Devo confessare un certo disinteresse per quel che sta avvenendo in Iran, in Ucraina e in generale nel mondo, a partire da cose gravi e serie come quelle appena citate fino a quelle - in apparenza - più tenui come il divorzio tra la Ferragni e Fedez.
Questa è la situazione meno ideale per un blogger. Se, infatti, io fossi un produttore di contenuti che ambisce a lucrare sul seguito dei suoi lettori, mi concentrerei sulle sciocchezze e cercherei di sviscerarle, di far credere alla gente che valga la pena scannarsi su chi, per esempio, tra i Ferragnez, ha lasciato chi, oppure, ben più gravemente, se l'Iran abbia intenzionalmente mandato a vuoto - come è presumibile per qualsiasi persona di buonsenso - una valanga di missili per dire ad un Israele, usata dagli americani per fare il lavoro sporco, che alla prossima quei confetti andranno a destinazione, oppure se sia stato lo Stato Ebraico bravissimo a neutralizzarli tutti. Insomma, da persona che sa come si conquistano le attenzioni di chi legge, lavorerei sulla loro produzione tossica di adrenalina.
Ma poiché questo è un gioco sporco che non mi interessa, poiché per me il lettorato non è un parco buoi, il mio interesse è far capire il mio punto di vista - giusto o sbagliato - a chi mi legge. E dunque le vicende mediorientali come quelle ucraine si ricollegano ad un qualcosa di ben più grande e complesso che è il sostanziale fallimento delle nazioni occidentali.
Se la NATO davvero fosse in grado di risolvere la questione palestinese o quella del Donbass, avrebbe già messo gli scarponi in quei territori come già in passato fece in Iraq, in Kosovo, in Libia, ovunque ci fosse un presunto Hitler da tirare giù. Che questo non sia possibile da diversi anni a questa parte - ovvero da quando, progressivamente, il mondo ha avviato la sua progressione verso il multipolarismo - se ne sono accorti tutti ed è la vera debolezza degli Stati Uniti e di chiunque sia andato loro dietro. Così come è chiaro a tutti - e c'è questo anche dietro follie come il Green Deal - che i paesi dell'asse atlantico non hanno più spazi di penetrazione in tutti quei territori ricchi di materie prime del continente africano, per esempio, dove russi e cinesi si sono presentati come interlocutori meno rapaci di quelli europei, offrendo di sviluppare infrastrutture, di dare diritti alle popolazioni locali e dunque imponendo un colonialismo molto più costruttivo, col risultato inevitabile che l'Occidente, ritrovatosi senza materie prime, adesso si trova a dover far credere alla sua gente che sia possibile imporre pannelli fotovoltaici e auto elettriche a tutti quanti, entro il 2050. Un obiettivo irrealistico che può essere imposto soltanto scatenando paura e malcontento nei cittadini. Il che introduce una domanda: è realistico che il mio governo mi chieda 50-60 mila euro per rifare casa, che mi renda la vita difficile in tutti i modi, per poi pretendere che io vada a rischiare il mio sedere in Ucraina? La risposta negativa mi sembra scontata.
Davanti ad uno scenario di questo tipo, l'Occidente sa che non può attaccare militarmente nessuno senza rischiare che le proprie società interne collassino. Il putinismo, che pure prima dell'Operazione Militare Speciale era in discesa nei cuori del dissenso - perché consapevoli che Putin non avrebbe fatto da spalla ai partiti sovranisti europei - è ritornato in auge presso tutta quella parte di popolazione che sta capendo le truffe della narrazione euroatlantica. E se la NATO dichiarasse guerra concretamente alla Russia o all'Iran, il fronte di tutti coloro che diserterebbero - tra cui il sottoscritto, l'ho ammesso sin dal primo momento - sarebbe molto ampio.
Ma soprattutto, e questo è un aspetto che - lo confesso - ha sorpreso anche me, anche la popolazione americana non ne può più di vivere quel che stanno vivendo.
I cittadini americani, molto più saggi dei propri governi, sanno benissimo che un'escalation significherebbe vedere molti di loro tornare a casa nelle bare. E dunque una qualsiasi chiamata alle armi si risolverebbe in una guerra civile che, di fatto, si estenderebbe a tutto il blocco occidentale.
Di fronte a questo scenario, i singoli eventi sono del tutto irrilevanti. Sì, l'Iran ha ammonito Israele e siamo tutti qui a chiederci se scoppierà la terza guerra mondiale. Tanto rumore per nulla. Perché il punto non è tanto se ciò accadrà ma cosa accadrà e in che condizioni arriveranno i paesi della NATO.
Oggi gli Stati Uniti non possono vincere nessun conflitto contro nessuno, perché troppo minati sin dalle fondamenta dalle proprie contraddizioni per poter pensare di sostenere un conflitto con realtà che possono avere tutti i difetti che si vuole, tranne quello di non tenere ben ancorati i piedi a terra. Gli USA, bisogna prenderne serenamente atto, sono finiti, perlomeno nella versione con cui li abbiamo conosciuti, ossia quella di missionari della propria ideologia, esattamente come è crollata l'URSS.
Questa è la situazione meno ideale per un blogger. Se, infatti, io fossi un produttore di contenuti che ambisce a lucrare sul seguito dei suoi lettori, mi concentrerei sulle sciocchezze e cercherei di sviscerarle, di far credere alla gente che valga la pena scannarsi su chi, per esempio, tra i Ferragnez, ha lasciato chi, oppure, ben più gravemente, se l'Iran abbia intenzionalmente mandato a vuoto - come è presumibile per qualsiasi persona di buonsenso - una valanga di missili per dire ad un Israele, usata dagli americani per fare il lavoro sporco, che alla prossima quei confetti andranno a destinazione, oppure se sia stato lo Stato Ebraico bravissimo a neutralizzarli tutti. Insomma, da persona che sa come si conquistano le attenzioni di chi legge, lavorerei sulla loro produzione tossica di adrenalina.
Ma poiché questo è un gioco sporco che non mi interessa, poiché per me il lettorato non è un parco buoi, il mio interesse è far capire il mio punto di vista - giusto o sbagliato - a chi mi legge. E dunque le vicende mediorientali come quelle ucraine si ricollegano ad un qualcosa di ben più grande e complesso che è il sostanziale fallimento delle nazioni occidentali.
Se la NATO davvero fosse in grado di risolvere la questione palestinese o quella del Donbass, avrebbe già messo gli scarponi in quei territori come già in passato fece in Iraq, in Kosovo, in Libia, ovunque ci fosse un presunto Hitler da tirare giù. Che questo non sia possibile da diversi anni a questa parte - ovvero da quando, progressivamente, il mondo ha avviato la sua progressione verso il multipolarismo - se ne sono accorti tutti ed è la vera debolezza degli Stati Uniti e di chiunque sia andato loro dietro. Così come è chiaro a tutti - e c'è questo anche dietro follie come il Green Deal - che i paesi dell'asse atlantico non hanno più spazi di penetrazione in tutti quei territori ricchi di materie prime del continente africano, per esempio, dove russi e cinesi si sono presentati come interlocutori meno rapaci di quelli europei, offrendo di sviluppare infrastrutture, di dare diritti alle popolazioni locali e dunque imponendo un colonialismo molto più costruttivo, col risultato inevitabile che l'Occidente, ritrovatosi senza materie prime, adesso si trova a dover far credere alla sua gente che sia possibile imporre pannelli fotovoltaici e auto elettriche a tutti quanti, entro il 2050. Un obiettivo irrealistico che può essere imposto soltanto scatenando paura e malcontento nei cittadini. Il che introduce una domanda: è realistico che il mio governo mi chieda 50-60 mila euro per rifare casa, che mi renda la vita difficile in tutti i modi, per poi pretendere che io vada a rischiare il mio sedere in Ucraina? La risposta negativa mi sembra scontata.
Davanti ad uno scenario di questo tipo, l'Occidente sa che non può attaccare militarmente nessuno senza rischiare che le proprie società interne collassino. Il putinismo, che pure prima dell'Operazione Militare Speciale era in discesa nei cuori del dissenso - perché consapevoli che Putin non avrebbe fatto da spalla ai partiti sovranisti europei - è ritornato in auge presso tutta quella parte di popolazione che sta capendo le truffe della narrazione euroatlantica. E se la NATO dichiarasse guerra concretamente alla Russia o all'Iran, il fronte di tutti coloro che diserterebbero - tra cui il sottoscritto, l'ho ammesso sin dal primo momento - sarebbe molto ampio.
Ma soprattutto, e questo è un aspetto che - lo confesso - ha sorpreso anche me, anche la popolazione americana non ne può più di vivere quel che stanno vivendo.
I cittadini americani, molto più saggi dei propri governi, sanno benissimo che un'escalation significherebbe vedere molti di loro tornare a casa nelle bare. E dunque una qualsiasi chiamata alle armi si risolverebbe in una guerra civile che, di fatto, si estenderebbe a tutto il blocco occidentale.
Di fronte a questo scenario, i singoli eventi sono del tutto irrilevanti. Sì, l'Iran ha ammonito Israele e siamo tutti qui a chiederci se scoppierà la terza guerra mondiale. Tanto rumore per nulla. Perché il punto non è tanto se ciò accadrà ma cosa accadrà e in che condizioni arriveranno i paesi della NATO.
Oggi gli Stati Uniti non possono vincere nessun conflitto contro nessuno, perché troppo minati sin dalle fondamenta dalle proprie contraddizioni per poter pensare di sostenere un conflitto con realtà che possono avere tutti i difetti che si vuole, tranne quello di non tenere ben ancorati i piedi a terra. Gli USA, bisogna prenderne serenamente atto, sono finiti, perlomeno nella versione con cui li abbiamo conosciuti, ossia quella di missionari della propria ideologia, esattamente come è crollata l'URSS.
I grandi sistemi di potere ideologici stanno in piedi soltanto se l'ideologia su cui si fondano è credibile e sostenibile. Se non lo è, crollano. E' solo questione di tempo.