Da giorni volano gli stracci tra pezzi grossi del dissenso. Qualche giorno fa è stata la volta di Matteo Brandi contro Francesco Amodeo, ieri Pubble contro Mazzucco. E la cosa che mi ha stupito è che questi scontri hanno fatto un certo rumore come se si scontrassero giganti della politica. E, come ho già detto a chi mi ha chiesto un parere in privato, se andassi nel merito di chi ha ragione tra l'uno e l'altro, sinceramente mi vergognerei, proprio per la piccineria della posta in palio.
In realtà, tutto questo rientra in un meccanismo che dalle mie pagine - prima quelle dei social poi queste qui - descrivo da un bel po' che è il cortocircuito del dissenso. Che, ufficializzatosi il 25 Settembre del 2022 col catastrofico - e prevedibile - risultato dei partiti nati su Internet (Italia Sovrana, Italexit, Vita e altri) ci ha ricordato che questo modo di fare politica - raccolta di malcontento da animare quotidianamente sui social per poi raffreddarlo con discorsi pseudoconcretisti - ormai è logoro e abusato e mostra la corda. Perché?

Quando si crea un progetto di qualsiasi tipo - politico ed imprenditoriale - non si prescinde dalle seguenti basi: chiarezza dell'offerta da proporre, conoscenza della psicologia del cliente, fattibilità.
Sul primo punto, c'è ben poco da dire: i dissidenti oggi sanno benissimo ciò contro cui si oppongono ma non hanno una risposta unitaria. Se ai tempi della Prima Repubblica, quando ancora non era crollato il Muro di Berlino, perlomeno il Partito Comunista rappresentava il sole dell'avvenire contro il Pentapartito, in una situazione come quella attuale il dissenso non ha una proposta credibile da opporre alla putrescenza dell'attuale sistema di potere che governa il mondo. Sì, sappiamo che il mondo è in preda ad una minaccia ma non sappiamo esattamente di chi (Stati Uniti? Russia? Cina? Satana? Rettiliani? Alieni?) e dunque tantomeno sappiamo quale sia la cura.
Un esempio di questo lo si è visto quando è scoppiata la guerra in Ucraina, che ha rotto molti rapporti tra dissidenti che pure erano nati, per esempio, durante la pandemia, circostanza che mi ha costretto ad andarmene dal Detonatore, che ha sin da subito preso una piega marcatamente filoucraina.

Sul secondo punto, la questione è ancor più semplice e consiste nel catastrofico errore di idealizzare i lettori/elettori come angeli pronti a lottare insieme a noi, qualsiasi cosa vogliano.
Farò un riferimento personale che spero contribuisca a chiarire cosa intendo. Da un bel po' di tempo sono interessato ad un condono edilizio che sistemi un piccolo abuso di casa mia relativo a due soppalchi non a norma per una questione di centimetri. Personalmente, sono già entrato nell'ordine di idee che voterò chiunque mi risolva il problema, fosse anche (ovviamente non sarà, ma è per dire) il PD. Così come, ovviamente, voterò chiunque mostri di combattere contro le folli norme delle case green che l'Unione Europea ha appena approvato. Perché qui non è in ballo il tema ridicolo del momento, la Ferragni, i deliri LGBT, la polemicuccia da quattro soldi, bensì la carne viva degli interessi personali miei e di milioni di persone, e siamo a decine di migliaia di euro ciascuno.
Italia Sovrana, Pro Italia, Italexit e in generale tutte le liste e listucole che affollano l'ambito dell'antisistema, che proposte hanno per fermare questa minaccia contro il ceto medio? Nessuna. E dobbiamo ringraziare Lega Nord e Fratelli d'Italia se la Commissione Europea ha ritirato il divieto di affitto e di vendita e ha allungato i tempi per la realizzazione di questi lavori.
Potrà anche essere un modo gretto e meschino il mio di ragionare ma è quello che fanno tutti e cioè "io voto chi mi risolve i problemi".

E sul terzo punto, la questione è ancor più banale. Come si è scritto a più riprese, oggi non è possibile alcuna uscita democratica da questa situazione. Il sistema è pensato appositamente per sabotare ogni concreto ricambio politico, l'Occidente intero vira verso una conclamata autocratica tecnocrazia e il dissenso non riesce a scostarsi da un flusso così sistematico da essere divenuto patetico: in una prima fase, conquista il seguito ululando slogan tonitruanti per poi, quando si arriva al momento di passare alla cassa - attraverso un ingresso in politica o nel circuito dei media ufficiali - essere costretto a moderarsi, provocando l'ira dei seguaci, che a quel punto inizieranno ad accusare il loro masaniello di essersi venduto.
Film visto e stravisto, trito e ritrito. In principio fu il Movimento 5 Stelle, il primo vero grande partito dissidente. Oggi già la parola "dissenso" appare come il Re Mida al contrario: tutto ciò che tocca, diventa merda.
In estrema sintesi, oggi il dissenso non ha un'ideologia alternativa, non ha un sogno da proporre, non è in grado di far fare carriera ai suoi soldati (anche perché quando il massimo che puoi avere è un misero 2-3%, che ti garantisce 2-3 parlamentari, che carriera vuoi far fare) e, dunque, è inevitabile che prevalgano le liti di bottega tra capipopolo con un ego in costante erezione, del tutto incapaci di collaborare.
Chi però basa tutto il suo successo sui social queste cose non le capisce. Pensa che sia sufficiente un bello scilinguagnolo, una penna accattivante, un bel visetto per conquistarsi il voto e invece no. Occorre che la gente trovi utile votarti, sapendo che se lo farà, tu gli risolverai il problema. Per non parlare del fatto che un partito deve anche essere un luogo dove, in barba al missionarismo e all'ascetismo propagandati negli anni d'oro dai grillini, chiunque vi entri, possa avere uno spazio per fare carriera. Perché tutti teniamo famiglia e tutti vogliamo essere ammirati per ciò che facciamo.
E nel momento in cui questi requisiti non ci sono, nel momento in cui manca una cultura che chi per esempio ha praticato gli sport di squadra a livello agonistico conosce bene, il dissenso si riduce ad una semplice rissa costante tra masanielli digitali all'insegna di "Io ci ho più like di te mentre tu scrivi cazzate" oppure "Io faccio la politica seria, quella di chi va a parlare dagli agricoltori mentre tu stai nella tua cameretta", in una costante guerra tra narcisi con l'ego in priapica erezione, del tutto incapaci di collaborare, permalosissimi ed ognuno col proprio seguito di squinzie adoranti, fino ai casi che purtroppo vediamo. Meccanismo tipico dei social che si fondano sull'illusione che nutre molti signori nessuno che se si prendono 100 like ad un post, si sia ad un passo dal diventare Presidenti del Consiglio.
In questo senso, si è raggiunto un cortocircuito che purtroppo su queste pagine avevamo già descritto in tempi non sospetti.

Il dissenso è morto per inutilità, per velleitarismo, per mancanza di conoscenza dei lettori e degli elettori.
Gli attuali comunicatori che affollano la cosiddetta controinformazione (termine che odio) non hanno leadership ma followership. Applicano quel meccanismo che Montanelli avrebbe riassunto in una celebre battuta "Sono il loro capo quindi li seguo". Che se all'inizio porta dei risultati in termini di visite, di clic, di ritorni pubblicitari, a medio-lungo termine quando, all'apparir del vero, i contenuti necessitano di una solida conoscenza delle dinamiche della politica, puntualmente i nodi vengono al pettine.
Il 25 Settembre del 2022 ha sancito la sconfitta del dissenso politico per assoluta e conclamata incapacità di sapersi strutturare come concreta alternativa. Ed è una botta dalla quale non si è ancora ripreso.
Si riprenderà quando capirà cosa vuol fare da grande: se misurarsi nella dialettica politica democratica - e allora basta con slogan incendiari contro l'avversario - oppure costruire un partito rivoluzionario che si assuma la responsabilità anche di gesti potenzialmente criminali, secondo l'ottica di questa senescente e putrescente democrazia.
Ma il senso è che la politica è una cosa seria, che tocca la carne viva degli interessi di milioni di persone. Non ci possiamo più permettere di affidarla ai bimbiminchia.

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Franco, grazie come sempre… in questi giorni mi erano sfuggite tante cose ma come sempre hai sottolineato una cosa che penso da sempre
Non soltanto non possiamo affidare la gestione della politica a persone improvvisate ma nessuno e sottolineo nessuno si può disinteressare alla politica per h riguarda ogni aspetto della nostra vita.
“ ahhh a me non importa nulla io non ci capisco niente di politica “ … sai quanto volte ho detto
“ sei obbligato ad interessarti perché gestiranno ogni aspetto della nostra vita”
Lavoro, pensioni, salute, mobilità, proprietà privata
Se non viene capito questo io sono disarmata
 
Quello che molti non hanno capito è che votare uno di quei partitucoli del dissenso che raggruppati raggiungono a malapena la soglia per essere ammessi alle votazioni, è che sono coalizioni nate espressamente per far eleggere il loro capolista e al massimo un altro paio di persone che si assicureranno per un quinquennio un lauto stipendio e benefici accessori.
 
Ricordiamolo sempre, le grandi catastrofi dell'umanità non sono mai scaturite dal dissenso o dall'inosservanza delle regole, ma dalla cieca e incondizionata obbedienza. E per gestire il consenso si muove una macchina miliardaria.
Ciò premesso chi votare è irrilevante ma come votare è determinante. Auto-determinazione?
L’unico modo è l’autodeterminazione attraverso la firma con la matita copiativa sulla scheda elettorale, l'intervento identitario sul segno (la X da analfabeti) della scheda elettorale perché l’obiettivo è lo “spoglio”.
Ma quindi se si può gestire il dissenso mettendoci la firma che è la rappresentanza di sé stessi, ci troviamo di fronte alla stessa analisi attuata anche da chi non va a votare: gestione del dissenso attraverso l’autodeterminazione in assenza di firma…
Allora, se per “gestire” il consenso è sufficiente una croce di matita copiativa su un foglio anonimo e per “gestire” il dissenso è sufficiente la firma autografa dell’autodeterminazione, della rappresentanza di sé stessi e del metterci la faccia, che cosa è vincente, la croce a matita o la firma autografa?
Il dissenso, questo sconosciuto!
 

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Franco Marino
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