerra in Ucraina è stata gestita, sin dal principio, nella maniera più sbagliata, ossia con un supporto limitato dell'Occidente che, tuttavia, non poteva essere né più blando né più forte di quello che è stato dato. Non poteva essere più blando perché se gli Stati Uniti non avessero difeso l'Ucraina, la NATO si sarebbe, sic et simpliciter, sciolta, e non poteva essere più forte perché la realtà, nuda e cruda, è che non si va a fare la guerra a mezzo mondo quando in patria hai una situazione da guerra civile pronta ad esploderti sotto il sedere.
Sicché la tesi di Trump è assolutamente ragionevole: questo conflitto si poteva evitare soltanto bluffando e cioè dando a Putin l'impressione che se fosse entrato in Ucraina, si sarebbe ritrovato con le bombe in casa. Perché?
Trump, non dimentichiamolo mai, è un imprenditore. E' abituato cioè a risolvere le cose in maniera spiccia, evitando i bizantinismi tipici della politica. E che capisce perfettamente che quando ci si ritrova contro una grande potenza, l'unico modo per non farsi soggiogare è dimostrarsi più potente dell'avversario.
La Russia è intervenuta in Ucraina - dove la guerra in realtà era iniziata dieci anni fa - per un motivo semplicissimo: col ritiro dall'Afghanistan, Putin si è reso conto che è finita una fase storica, quella del dominio occidentale, e ha creduto di poter avviare una resa dei conti anche nel Donbass. Gli americani sono apparsi deboli e il presidente russo ne ha approfittato, con le conseguenze che ben sappiamo. Ritirarsi dall'Afghanistan in quel momento e in quel modo - altra scelta fortemente contestata da Trump - ha ringalluzzito tutta quella parte di mondo che ha pensato che fosse il momento di regolare i conti con l'America.
Per queste e per altre ragioni, Biden è stato un pessimo presidente e Trump, invece, ha perfettamente ragione ed ha dimostrato cosa significhi governare una grandissima potenza, con tutto ciò che questo significa. Perché quando un grande paese come gli Stati Uniti mostra debolezza, tutti gli avversari si ringalluzziscono. Mancando un'autorità internazionale superiore a tutti e in grado di riportare tutti a più miti consigli, è una gara a chi è più bullo di tutti gli altri. E quando c'è un bullo, non potendo chiamare la mamma, bisogna essere più bulli di lui.
La guerra in Ucraina è stata gestita, sin dal principio, nella maniera più sbagliata, ossia con un supporto limitato dell'Occidente che, tuttavia, non poteva essere né più blando né più forte di quello che è stato dato. Non poteva essere più blando perché se gli Stati Uniti non avessero difeso l'Ucraina, la NATO si sarebbe, sic et simpliciter, sciolta, e non poteva essere più forte perché la realtà, nuda e cruda, è che non si va a fare la guerra a mezzo mondo quando in patria hai una situazione da guerra civile pronta ad esploderti sotto il sedere.
Sicché la tesi di Trump è assolutamente ragionevole: questo conflitto si poteva evitare soltanto bluffando e cioè dando a Putin l'impressione che se fosse entrato in Ucraina, si sarebbe ritrovato con le bombe in casa. Perché?
Trump, non dimentichiamolo mai, è un imprenditore. E' abituato cioè a risolvere le cose in maniera spiccia, evitando i bizantinismi tipici della politica. E che capisce perfettamente che quando ci si ritrova contro una grande potenza, l'unico modo per non farsi soggiogare è dimostrarsi più potente dell'avversario.
La Russia è intervenuta in Ucraina - dove la guerra in realtà era iniziata dieci anni fa - per un motivo semplicissimo: col ritiro dall'Afghanistan, Putin si è reso conto che è finita una fase storica, quella del dominio occidentale, e ha creduto di poter avviare una resa dei conti anche nel Donbass. Gli americani sono apparsi deboli e il presidente russo ne ha approfittato, con le conseguenze che ben sappiamo. Ritirarsi dall'Afghanistan in quel momento e in quel modo - altra scelta fortemente contestata da Trump - ha ringalluzzito tutta quella parte di mondo che ha pensato che fosse il momento di regolare i conti con l'America.
Per queste e per altre ragioni, Biden è stato un pessimo presidente e Trump, invece, ha perfettamente ragione ed ha dimostrato cosa significhi governare una grandissima potenza, con tutto ciò che questo significa. Perché quando un grande paese come gli Stati Uniti mostra debolezza, tutti gli avversari si ringalluzziscono. Mancando un'autorità internazionale superiore a tutti e in grado di riportare tutti a più miti consigli, è una gara a chi è più bullo di tutti gli altri. E quando c'è un bullo, non potendo chiamare la mamma, bisogna essere più bulli di lui.
Ed è esattamente quello che è successo nel Donbass. Con Trump, questo casino non sarebbe mai iniziato.
Franco Marino
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