Ieri in Slovacchia è stato ferito il premier Robert Fico. Questo leader politico è famoso per le sue posizioni non allineate rispetto ai dettami occidentali. Ha rifiutato di aderire ai trattati sulla pandemia e di appoggiare l'Ucraina. Ed è facile, dunque, immaginare che dietro l'attentato - per il quale è stato chiamato in causa un pensionato/poeta (come se fosse facile avvicinarsi ad un presidente senza avere delle adeguate coperture) - ci sia proprio il suo atteggiamento tenuto finora.
Capire esattamente chi sia stato, chi sia l'effettivo mandante è persino secondario rispetto all'osservazione di come i media abbiano reagito alla notizia ossia con sostanziale indifferenza quando addirittura cercando di mettere in luce i cosiddetti "difetti" del personaggio, come se questi autorizzassero le pallottole che questo disgraziato si è preso in corpo. Ed è secondario persino l'attentato stesso, perché del resto qualsiasi persona sana di mente ha capito che l'intero Occidente sta andando incontro ad una deriva totalitaria e che quindi mettercisi contro significa rischiare pericolose conseguenze. Ma per quale motivo? E su cosa occorre concentrarsi?
La prima cosa da dire è che ciò che noi chiamiamo Occidente è, in realtà, America, con tutto quel che significa, ossia l'ideologia americana del cosiddetto "american way of life". Che tutto è fuorché democratica, ed anzi, sta prendendo sempre più una piega sovietica. Del resto non sono certo il primo dei liberali - normalmente atlantisti - ad aver detto che gli Stati Uniti e l'URSS si somiglino molto più di quanto differiscano e che gli USA siano tutto fuorché il tempio delle libertà, perché su questo si sono già espressi in passato e ovviamente con ben altra autorevolezza, liberali a ventiquattro carati come Renan, Benedetto Croce, Pareto e altri.
Il gigantesco equivoco che sta dietro l'assioma Occidente (dunque America) = libertà, sta nel fatto che all'europeo l'America appare liberale e libertaria perché alcuni dei mantra di quell'ideologia (divorzio, eutanasia, matrimoni gay, pari opportunità) sono stati realizzati sino alle estreme conseguenze. Tuttavia, chiunque viva l'America soprattutto quella di oggi - e non vi parlo nemmeno dell'America profonda, provinciale e bigotta (ma ancora sana di mente) ma di quella più simile agli stereotipi hollywoodiani - ci racconterà, per filo e per segno, cosa ci accade se, per esempio, ci avviciniamo ad una donna per corteggiarla o se, non dico lo picchiamo, ma addirittura solo sgridiamo nostro figlio.
Sicuramente uno può condividere che una donna debba non subire approcci non molesti e che vi sia una sensibilità su eventuali abusi di metodi correttivi. D'altro canto, se qualcuno ci impedisce di dire a nostro figlio di dire, in maniera energica, che certe cose non vanno fatte, oppure non possiamo corteggiare una donna senza prima sincerarsi che sia disponibile, pur trattandosi di un obiettivo liberale, sta facendo una cosa che non è liberale per niente.
In quel paese, cioè, vige una cultura totalitaria che però, per una sorta di pensiero magico, viene classificata come liberale, senza esserlo per niente. Come se dire a me stesso "Sono un grande attore" mi facesse diventare automaticamente Brad Pitt.
Così, l'europeo si è innamorato dell'America pensando che alcuni degli obiettivi del liberalismo come il libero mercato e un welfare praticamente inesistente, coincidessero con un'ideologia libertaria: nulla di più sbagliato.
Del resto, la storia ci presenta con chiarezza cristallina come le dittature latinoamericane del Novecento - si pensi alla Spagna di Franco, all'Argentina di Videla, al Cile di Pinochet - si caratterizzassero per un totale liberismo economico, dimenticando che la libertà economica è sempre e solo una conseguenza di una società autenticamente libera e che, dunque, nei regimi teoricamente liberisti ma politicamente totalitari, vincessero sempre gli amici del capo.
Quindi in che modo si struttura la democrazia americana?
Provo a fare un esempio. Se prendiamo una cover band dei Queen, la immagineremmo come l'emblema della celebrazione delle differenze? L'americano ci dirà di sì. Ci dirà che poiché lui suona il basso mentre il suo compagno suona la chitarra e l'altro compagno ancora suona la batteria, allora quelle differenze creano un'armonia queeniana che testimonia la meravigliosa perfezione di quel sistema che diventa così un esempio di rispetto dell'individualismo e delle scelte personali. Il grosso errore di fondo di questo discorso è che in un complesso dei Queen tutti suonano solo brani dei Queen e sotto un unico leader e che nessuno ha la minima possibilità di fare qualcosa fuori dallo spartito.
La società americana è organizzata esattamente come una cover band: che il musicista sia repubblicano o democratico, etero o gay, bianchi, ispanici o neri, ognuno suona il suo strumento a patto che suonino tutti la stessa musica. Così, vista dall'esterno, l'America è una grande band caratterizzata da una grande armonia ed unità di intenti, in cui la grande varietà di strumenti viene confusa con l'individualismo e la libertà, fin quando, ben presto, chi osserva quella società capisce che sia che uno parli con John o con Paul, con Pamela o con Michelle, il punto è che suonano tutti, con strumenti diversi, la stessa canzone, che sia Bohemian Rhapsody, Innuendo, The Game o quel che vi pare. Chiunque provi anche solo a suonare, che ne so, Drive My Car dei Beatles, viene immediatamente cacciato dalla band.
Così, chi ha idee diverse, o emigra nel ben più liberale Messico (che è tutto dire) o va in Canada dove la gente è sciroccata di suo - quindi che band ci puoi fare con gente così? - oppure si isola ed inizia a parlare solo con i propri simili, il che spiega quei fenomeni per i quali una gang di disagiati all'improvviso impazzisce, entra nelle scuole, spara all'impazzata contro professori e compagni ammazzandoli e cose così, col risultato che tutti starnazzano con ridicole polemiche sul diritto di portare un'arma e non sul movente che genera tragedie di questo tipo.
E dal momento che l'Europa è sottoposta all'influenza autoritaria degli americani, questa merda sta arrivando anche da noi.
Se pensiamo all'Europa di oggi e a quella degli anni Settanta e Ottanta, notiamo certamente che a quel tempo c'era ancora la cosiddetta "minaccia comunista" ma anche che avevamo la possibilità di scegliere se abbracciare le minchiate di Washington o quelle di Mosca. Oggi, tutti abbiamo la sensazione che se non aderiamo all'ideologia europeista, ambientalista, vaccinista, antiputinista, ci possano succedere cose sgradevoli in gradazione crescente in base al tipo di importanza che rivestiamo.
Poi certo, un povero diavolo come posso essere io non può certo aspettarsi che gli sparino per le sue opinioni, il massimo che gli può capitare è che gli oscurino qualche account social o che qualcuno gli faccia "buu" minacciando di querelarlo per qualche opinione considerata fuori posto. Ma già se tirassi fuori la testa dal sacco, inizierebbero ad arrivare i dossieraggi sulla mia persona, lo scavo nel passato alla ricerca di qualsiasi episodio imbarazzante da ritorcermi contro. E se la mia popolarità crescesse fino ad arrivare a qualche carica importante, personaggi non identificati si presenterebbero da me con una valigia piena di dollari in una mano e nell'altra una pistola, a ricordarmi che se non faccio certe cose, la fine che farei è quella di Robert Fico, che almeno è fortunato perché, nel momento in cui sto scrivendo questo articolo, è ancora vivo.
Capite benissimo che una società in cui non si possono esprimere liberamente le proprie idee, tutto possa definirsi tranne che libera. Poi sì, c'è chi ci dice che se non ci sta bene così, dovremmo andare in Russia, in Cina, in India, nella Culonia Citeriore, ma il problema è proprio questo: l'Occidente si spaccia per democratico senza, nei fatti, esserlo.
Perché un paese è democratico e liberale non quando persegue gli obiettivi che noi riteniamo "democratici e liberali" ma quando li mette in discussione.
Questa cosa non è facile da far capire a chi crede che il semplice fatto che si voti e che si goda di una teorica libertà di parola significhi essere democratici e liberali. Basterebbe ricordare a questa gente che anche in Cina si vota e che si votava anche sotto il fascismo e il nazismo, ma che la differenza tra questi regimi e la democrazia è che nei regimi si può votare in un recinto ben definito e suonando soltanto una musica specifica, che è esattamente ciò che ormai accade anche in Occidente.
Capire esattamente chi sia stato, chi sia l'effettivo mandante è persino secondario rispetto all'osservazione di come i media abbiano reagito alla notizia ossia con sostanziale indifferenza quando addirittura cercando di mettere in luce i cosiddetti "difetti" del personaggio, come se questi autorizzassero le pallottole che questo disgraziato si è preso in corpo. Ed è secondario persino l'attentato stesso, perché del resto qualsiasi persona sana di mente ha capito che l'intero Occidente sta andando incontro ad una deriva totalitaria e che quindi mettercisi contro significa rischiare pericolose conseguenze. Ma per quale motivo? E su cosa occorre concentrarsi?
La prima cosa da dire è che ciò che noi chiamiamo Occidente è, in realtà, America, con tutto quel che significa, ossia l'ideologia americana del cosiddetto "american way of life". Che tutto è fuorché democratica, ed anzi, sta prendendo sempre più una piega sovietica. Del resto non sono certo il primo dei liberali - normalmente atlantisti - ad aver detto che gli Stati Uniti e l'URSS si somiglino molto più di quanto differiscano e che gli USA siano tutto fuorché il tempio delle libertà, perché su questo si sono già espressi in passato e ovviamente con ben altra autorevolezza, liberali a ventiquattro carati come Renan, Benedetto Croce, Pareto e altri.
Il gigantesco equivoco che sta dietro l'assioma Occidente (dunque America) = libertà, sta nel fatto che all'europeo l'America appare liberale e libertaria perché alcuni dei mantra di quell'ideologia (divorzio, eutanasia, matrimoni gay, pari opportunità) sono stati realizzati sino alle estreme conseguenze. Tuttavia, chiunque viva l'America soprattutto quella di oggi - e non vi parlo nemmeno dell'America profonda, provinciale e bigotta (ma ancora sana di mente) ma di quella più simile agli stereotipi hollywoodiani - ci racconterà, per filo e per segno, cosa ci accade se, per esempio, ci avviciniamo ad una donna per corteggiarla o se, non dico lo picchiamo, ma addirittura solo sgridiamo nostro figlio.
Sicuramente uno può condividere che una donna debba non subire approcci non molesti e che vi sia una sensibilità su eventuali abusi di metodi correttivi. D'altro canto, se qualcuno ci impedisce di dire a nostro figlio di dire, in maniera energica, che certe cose non vanno fatte, oppure non possiamo corteggiare una donna senza prima sincerarsi che sia disponibile, pur trattandosi di un obiettivo liberale, sta facendo una cosa che non è liberale per niente.
In quel paese, cioè, vige una cultura totalitaria che però, per una sorta di pensiero magico, viene classificata come liberale, senza esserlo per niente. Come se dire a me stesso "Sono un grande attore" mi facesse diventare automaticamente Brad Pitt.
Così, l'europeo si è innamorato dell'America pensando che alcuni degli obiettivi del liberalismo come il libero mercato e un welfare praticamente inesistente, coincidessero con un'ideologia libertaria: nulla di più sbagliato.
Del resto, la storia ci presenta con chiarezza cristallina come le dittature latinoamericane del Novecento - si pensi alla Spagna di Franco, all'Argentina di Videla, al Cile di Pinochet - si caratterizzassero per un totale liberismo economico, dimenticando che la libertà economica è sempre e solo una conseguenza di una società autenticamente libera e che, dunque, nei regimi teoricamente liberisti ma politicamente totalitari, vincessero sempre gli amici del capo.
Quindi in che modo si struttura la democrazia americana?
Provo a fare un esempio. Se prendiamo una cover band dei Queen, la immagineremmo come l'emblema della celebrazione delle differenze? L'americano ci dirà di sì. Ci dirà che poiché lui suona il basso mentre il suo compagno suona la chitarra e l'altro compagno ancora suona la batteria, allora quelle differenze creano un'armonia queeniana che testimonia la meravigliosa perfezione di quel sistema che diventa così un esempio di rispetto dell'individualismo e delle scelte personali. Il grosso errore di fondo di questo discorso è che in un complesso dei Queen tutti suonano solo brani dei Queen e sotto un unico leader e che nessuno ha la minima possibilità di fare qualcosa fuori dallo spartito.
La società americana è organizzata esattamente come una cover band: che il musicista sia repubblicano o democratico, etero o gay, bianchi, ispanici o neri, ognuno suona il suo strumento a patto che suonino tutti la stessa musica. Così, vista dall'esterno, l'America è una grande band caratterizzata da una grande armonia ed unità di intenti, in cui la grande varietà di strumenti viene confusa con l'individualismo e la libertà, fin quando, ben presto, chi osserva quella società capisce che sia che uno parli con John o con Paul, con Pamela o con Michelle, il punto è che suonano tutti, con strumenti diversi, la stessa canzone, che sia Bohemian Rhapsody, Innuendo, The Game o quel che vi pare. Chiunque provi anche solo a suonare, che ne so, Drive My Car dei Beatles, viene immediatamente cacciato dalla band.
Così, chi ha idee diverse, o emigra nel ben più liberale Messico (che è tutto dire) o va in Canada dove la gente è sciroccata di suo - quindi che band ci puoi fare con gente così? - oppure si isola ed inizia a parlare solo con i propri simili, il che spiega quei fenomeni per i quali una gang di disagiati all'improvviso impazzisce, entra nelle scuole, spara all'impazzata contro professori e compagni ammazzandoli e cose così, col risultato che tutti starnazzano con ridicole polemiche sul diritto di portare un'arma e non sul movente che genera tragedie di questo tipo.
E dal momento che l'Europa è sottoposta all'influenza autoritaria degli americani, questa merda sta arrivando anche da noi.
Se pensiamo all'Europa di oggi e a quella degli anni Settanta e Ottanta, notiamo certamente che a quel tempo c'era ancora la cosiddetta "minaccia comunista" ma anche che avevamo la possibilità di scegliere se abbracciare le minchiate di Washington o quelle di Mosca. Oggi, tutti abbiamo la sensazione che se non aderiamo all'ideologia europeista, ambientalista, vaccinista, antiputinista, ci possano succedere cose sgradevoli in gradazione crescente in base al tipo di importanza che rivestiamo.
Poi certo, un povero diavolo come posso essere io non può certo aspettarsi che gli sparino per le sue opinioni, il massimo che gli può capitare è che gli oscurino qualche account social o che qualcuno gli faccia "buu" minacciando di querelarlo per qualche opinione considerata fuori posto. Ma già se tirassi fuori la testa dal sacco, inizierebbero ad arrivare i dossieraggi sulla mia persona, lo scavo nel passato alla ricerca di qualsiasi episodio imbarazzante da ritorcermi contro. E se la mia popolarità crescesse fino ad arrivare a qualche carica importante, personaggi non identificati si presenterebbero da me con una valigia piena di dollari in una mano e nell'altra una pistola, a ricordarmi che se non faccio certe cose, la fine che farei è quella di Robert Fico, che almeno è fortunato perché, nel momento in cui sto scrivendo questo articolo, è ancora vivo.
Capite benissimo che una società in cui non si possono esprimere liberamente le proprie idee, tutto possa definirsi tranne che libera. Poi sì, c'è chi ci dice che se non ci sta bene così, dovremmo andare in Russia, in Cina, in India, nella Culonia Citeriore, ma il problema è proprio questo: l'Occidente si spaccia per democratico senza, nei fatti, esserlo.
Perché un paese è democratico e liberale non quando persegue gli obiettivi che noi riteniamo "democratici e liberali" ma quando li mette in discussione.
Questa cosa non è facile da far capire a chi crede che il semplice fatto che si voti e che si goda di una teorica libertà di parola significhi essere democratici e liberali. Basterebbe ricordare a questa gente che anche in Cina si vota e che si votava anche sotto il fascismo e il nazismo, ma che la differenza tra questi regimi e la democrazia è che nei regimi si può votare in un recinto ben definito e suonando soltanto una musica specifica, che è esattamente ciò che ormai accade anche in Occidente.
Perché una società dove dissentire può provocare conseguenze negative che vanno, in proporzione alla propria importanza, dallo spegnimento degli account social a quello finanche della propria vita, tutto è fuorché democratica.
Franco Marino
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